di Andrea G. Laterza

Vito Demonte, presidente del PD molese

Vito Demonte, presidente del PD molese

L’amico Vito Demonte, che ha svolto la relazione introduttiva all’incontro pubblico del PD del 18 settembre, ci ha tenuto a farmi notare che nel suo intervento ha parlato di una proposta per dare sostegno alle “start up” giovanili nel campo imprenditoriale.

In effetti, ha ragione e si tratta di una proposta senz’altro meritevole e degna della massima attenzione, peraltro avanzata da un’altra forza politica molese (Alba – Alleanza Lavoro Beni Comuni Ambiente), nello scorso gennaio.

Quindi, non tutto quello che Demonte ha detto nel suo intervento appartiene al “deja vu” della politica locale. Così come la sua proposta per creare una rete comunale di energia pulita (fotovoltaico) appartiene senz’altro al campo dell’innovazione e delle idee capaci di trasformare in meglio la nostra realtà.

In sostanza, a onor del vero, va detto che, tra tutti gli interventi, quello di Demonte è stato senz’altro tra i più lucidi e lungimiranti.

Tuttavia, mi permetterà lo stimato amico Vito: continuo a mantenere l’impressione complessiva di un convegno del PD che non ha rispettato le attese.

Poiché si tratta del maggior partito di opposizione, che si candida a capeggiare l’alternativa al centro-destra, gli osservatori si attendevano una più incisiva visione politico-amministrativa e una maggiore discontinuità rispetto al passato, con l’emergere di nuove forze e nuove idee condivise.

In ogni caso, è mancata l’analisi sul grave stato di crisi attraversato dai Paesi del Sud Europa che, inevitabilmente, si ripercuote sulla vita sociale ed economica molese. Infatti, il “fiscal compact”, la politica distruttiva dello Stato sociale della trojka UE-BCE-FMI, le “controriforme” targate Monti-Fornero, ecc., hanno avuto e continueranno ad avere un riflesso negativo anche sulle più piccole comunità locali.

Non analizzare questo livello e non agire in chiave locale per contrapporre un modello virtuoso che faccia leva sulla valorizzazione delle risorse umane (ancor prima che su quelle, abusate, dei finanziamenti da “intercettare”) è stato, a mio parere, uno dei limiti maggiori del convegno.

Il dibattito ha dato agli osservatori presenti, per lo più, l’impressione di una carrellata di “big” in cerca di maggiore visibilità per il trampolino delle primarie e della candidatura a sindaco.

E non ha consentito l’emergere di un tessuto organico di proposte e di idee che facciano i conti con il ripercuotersi, a livello locale, di un mondo globalizzato, dove prevalgono soltanto gli interessi dei più forti e che è dilaniato da quella “terza guerra mondiale”, combattuta “a pezzi”, come ha giustamente richiamato il grande Papa Francesco.

Non si è parlato, per esempio, della “fuga dei cervelli” che prosegue incessante: i nostri giovani, soprattutto i più brillanti e intraprendenti, continuano a cercare altrove quel lavoro e quelle prospettive di futuro che qui mancano.

I nonni emigravano con la valigia di cartone; oggi i nipoti vanno via con il pc e il telefonino ad offrire la cultura e gli studi, pagati con i sacrifici dei padri, a imprenditori tedeschi, americani, inglesi, cinesi, indiani, giapponesi, coreani.

Il convegno del PD, per esempio, non ha colto (ripeto, eccezion fatta per Demonte) la grande novità costituita dall’insediamento della Sitael sul nostro territorio.

Diciamo che siamo stati molto fortunati (anche grazie all’intuizione e alla perseveranza della Giunta Diperna, e gliene va dato atto) nel ricevere questa importante realtà. Però, ora si tratta di mettere in moto le energie e le sinergie: Mola ha a disposizione un notevole bacino di laureati in discipline tecnico-scientifiche che è un grave peccato lasciare inoccupati, sottoccupati o che abbandonano il nostro territorio per lavorare altrove.

L’ing. Pertosa, a capo della Sitael, nel convegno d’inaugurazione ha detto che entro cinque anni conta di portare a 1000 i dipendenti. Si tratterebbe di una notevole operazione imprenditoriale e scientifica che avrebbe pochi eguali in Italia. Sta al Comune far sì che quell’importantissimo obiettivo attinga primariamente dal bacino delle risorse locali, proponendo, per esempio, di tenere corsi di formazione per l’allineamento ai requisiti chiesti dall’azienda, ai quali partecipino, in primo luogo, i giovani molesi laureati in discipline tecnico-scientifiche.

