di Andrea G. Laterza

a_sx_discarica_a_dx_agricolturaCon una lettera molto incisiva e precisa, l’Associazione “Chiudiamo la discarica Martucci” invita la Procura della Repubblica di Bari, nelle persone dei PM Pisani e Bruno che conducono l’inchiesta sulle gravi irregolarità nella gestione della discarica, a intervenire per fermare l’inquinamento da percolato della falda acquifera. La lettera, firmata dal Presidente dell’Associazione Vittorio Farella, e condivisa dall’ex dipendente della Lombardi Ecologia Domenico Lestingi, è stata altresì indirizzata per conoscenza al Giudice per le indagini preliminari (GIP) dott.ssa Mastrorilli e al Ministro per l’Ambiente Gian Luca Galletti. Il gruppo dirigente dell’Associazione, riunitosi più volte per concordare quest’azione, ha preso l’iniziativa perché rimangono ancora molte zone grigie nell’operato degli organi preposti. Nel frattempo, la DIA (Direzione Investigativa Antimafia) nazionale si sta occupando dell’intero caso.

Ecco il testo della lettera con una nota aggiuntiva fatta avere nei giorni scorsi dall’Associazione alle seguenti Autorità: Dott. Baldo PISANI , Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bari; Dott.  Lino Giorgio BRUNO, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Bari e per vconoscenza alla Dott.ssa Annachiara MASTRORILLI, Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Bari; Dott. Gian Luca GALLETTI , Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

Oggetto: Discarica Martucci e inquinamento ambientale del sottosuolo.

NOTA AGGIUNTIVA.

Ill.mi Dott. Pisani e Dott. Bruno, in aggiunta alla missiva a Voi già diretta con data 10-05-2014, ci permettiamo di sottoporre alla Vostra cortese attenzione un punto molto importante che abbiamo evidenziato con il n. 13 in elenco. Per completezza verso i destinatari in copia conoscenza, GIP Dott.ssa Mastrorilli e Ministro per l’Ambiente dott. Galletti, riportiamo di seguito l’intera lettera con l’aggiunta del punto 13 (rifiuti tossici provenienti dalla Campania):

La nostra Associazione “Chiudiamo la discarica Martucci”, da anni attiva nel sostenere la difesa ambientale e la tutela della salute delle popolazioni interessate ai fenomeni di inquinamento provocati dalla discarica in oggetto, si permette di segnalarVi alcuni importanti aspetti che, al momento, sembrerebbero non essere stati presi in considerazione dalle Autorità preposte.

In particolare, sulla base delle dichiarazioni a noi riportate dal sig. Domenico Lestingi, che ci riferisce a suo tempo sarebbero state già esposte agli Ufficiali del NOE di Bari, sottoponiamo alla Vostra valutazione i seguenti fatti:

1)      A partire dal marzo 1990 il sig. Lestingi ha svolto le mansioni di escavatorista alle dipendenze della ditta Lombardi. Sulla base dell’attività svolta, il sig. Lestingi ha potuto osservare tra il marzo e gli inizi di novembre del 1990, l’arrivo in discarica di oltre un centinaio di autocarri, autoarticolati e autosnodatial giorno con provenienze da tutta Italia (anche dall’estero), ma con prevalenza da Firenze, Pescara e Taranto. I predetti camion scaricavano il loro carico quasi esclusivamente nelle ore notturne, e comunque dalle ore 18:00 alle ore 06:00.

2)      I rifiuti venivano stoccati nel lotto 1 su roccia viva, poiché era assente qualsiasi impermeabilizzazione e protezione del fondo e delle pareti della discarica.

3)      I rifiuti stoccati comprendevano tra l’altro: residui delle lavorazioni dei calzaturifici; fanghi industriali; notevoli quantità di pneumatici di ogni dimensione; farmaci; notevoli quantità di batterie per autoveicoli; elettrodomestici; toner per stampanti e fotocopiatrici; polveri verdastre finissime non meglio identificate; lastre e manufatti di amianto (che venivano macinati sul posto dagli addetti della Lombardi e sparsi in discarica e anche fuori); materiale non identificato trasportato con automezzi dell’AFI (American Force in Italy) della ex base di San Vito dei Normanni.

4)      Successivamente alla riapertura della discarica, dopo la chiusura temporanea (avvenuta per disposizioni della Magistratura tra il novembre 1990 e il maggio 1993), venne effettuata l’operazione di bonifica del lotto 1. Il percolato prodotto dai rifiuti stoccati nel lotto 1 defluiva in alcuni pozzi di raccolta e tramite pompe di aspirazione veniva convogliato in camion cisterna e, tramite essi, trasportato negli impianti di idonea depurazione di Canosa e Pisticci.

5)      Sempre nel 1993 venne realizzato un secondo lotto (nominato però  lotto 3 sulla cartografia, poi chiuso nel marzo 2011). Al confine tra il lotto 1 e il secondo lotto (lotto 3 come sopra riportato) esisteva uno dei pozzi per la raccolta del percolato del lotto 1, successivamente utilizzato anche per la raccolta del percolato del secondo lotto (lotto n. 3).

