di Andrea G. Laterza
Un’interessante iniziativa della CGIL di Mola avrebbe dovuto ricevere maggiore attenzione: a cominciare dai giovani.
Purtroppo, così non è stato.
Nonostante la manifestazione, dal titolo significativo “La Mappa del Lavoro”, sia stata pubblicizzata sulla stampa locale e con manifesti affissi per le vie cittadine, un pubblico limitato ha assistito all’incontro, tenutosi ieri nel Castello Angioino.
Pochi, davvero molto pochi, erano i giovani molesi.
Ci chiediamo, infatti, perché, nonostante l’enorme disoccupazione giovanile esistente a Mola, i giovani non fossero presenti. Eppure, ogni nuova festa cittadina, vere “armi di distrazione di massa”, riceve una partecipazione convinta e si fa a gara per essere visibili e mettersi in mostra. Eppure, i giovani sono parte attiva nei social forum: di cosa discutono? Perché se si parla di lavoro e, soprattutto, se lo si fa in maniera attiva e coinvolgente, i giovani molesi disertano? E’ un interrogativo che giriamo agli stessi giovani, consapevoli che soltanto essi possano dare risposte convincenti.
Ma torniamo all’incontro organizzato dalla CGIL che ha visto Vito Pascazio, coordinatore della Camera del Lavoro di Mola, tenere la relazione di apertura.
Pascazio ha informato i presenti che la CGIL è impegnata, anche a Mola, con lo “Sportello Orientamento Lavoro” (SOL). Uno sportello che si rivolge a: disoccupati, inoccupati, lavoratori che vogliono riqualificarsi, lavoratori con contratto atipico, studenti, neodiplomati, neolaureati. Lo scopo è quello di orientare e sostenere giovani e meno giovani nella ricerca attiva del lavoro. In particolare, il SOL si sta occupando del “Programma Garanzia Giovani”, rivolto ai giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono impegnati in attività lavorativa né inseriti in un corso scolastico o formativo.
Allo stesso tempo, il SOL di Mola è attivo nel supportare i giovani che aderiscono al NIDI (Nuove Iniziative d’Impresa).
NIDI è il Fondo creato dalla Regione Puglia a favore delle Nuove Iniziative d’Impresa. Attraverso NIDI la Regione sostiene le microimprese di nuova costituzione con un contributo a fondo perduto e un prestito rimborsabile. L’obiettivo di NIDI è quello di agevolare l’autoimpiego di persone con difficoltà di accesso al mondo del lavoro. L’iniziativa viene attuata da Puglia Sviluppo S.p.A. – società interamente partecipata dalla Regione Puglia. Il Fondo è gestito dalla Regione Puglia con il sostegno dell’Unione Europea attraverso il Programma Operativo FESR 2007 – 2013.
Può richiedere l’agevolazione NIDI chiunque voglia avviare una nuova impresa. In caso di impresa già costituita, è possibile presentare domanda solo se la costituzione è avvenuta da meno di 6 mesi, non è stata emessa la prima fattura e non si sono percepiti corrispettivi. L’impresa dovrà essere partecipata per almeno la metà, sia del capitale sia del numero di soci, da soggetti appartenenti ad almeno una delle seguenti categorie:
- giovani con età tra 18 anni e 35 anni;
- donne di età superiore a 18 anni;
- disoccupati che non abbiano avuto rapporti di lavoro subordinato negli ultimi 3 mesi;
- persone in procinto di perdere un posto di lavoro
- lavoratori precari con partita IVA (meno di 30.000 € di fatturato e massimo 2 committenti).
A tal proposito, molto utile è stata la testimonianza di Mario De Donno che, in società con altri giovani, sta partecipando al NIDI con “The paper one project”, un progetto d’impresa (supportato dal SOL di Mola) nel campo della diffusione di dati statistici e di informazioni economiche per gli organi di stampa.
