Comunicato stampa
L’Amministrazione Comunale comunica ed accoglie con soddisfazione, il positivo evolversi della causa promossa dal Comune di Mola di Bari, per l’accertamento dell’effettiva proprietà dell’area dell’ex Cinema Castello.
Nel giudizio pendente innanzi al Tribunale di Bari, infatti, si sono costituiti, a mezzo dell’Avvocatura Distrettuale dello Stato, anche l’Agenzia del Demanio e il Ministero dell’Economia e Finanze che hanno formulato domanda riconvenzionale, tesa alla declaratoria della proprietà demaniale statale dell’area in questione.
Tale posizione processuale conforta vieppiù la fondatezza della posizione dell’Amministrazione sulla proprietà pubblica del suolo e aggiunge un fondamentale tassello verso la soluzione definitiva dell’annosa vicenda che, fiduciosamente, sembra volgere, una volta per tutte a termine, a tutela degli interessi della comunità molese.
“Questa ulteriore positiva notizia rappresenta – dichiara soddisfatto il Sindaco Diperna – la conferma della professionalità e della correttezza con i quali l’Amministrazione Comunale e l’Ufficio Legale dell’Ente gestiscono i contenziosi. Grazie alla tenace attività di questa amministrazione e di tutti coloro che, a vario titolo, hanno preso a cuore la questione, siamo sulla strada giusta per il definitivo ribaltamento della precedente decisione, sì da giungere, al più presto, alla definitiva restituzione di quel suolo alla collettività.
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Sul numero di Marzo di Città Nostra, in edicola fra pochi giorni, potrete leggere la prima parte di uno “speciale” dedicato a questa incredibile vicenda. Il servizio è a cura di Andrea G. Laterza.
Titolo fuorviante!
Il comunicato recita così!
Giustamente, quando non si sa cosa dire, si pensa al titolo fuorviante.
Anche questa evoluzione positiva della vicenda è da ascrivere al lavoro di amministrazione, uffici e consulenti, in primis Enzo Linsalata!
Spero che il Tribunale si esprima in tempi rapidi.
Certo, la costituzione dell’Agenzia del Demanio e del MEF è un ulteriore, forse decisivo, passo in avanti.
Ho avuto il piacere di leggere gli atti del giudizio, compresa la comparsa dell’Agenzia del Demanio e del Ministero dell’Economia e Finanze. Devo dire la quaestio juris è davvero interessante e gli elementi per accertare la demanialità di quel suolo si fanno sempre più chiari (a mio modesto avviso e “a naso”, mi pare che il suolo sia ascrivibile al demanio pubblico statale –marittimo–, come sostenuto dall’Avvocatura dello Stato). Anche nel caso sia accertato dal Tribunale di Bari che il suolo appartiene al demanio statale e non sia di proprietà del Comune di Mola, per la nostra cittadina (e per le sue casse) rimane comunque un risultato positivo. Non può sottacersi che un contributo decisivo a tutta questa vicenda lo si deve all’ex assessore Enzo Linsalata.
Ma questa “storia” consente di “riesumare” anche la vicenda del suolo “parallelo”, quello della particella 84, dove sono stati realizzati i locali (anche questo suolo è localizzato sul vecchio fossato –lato sud–). Ebbene, quel suolo, che dovrebbe essere anch’esso demaniale (come il suolo oggetto della controversia in corso dinanzi il Tribunale di Bari) venne acquistato dalla Giunta Berlen, benché, anche in quella circostanza, Enzo Linsalata fornì all’Amministrazione comunale documentazione per sostenere la demanialità di quell’area (ma allora, al buon Linsalata, non fu dato ascolto, nonostante le sue insistenze)
Una vicenda che denota come lo Stato il demanio il comune non hanno cognizione delle loro proprietà o delle loro concessioni demaniali. Fatto stà che nel caso che si accerti la titolarità diversa dei suoli tutti gli atti risultano nulli. Ciò che invece sembra molto strano è che quando si acquista un immobile, come l’area che menziona il Sig. Sciddurlo, un notaio non stipula nessun atto di compravendita se non si accerta del titolo di proprietà, e su questo non ci piove. Quindi la responsabilità è da ricercare eventualmente su chi ha stipulato la compravendita che doveva accertare e/o accertarsi della proprietà in questione. Se invece chi ha venduto ha dimostrato il titolo di proprietà gli attori non hanno nessuna colpa e responsabilità riguardo al fatto che adesso o qualcuno dimostri a posteriore che quell’immobile apparteneva o appartiene allo stato, oltre al fatto che gli atti di compravendita possono essere impugnati nei termini di legge, ma in questo caso i termini sono sicuramente passati. La Cassazione si è già espressa in tal senso.
Sirio il sig. Sciddurlo è un avvocato.
Anche a mio parere, gli atti di compravendita erano legittimi, e lo saranno fino all’ultimo grado di giudizio. Se c’è un dubbio riguardo la proprietà, il notaio non rogita.
