di Donatello Biancofiore

aresNove giornate e una classifica che non dice la verità con quel settimo posto figlio di tre partite sciagurate perse tutto sul filo del rasoio di ultimi secondi letali.

L’Ares vale enormemente di più di ciò che recita la sua posizione attuale, lo sa il mister, lo sanno i giocatori e lo sa anche il parquet, che finora ha tolto molto più di ciò che ha dato alla squadra molese. Certo, qualcosa che non va c’è, i tasselli da tre giornate non si incastrano mai alla perfezione, resta sempre qualche pezzo che non trova il suo equivalente.

E in quel mancato incastro gli avversari trovano il pertugio per infilarsi e far male. L’Ares dello scorso anno le partite scandite da testa a testa leali e tachicardici le portava a casa, aveva quel guizzo geniale che faceva pendere definitivamente la bilancia della sfida dalla sua parte, quella stilla di energia residua e racimolata chissà dove mentre le altre squadre erano ormai senza benzina.

Quest’anno invece sta accadendo il contrario, una squadra che per 39 minuti lotta con chiunque ad armi pari anzi molto spesso merita i tre punti, ma in quell’ultimo minuto, in quei sessanta secondi nei quali ci si gioca tutto si ritrova con le gambe molli e la spina della concentrazione staccata. Andare avanti, senza più voltarsi alle spalle perchè il passato è stato e non lo si può modificare, restare uniti, compatti, lavorare sodo, perchè il campionato non è ancora alla sua metà.

E il campo, come sempre, offre la possibilità di recupero; è vero i gironi di Coppa Italia sono ormai un miraggio, ma non importa, giocare per vincere tutte le gare, dalla prossima, come se fosse l’ultima, come se ognuna delle prossime tredici sfide restanti valga l’intera stagione, sia la gara del non ritorno.

La sfida di Reggio Calabria ha registrato il ritorno di due pedine che avevano fatto parte del progetto Ares nello scorso anno, in uscita Colaianni e Potente, che la società ringrazia per l’impegno profuso augurandogli le migliori fortune professionali, di ritorno Vitangelo Lacoppola e Gianni Sabato dopo le brevi esperienze di Rutigliano ed Adelfia.

Ottimo l’impatto dei due, Lacoppola autore della rete del momentaneo 1-1, Sabato protagonista con una doppietta e tanta pressione addosso agli avversari del Cataforio, nella giornata in cui abbiamo visto per la prima volta Garofalo un pò appannato. “Sul piano personale, miglior ritorno non potevo augurarmi – afferma Gianni Sabato – certo il risultato è stato negativo e quindi è mancata quella ciliegina sulla torta che probabilmente meritavamo ma ci siam lasciati sfuggire, forse un pò ingenuamente. Credo però fortemente in questa squadra, e devo dire che per me è stato semplicissimo rientrare, mi sono sentito subito a casa, come è naturale che sia nel mio paese, conoscendo benissimo mister DiBari con cui ho giocato diversi anni e anche tutti i miei nuovi compagni”.

Ci è mancato il colpo del ko, ecco questo è un aspetto su cui credo dovremo lavorare nelle prossime settimane, partite come quella di sabato vanno chiuse prima, perchè trascinarsi fino ai minuti finali con una situazione di incertezza spesso cela i suoi grandi rischi e si finisce per tornare a casa senza punti dopo aver avuto diverse possibilità di mandare al tappeto gli avversari. Ora però dobbiamo smettere di pensare a ciò che e’ stato e concentrarci sulla prossima gara. Dobbiamo assolutamente tornare a far punti davanti al nostro pubblico e quella col Ruvo dev’essere la gara della rinascita, non dobbiamo lasciarci fuorviare da alcune cessioni loro come quella di Sachet, la squadra di mister Tedeone resta un buon gruppo – forte di giocatori esperti come Pedrinho e Ariati, – e che finora ha ottentuo meno punti di quelli che ci si aspettava, per questo dovremo essere bravi a giocare una partita perfetta, concreta e senza sbavature per poter conquistare l’intera posta“.

“…ora noi, o risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro fino alla disfatta, siamo all’inferno adesso signori miei, credetemi, e possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi oppure aprire la strada lottando verso la luce, possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta…Questo è essere una squadra signori miei, perciò o noi risorgiamo adesso, come collettivo, o saremo annientati individualmente, è il calcio* ragazzi, è tutto qui, allora, che cosa volete fare?”(Al Pacino in Ogni maledetta domenica).

Cominciamo a scalare.

il cretino

 

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