All’incontro ha partecipato l’Assessore alle Politiche Attive del Lavoro del Comune di Mola, avv. Vitangelo Caprio. Il neo-assessore ha sottolineato il ruolo propositivo che il suo assessorato intende svolgere nella promozione di opportunità di lavoro sul territorio comunale. In particolare, Caprio ha richiamato la buona intesa già avviata con la CGIL, attraverso il tavolo concertativo partito la scorsa settimana, e finalizzato ad un accordo di programma su scala comunale per il “Lavoro di cittadinanza”.
Si tratta di un piano,basato sull’intesa siglata tra sindacati e Regione Puglia, al fine di passare dalla logica del semplice sostegno al reddito a quella del lavoro come fattore di recupero della dignità per coloro che non riescono ad inserirsi nel mercato del lavoro o che sono stati espulsi. La misura è destinata ai disoccupati di lunga durata con priorità per le persone in condizioni di particolare fragilità sociale prese in carico dai servizi sociali e per le quali, con il supporto del terzo settore – in particolare del settore cooperativo – si prevede l’elaborazione di progetti di inserimento socio lavorativo, sotto la forma di “cantiere di lavoro”, inteso come attività ausiliaria per gli Enti locali in svariati campi (ambiente, beni culturali, turismo, manutenzione dei beni pubblici).
Ha concluso l’incontro Francesco Putignano, Responsabile SOL della CGIL Bari. L’esperto ha spiegato nel dettaglio le attività degli Sportelli Operativi Lavoro che, al momento, sono presenti a Bari, Mola di Bari, Corato, Ruvo di Puglia e Molfetta.
F. Putignano ha evidenziato come i giovani abbiano necessità di assistenza e di consulenza orientativa, denunciando la scarsa rispondenza, in tal senso, dei Centri per l’Impiego (articolazioni territoriali del Ministero del Lavoro). Gli Sportelli Operativi Lavoro della CGIL cercano di supplire a tali carenze, facendosi parte attiva nel consentire ai giovani di districarsi nella giungla della ricerca del lavoro.
Il funzionario della CGIL ha riportato alcuni dati scioccanti che fanno capire il muro, spesso invalicabile, di fronte al quale si trovano i giovani: ad ogni nuova inserzione di lavoro pubblicata su internet rispondono, nelle prime quattro ore dall’inserzione, almeno 800 persone; le aziende esaminano pochissimi curriculum vitae: in media, si fermano ad una quindicina tra tutti quelli ricevuti in risposta ad una singola ricerca e le risposte vengono lette sommariamente; soltanto l’1% delle persone che risponde ad un annuncio sul web trova lavoro.
Insomma, trovare lavoro attraverso internet è un vero e proprio terno al lotto. Ecco, allora, l’indispensabilità, per chi cerca lavoro, di interagire con strutture organizzate sul territorio che facilitino l’orientamento: una bussola senza la quale si finisce nelle secche di un vicolo cieco.
Ci chiediamo, infatti, perché, nonostante l’enorme disoccupazione giovanile esistente a Mola, i giovani non fossero presenti. (..)
Laterza giorni hai scritto un articolo sui giovani che vanno in Germania o al nord a cercare lavoro. E’ la risposta che cerchi.
Può anche darsi che siano nei circoli privati a bere e fumare, tanto la paghetta è assicurata dai genitori, oppure dalle collette come fanno gli sfaticati dei centri sociali che tirano pietre alla polizia.
Ma ti pare che vanno ad ascoltare come si apre un’attività e come reperire risorse e capitali? significa poi lavorare, alzarsi alle 6 e rientrare la sera. Quindi dire addio alla bella vita, come alzarsi a mezzogiorno e le cose che ho scritto, ma poi anche partite, scommesse, ecc- Laterza sei d’accordo?