Ma non solo: intorno alla SITAEL può nascere, crescere e svilupparsi una filiera tecnologica di altissimo profilo. E’ compito del Comune promuovere un competitivo “marketing territoriale”, con adeguati incentivi fiscali e con terreni a prezzo calmierato per nuovi insediamenti ad alto valore aggiunto, che attiri imprese innovative e tecnologiche dal resto d’Italia e dall’estero.

Di tutto questo avremmo voluto che si parlasse. Invece, abbiamo ascoltato, tranne alcune eccezioni, ancora una volta vecchie litanie che appartengono ai riti consunti della “politica politicante”.

C’è ovviamente tempo per modificare l’impostazione, tuttavia sarebbe auspicabile che, nel seguito annunciato degli incontri, si facciano anche le necessarie autocritiche.

Ad esempio, non si può parlare del PRU del Cozzetto senza ricordare che fu il centro-sinistra a dare “carta bianca” ai costruttori per realizzare subito le palazzine (poi vendute anche con lo scandaloso “sottobanco”) lasciando le opere pubbliche del programma a “babbo morto”, peraltro con il centro-destra che nulla ha fatto finora di concreto per tradurre le “carte”in fatti.

Neppure si può dire che il fronte mare è un’incompiuta (manca, infatti, la spiaggia urbana) senza ricordare che la Giunta Berlen si ricordò di realizzare la passeggiata nord quando erano rimasti solo gli spiccioli del Piano Urban (€ 1.250.000), dopo aver speso gran parte dei finanziamenti in elargizioni a pioggia, tanto che si dovette ricorrere all’accensione di un mutuo per coprire gli importi dei lavori da eseguire.

E non si può parlare di porto turistico come di occasione persa, quando il Piano Urban avrebbe invece dovuto cominciare a dispiegare i suoi effetti, dando assoluta priorità a quell’investimento produttivo che avrebbe poi fatto da volano. Polignano ha pensato, finanziato e realizzato il suo porto turistico in cinque anni: a Mola se ne parla dai primi Anni Novanta (progetto dell’arch. Mazzanobile), si è ripreso il tema con il progetto Bohigas nei primi anni Duemila, ma tutto è rimasto sulla carta. Qualcuno nel PD oggi parla di occasione mancata, ma avrà pure le sue responsabilità… O no?

E, infine, non si può parlare della vicenda delle villette a mare, ora confiscate e passate nella proprietà comunale, citando l’esempio della demolizione di Punta Perotti, dimenticando che il Comune di Mola (nella consigliatura 1996-2000) non volle costituirsi parte civile nel processo penale, a differenza di quanto fecero i Ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali. Perché non ci fu quella costituzione? Quali interessi prevalsero per inibire una vitale prerogativa del Comune?

Oggi, chi ne parla, manca della credibilità per chiedere che si dia esecuzione alla sentenza passata in giudicato, con la successiva creazione di un parco pubblico.

Peraltro, è facile mettere il “cappello” sulle idee e le proposte altrui, ma chi nel convegno del PD ha parlato di questo, “dimentica” che l’abbattimento delle villette e la creazione del parco pubblico (con annesso stabilimento balneare da dare in gestione a cooperative giovanili) sono stati proposti da questo giornale in tempi non sospetti, e che soltanto una forza politica molese (ALBA) l’ha inserita nel suo programma di priorità, a inizio d’anno, con un volantino pubblico.

Per concludere: si auspica che un partito forte, ma non autosufficiente, qual è oggi il PD, non dimentichi gli errori del passato (tutti ne fanno, però è giusto non metterli sotto il tappeto).

Inoltre, sarebbe cosa buona e giusta che il PD proponga all’elettorato, e alla sua coalizione, una nuova classe dirigente basata su forze attinte dal mondo del lavoro, delle professioni, del volontariato.

Mola è piena di giovani trentenni e di maturi quarantenni, ben centrati nel lavoro e nella vita familiare e sociale, che potrebbero impegnarsi in politica e ricoprire ruoli istituzionali. Tuttavia, queste energie rimangono sempre inespresse e mortificate dal gioco dei soliti noti.

Il PD si apra e ricerchi attivamente queste forze e queste energie. Se il governo nazionale è presieduto da un trentanovenne e ha per ministri molti giovani di quell’età (nel resto d’Europa è così da tempo), non si capisce perché a Mola debbano essere riproposti ai vertici della politica le solite facce che hanno fatto il loro tempo e hanno concluso il loro ciclo venti-trentennale. Costoro (se vogliono) dovrebbero dedicarsi alla formazione politica dei più giovani, trasferendo le loro esperienze (quelle positive, naturalmente!), ma altresì dovrebbero avere il buon senso di ritirarsi dalla politica istituzionale.

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