6)      Da quanto ci viene riferito dal sig. Lestingi (dichiarazioni che peraltro Lestingi riferisce di aver già riportato a suo tempo agli Ufficiali del NOE) il pozzo di cui al punto precedente sarebbe stato nel tempo appositamente manomesso per fargli perdere l’impermeabilizzazione, e ciò al fine di far defluire il percolato nel sottosuolo attraverso la roccia fessurata del fondo. Tutto in modo da smaltire minori volumi di raccolta di percolato presso gli appositi impianti di depurazione, con notevoli minori spese sia di trasporto che di conferimento.

7)      A dire del sig. Lestingi, tale manomissione perdurerebbe a tutt’oggi, con il risultato di un deflusso continuo e costante nel sottosuolo (e presumibilmente nella falda acquifera) di notevoli quantità di percolato proveniente dai lotti 1 – 3 – 2, ovvero dai tre lotti già esauriti della discarica Martucci. Si tenga presente che il lotto 1, pur essendo stato bonificato nel 1993, a seguito dell’asportazione dello strato di terra argillosa di chiusura (utilizzato impropriamente per l’impermeabilizzazione delle due vasche A e B della discarica di servizio/soccorso dell’impianto complesso), ha ripreso una notevole produzione di percolato poiché è ora nuovamente sottoposto alle acque meteoriche. Peraltro, il secondo lotto (lotto n. 3), chiuso nel marzo 2011, non è ancora stato messo in sicurezza e, quindi, è largamente produttore di percolato.

8)      Non sfuggirà pertanto alla Vostra attenzione che quanto riferito dal sig. Lestingi in relazione al perdurante deflusso di notevoli quantità di percolato nel sottosuolo (e, quindi, nella falda) sia di estrema gravità per la salute pubblica e che, quindi, tale pozzo a dispersione vada al più presto “tombato” con le idonee tecniche. In tal senso, il sig. Lestingi continua a dirsi disponibile a collaborare per la precisa identificazione del pozzo e per ogni altra informazione a riguardo che faciliti la “tombatura” e, quindi, la fine del pernicioso deflusso del percolato nel sottosuolo.

9)      Un discorso analogo a quello fin qui riportato, va evidenziato per il terzo lotto (nominato lotto n. 2 nella cartografia) e realizzato in contiguità del secondo lotto (come si è detto, nominato lotto n. 3). Anche per detto lotto è stato realizzato un pozzo di raccolta del percolato. In realtà, il sig. Lestingi riferisce che, nel tempo, detto pozzo sarebbe stato sollevato di ben quattro metri dal suo originario livello e anche spostato parzialmente: il tutto al fine di impedire l’aspirazione ottimale del percolato e favorirne così la dispersione nel sottosuolo.

10)  Il sig. Lestingi riferisce che nel terzo lotto (nominato lotto n. 2 nella cartografia) sarebbero stati sversati, tra l’altro, in grandi quantità: pneumatici, balle di cuoio e residui di cuoio e pelli, nonché grigliati (ovvero scarti di fogna).

 

11)  Ancora: il sig. Lestingi riferisce che tra i lotti 1 e 3 (come nominati in cartografia), nella loro adiacenza verso valle, fu realizzato uno scavo, non autorizzato all’esercizio, di circa 50×50 metri x 40 metri di profondità. Fu perciò imposto il suo riempimento con inerti fino al livello del 1° anello del 3° lotto, ad esso contiguo, ma invece fu utilizzato ugualmente per sversarvi rifiuti.

12)  Infine: il sig. Lestingi riferisce che a valle dei lotti 1 e 3 (come nominati in cartografia), in un vigneto adiacente (successivamente sequestrato dall’Autorità giudiziaria), fu sparso amianto e asfalto macinato, poi coperti da terreno vegetale per la messa a coltura e la produzione di uva da tavola.

13)  NOTA AGGIUNTIVA. Il sig. Lestingi (come già riferito ai Carabinieri del NOE) riporta l’arrivo inPuglia, negli anni Novanta, di carichi di fanghi industriali altamente tossici provenienti dalla Campania, ovvero triangolati dal Nord attraverso la Campania, e con destinazione finale in alcune discariche pugliesi (e in ciò troverebbe conferma il verbale, dissecretato nel novembre 2013, del pentito di camorra Carmine Schiavone), tra cui quella di contrada “Martucci”, con transito presso una piattaforma di raccolta situata a Bari nella zona industriale. Fanghi molto acidi e scuri, dai quali emanava fumo e dal fetore terribile, una melma schifosa. Così si è espresso il sig. Lestingi che, a quel tempo, ha avuto la triste incombenza di portarli al recapito finale nella discarica “Martucci”.

Tanto dovevamo al fine degli opportuni provvedimenti di Vostra competenza, soprattutto al fine di evitare il protrarsi dell’inquinamento ambientale, in specie per quanto attiene al tuttora perdurante deflusso di percolato nel sottosuolo, in particolare attraverso il pozzo di cui ai punti 6-7-8 e il pozzo di cui al punto 9.

Nel dichiararmi a Vostra disposizione per eventuali chiarimenti e ragguagli, mi è gradita l’occasione per inviarVi i miei più distinti saluti.

Mola di Bari, 28 Maggio 2014

Il Presidente dell’Associazione

“Chiudiamo la discarica Martucci”

(Vittorio Farella)

P.S. Ci permettiamo di segnalarVi, inoltre, l’ultimo filmato immesso in rete dal sito web “Il Quotidiano Italiano”, successivo alla nostra informazione, ma di grande interesse e in qualche modo riassuntivo dei fatti qui segnalati.

CN Per sapere

 

 

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