Sig. Unoqualunque, sarebbe bene che lei si qualificasse, visto che, dandomi del tu, si presuppone che mi conosca. Ma tant’è, vedo che preferisce essere uno, nessuno, centomila…
In ogni caso, poichè si tratta di un tema molto importante, rispondendo a lei risponderò anche ad altri commenti apparsi sulla nostra pagina facebook, pure quelli di stampo “qualunquista”…
Non è difficile capire che, in rapporto alla ricerca di lavoro, la maggior parte dei giovani sono più che delusi: non trovare lavoro è molto frustrante.
E’ chiaro che, in tal modo, aumenta la percentuale dei c.d. “scoraggiati”, cioè di coloro che non cercano neanche più un lavoro, a fronte dell’aver già ricevuto mille rifiuti o (forse ancor peggio) mille mancate risposte.
Inviare centinaia (se non migliaia) di curriculum (oggi è molto più semplice farlo attraverso internet) e non ricevere alcuna risposta oppure ricevere “proposte indecenti” (stage, senza neppure un rimborso spese, a mille chilometri di distanza, e così via) scoraggerebbe anche una persona con la pazienza di Giobbe.
E’ per questo che si stanno moltiplicando le partenze all’estero da parte dei giovani più intraprendenti e “coraggiosi”. In Germania e Paesi scandinavi, il lavoro viene valutato e apprezzato e, soprattutto, pagato!
Chi rimane, invece, continua a confidare che “qualcuno” (il politico in carriera, soprattutto) gli possa risolvere il problema con la vecchia pratica della raccomandazione.
Una pratica che, comunque, non funziona più perchè i posti di lavoro disponibili sono talmente pochi che i politici non hanno più l’agibilità di un tempo, a meno di non riuscire a farsi cooptare nelle “infornate” pubbliche una tantum, tipo Regione Puglia, laddove senza concorso pubblico centinaia di persone sono state stabilizzate nei giorni scorsi. E su ciò, stendiamo un velo pietoso…
Ecco allora che diventa necessario appoggiarsi ad organizzazioni territoriali che, avendo il polso del mercato del lavoro, riescano ad orientare i giovani al meglio. Questo non è garanzia di un posto di lavoro, ma almeno il giovane, che seriamente cerca occupazione, potrà disporre di servizi che gli consentano un approccio meno problematico.
Vedere che la predisposizione e la pubblicizzazione di questi servizi trova indifferente una parte cospicua dei giovani molesi, dà, in effetti, da pensare.
E’ pur vero che questo tipo di incontri va ripetuto più volte e con un’informazione molto più capillare, tuttavia aver contato pochissimi giovani (parlo delle dita di una mano o poco più…) tra i presenti, significa che ieri sera i giovani avevano altro da fare.
Ci si può sbizzarrire, come ha fatto lei, in congetture. Molti erano sicuramente davanti al computer a consultare annunci di lavoro su internet e ad inviare curriculum a raffica, con tutte le disillusioni che il responsabile degli Sportelli Operativi Lavoro ha ben illustrato.
Ma è purtroppo anche vero che tanti, presumibilmente, non si occupavano di niente in particolare, se non del solito peregrinare su internet di sito in sito, con il (mi si perdoni il francesismo) “cazzeggio” su facebook et similia.
E’ ovvio che così non si va da nessuna parte. Non si conquista dignità nè autonomia. Ed è il lavoro che dà dignità e autonomia di vita e di futuro ad un giovane, non le “armi di distrazione di massa” che, da un po’ di tempo, circolano a Mola con insistenza.
Infatti, non si può pensare ai momenti ludici (impegnando in ciò centinaia di persone, tra le quali anche moltissimi giovani disoccupati e precari) se non si affrontano prima (o comunque contemporaneamente) i problemi del lavoro.
Coloro che utilizzano queste “armi di distrazione di massa”, e ne fanno addirittura teorizzazione di un modello di vita edonistico e “scacciapensieri”, rendono un pessimo servizio alla collettività, a cominciare da quanti dovrebbero mettere, nella scala delle priorità, il lavoro al primo posto, poiché ne sono privi.
