di Nicola Lucarelli
Cari amici di Mola che ci seguite ogni giorno sul nostro sito, dobbiamo rispondere ad un pressante appello che ci perviene da Buenos Aires (Argentina) e serve la vostra preziosa collaborazione collaborazione.
Ci scrive la signora Andreiina Ruiz, discendente di una famiglia molese emigrata nel 1947. In quell’anno Domenico Demonte, appena sedicenne, raggiunse Buenos Aires con la madre Rosa Pasqualicchio, mentre il papà Francesco rimase a Mola. Francesco, che per mestiere comandava un motopeschereccio, si sposò in prime nozze e da questo matrimonio nacquero Ferdinando, Nicola, Giovanni e Giovanna. In seconde nozze sposò Rosa Pasqualicchio e nacque Domenico. Rosa aveva una sorella di nome Caterina, ed una sua figlia si chiama Gilda. Quasi certamente alcuni fratelli Demonte (sicuramente Ferdinando) emigrarono successivamente negli Stati Uniti, dove misero su famiglia.
Domenico Demonte ha oggi 83 anni e non ha mai smesso di cercare il contatto con i suoi parenti (fratelli e nipoti) residenti a Mola o negli Stati Uniti. I tentativi fino ad oggi sono stati vani. Di qui l’appello della nipote Andreiina rivolto a noi di Città Nostra ed a tutti i molesi. Andreiina precisa che la famiglia Demonte abitava in via Goldoni 11 e ci ha inviato le foto che pubblichiamo nella speranza che i nipoti, i cugini o parenti di Domenico, possano darci delle indicazioni.
Possono scrivere nell’area “commenti” di questo articolo o inviare una mail a citta.nostra@libero.it oppure a nicolalucarellimola@libero.it – ma possono, se vogliono, telefonare in redazione al fisso 0804732882 o al cell. 3405837172.
Diamo una mano tutti insieme a Domenico Demonte ed a sua nipote Andreiina.
Ecco altre foto di Rosa Pasqualicchio, madre di Domenico e dello stesso Domenico Demonte da bambino.
Sul prossimo numero del mensile “Città Nostra” in edicola nella prima settimana di Giugno, approfondiremo questa vicenda con la speranza di riuscire a rintracciare i parenti di Domenico Demonte.
Oggi questa storia, che ha dell’incredibile,è stata ripresa dalla “Gazzetta del Mezzogiorno”. Ringraziamo il corrispondente Antonio Galizia e speriamo che l’articolo contribuisca a sbrogliare l’intricata matassa.