Peraltro, i c.d. “aiutini” intra-familiari hanno il tempo contato. Oggi le pensioni costituiscono un notevole ammortizzatore sociale: con esse, molto spesso, campano diverse persone compresi i giovani disoccupati e precari.
Ma non durerà ancora per molto. Terminate le pensioni con il c.d. “sistema retributivo”, le prossime in arrivo saranno via via sempre più basse e serviranno alla mera sopravvivenza del pensionato.
Laterza le do del tu perchè mi è più facile, anche perchè dottore sono pure io. Comunque se preferisce il lei per me va bene.
Riguardo la discussione, lei ha ragione ma ci sono tanti “ma” perchè qui si tratta di aprire un’attività in proprio, bisogna mettersi in gioco, mostrare di saperci fare. Ma i giovani molesi sembra che aspettano un posto fisso dietro una scrivania che non arriverà mai se non sei (quasi sempre) raccomandato. E la situazione è quella che ho scritto nel primo intervento.
Guardi che i tempi sono cambiati. Venti anni fa si andava sotto padrone per imparare un mestiere, in cambio di 4 soldi e ci si pagava anche i contributi, o ci si imbarcava. Ora non vogliono farlo più- E proprio quelle professionalità sono molto richieste. Un idraulico o elettricista, ecc. guadagnano più di un impiegato. Se vai al nord ti ricoprono d’oro, non ce ne sono e vanno a prenderli dall’estero. Per il resto la pensi come vuole.
Forse la situazione da lei descritta si può riferire a 40 anni fa, non venti.
Parliamo degli Anni sessanta-settanta quando i giovani molesi si dividevano grosso modo in queste categorie:
quelli che emigravano (soprattutto negli USA); quelli che navigavano (compresi i diplomati del nautico); quelli che imparavano un mestiere a bottega (elettricisti, idraulici, carpentieri, ecc.); quelli che lavoravano in campagna (spesso con i padri) e sui pescherecci; quelli che lavoravano nella zona industriale di Bari e Taranto; quelli che lavoravano nel pubblico impiego; quelli che studiavano all’università.
Tranne coloro che imparavano un mestiere e lavoravano nell’agricoltura con i familiari (e, ovviamente, gli universitari), tutti gli altri ricevevano buone paghe e con contratti stabili. Ma anche chi stava a bottega o lavorava in campagna aveva la prospettiva di gestire poi un’azienda in proprio con buoni guadagni. E chi studiava all’università sapeva che avrebbe trovato un buon impiego o una libera professione remunerativa.
Io stesso ricordo che, da allievo ufficiale sulle petroliere, venivo pagato molto bene anche se, ai primi imbarchi, avevo ancora tutto da imparare.
Il lavoro veniva riconosciuto e pagato come si deve e, infatti, tutti noi di quella generazione abbiamo potuto lavorare con continuità, proseguire eventualmente gli studi, formare una famiglia, comprare la casa. Insomma, vivere con una prospettiva di futuro.
Cosa che oggi è preclusa alle giovani generazioni per colpa di un sistema politico ed economico malato e marcio, che mette al primo posto il profitto facile e, al contempo, le regole capestro europee, relegando in second’ordine la dignità del lavoro e del lavoratore.
Lavorare in un call center per un laureato è deprimente; fare lavori precari, spesso inutili e senza senso, è frustrante. Essere disoccupati è ovviamente ancora peggio.
I giovani sono stati espropriati del futuro, vivono in un eterno e precario presente. E’ dal loro protagonismo che deve partire la soluzione del problema: l’apatia, la rassegnazione, l’ignavia o l’eterno “giocare” non portano a niente, se non a masse prive di dignità, facilmente manipolabili e manovrabili dal potere dominante. Ed è proprio questo che vogliono i “poteri forti”, e alcuni strumenti di comunicazioni basati su piattaforme tecnologiche, come i social network, servono anche a questo.
La frammentazione, l’episodicità, l’aleatorietà, il condizionamento sociale passano per le “armi di distrazione di massa” globali.
E non si prospetta un bel futuro.
Mi sono reincarnato per combattere le eresie e tu, ill.mo, ecc.nte, dott. Laterza, ed in questo articolo ce ne sono davvero tante.
Dall’alto della generazione privilegiata degli anni ’60, della quale tu fai parte, vuoi pontificare sui giovani di oggi? Ma va a lavorare senza posto fisso e poi ne parliamo. Privilegiato.
Caso strano… Avevo nominato il Torquemada nel mio articolo pubblicato nel numero in edicola, e … toh… spunta qui il Torquemada. Che sia quello oggetto delle mie riflessioni o un altro non ha importanza.
In ogni caso, non ho mai avuto un posto fisso nella mia vita: anzi, no, l’ho avuto solo per qualche anno e poi l’ho lasciato per andare a lavorare nel settore industriale privato, dove, come è noto, il posto fisso non esiste da sempre. Mi creda: i privilegiati sono ben altri.
Non ho comunque difficoltà ad ammettere che la mia generazione ha goduto di maggiori opportunità di lavoro e di retribuzioni più elevate e, infatti, l’ho scritto.
Tuttavia, non è colpa di quella generazione di lavoratori se oggi la precarietà e la disoccupazione la fanno da padroni.
Le colpe vanno ricercate in una classe imprenditoriale e politica di governo che ha scientemente smantellato le conquiste sociali pagate con dure lotte dalle generazioni precedenti.
I giovani devono mobilitarsi concretamente, smascherando le “armi di distrazione di massa” con le quali il potere li ingabbia, se vogliono riappropriarsi del futuro.
L’analisi del dott. Laterza è perfetta!
i sindacati hanno organizzato questo convegno per illustrare le possibilità di aprire una attività in proprio a beneficio dei disoccupati soprattutto giovani.
Laterza dice che non sono andati ad ascoltarli, forse avevano di meglio da fare al circolo privato o davanti alla tv o pc, o con la ragazza, oppure sono andati tutti in Germania.
O forse anche perchè quelle informazioni stanno anche sul sito della regione e le hanno consultate da casa rinunciando all’incontro coi sindacati a cui pochi credono.
I fatti sono questi, il dott. Laterza può dire quello che vuole ma la realtà è questa- Il mondo del lavoro è cambiato rispetto agli anni 60-80, tutti vogliono il posto fisso dietro una scrivania ma il posto fisso non c’è più salvo che per i precari della regione su cui cadrà la mannaia della corte costituzionale (è già successo una volta, e perseverare è diabolico ma siamo in tempo di elezioni e tutto è permesso).
No, non è così: perchè vuole travisare?
Si legge molto chiaramente dall’articolo che la CGIL ha tenuto l’incontro per informare della presenza anche a Mola dello Sportello Operativo Lavoro (SOL).
Tale sportello non ha come solo obiettivo quello di assistere la presentazione di progetti per il NIDI (cioè le “Nuove Iniziative d’Impresa”, ovvero l’imprenditorialità giovanile finanziata dalla Regione), ma innanzitutto quello di fornire ai giovani servizi per orientarsi nella giungla della ricerca del lavoro.
Lei dice che i giovani hanno consultato da casa il sito della Regione e, quindi, non hanno avuto bisogno di partecipare all’incontro.
Se, invece, avesse letto con attenzione l’articolo avrebbe appreso che l’ing. Mario De Donno ha testimoniato l’assistenza che sta ricevendo dallo sportello SOL della CGIL di Mola per ottenere, con meno dispendio di tempo, l’accesso alle risorse del Programma NIDI.
I suoi tentativi di fare confusione per disorientare i lettori sono ormai chiarissimi.