A mio parere restano illegittimi i box che hanno costruito, per poi lasciarli ai vandali. Altro spreco di soldi, e altri ce ne vorranno dopo i vandalismi.
Spero che il prossimo sindaco nomini Linsalata Assessore alla Cultura, sia per i meriti sia perchè possa dedicarsi meglio a queste cause. Inoltre a mio parere è l’unico che può aprire il varco piazza-lungomare.
Se le cose fossero così semplici, non ci sarebbero le cause per accertare la proprietà di un’area (e la vicenda del suolo su cui sorgeva il Cinema Castello ne è un esempio evidente). La questione non è sulla trascrizione di un titolo di proprietà, ma sulla legittimità del titolo stesso. Non so a quali termini ed a quale sentenza della Cassazione il sig. Sirio si riferisca (non credo che i suoli in questione siano stati oggetto di giudizio della Suprema Corte); comunque, con riferimento ad un bene appartenente al demanio pubblico, un eventuale atto di compravendita sarebbe nullo e il bene non può essere usucapibile (tranne per i casi cd. di sdemanializzazione, ma ciò non riguarda i nostri suoli)
Sig. Sciddurlo, il mio riferimento è al suolo che Lei ha citato ( particella 84) che a quanto Lei riferisce è stato acqistato dal comune da un privato che ne aveva titolo di proprietà. Che io sappia nessuno ha fatto ricorso avverso questo atto di compravendita. Ho precisato che tutti gli atti diventano nulli in certi casi fermo restando il diritto di rivalersi della parte lesa. Rimane il fatto che sappiamo tutti come vanno queste cose e i tempi biblici che intercorrono tra il ricorso e le sentenze, nel frattempo lo stato dei luoghi varia e quando arriva la sentenza finale si deve procedere ad un altro processo per risarcimenti e/o per ripristino dello stato dei luoghi. Un esempio lo sono le villette a mare di Mola. Io non sono un esperto ma ho lavorato in ambienti pubblici statali per diversi anni dove ne ho viste di cotte e di crude e dove, lo ribadisco, neppure lo stato conosce le sue proprietà e non solo lo stato ma anche le regioni le province e i comuni ed è questo il vero dramma.
Come i lettori potranno apprendere leggendo il prossimo numero di Marzo di Città Nostra, dedicheremo un dossier di almeno due numeri alla vicenda delle aree circostanti il Castello.
Tutto nasce dalla pronuncia del Consiglio di stato che nel 2009 ha ribaltato la sentenza del TAR. Con la sentenza del CDS si stabilisce che la procedura di acquisizione al patrimonio comunale del suolo (avvenuta nel 1996) sul quale sorgeva il castello non fu regolare. La questione giuridica e politica è molto controversa e anche di questo tratteremo nel dossier, con dovizia di documentazione amministrativa.
In ogni caso, a seguito di quella sentenza, il proprietario del suolo (sig. Patano) ha chiesto in via giudiziale di rientrarne in possesso.
Al momento (tralascio le vicende giudiziarie intermedie che verranno accuratamente spiegate nel dossier), è in atto una causa davanti al Tribunale di Bari per accertare se quel suolo sia o meno demaniale.
In questo quadro si inserisce l’importante costituzione in giudizio dello Stato a favore delle tesi sostenute dal nostro Comune per la demanialità del terreno.
E’ ancora presto per dire come finirà il giudizio. Tuttavia, è altresì chiaro che la dichiarazione di demanialità di quel terreno implica la demanialità di tutti i suoli che circondano il Castello.
Il perchè lo saprete leggendo il dossier: vi anticipo soltanto che ci sono delle ragioni storiche ben precise a sostegno della demanialità di quei terreni.
La ricostruzione storica a favore della tesi della demanialità, della quale daremo precisa informazione nel dossier, è stata eseguita su impulso di Enzo Linsalata e grazie alle accurate ricerche dello stesso Linsalata e dello storico Pasquale B. Trizio (che poi ha preparato due analitiche relazioni riassuntive, ora agli atti del processo) e con l’ausilio del dott. Lorusso del nostro Comune. Oltre, ovviamente, alla “regia” giuridica del legale del Comune, l’avv. Paccione.
La prima parte del dossier parte dalla fine del regime feudale dei Vaaz (lì ci sono le radici di tutta la faccenda) e arriva all’ordinanza di demolizione del cinema emessa nel 1987 dal Sindaco Padovano con Assessore ai Beni Culturali Enzo Linsalata. Nel mezzo vi è un’incredibile susseguirsi di vicende storico-amministrative e di personaggi pubblici. Un intreccio di vicende che proseguono dal 1987 ai giorni nostri (ne tratteremo diffusamente nella seconda, ed eventualmente terza, parte del dossier).
Tutto quello che riportiamo nel dossier è strettamente supportato da documenti e precisi riferimenti, e ha comportato non poca fatica e impegno a chi scrive.
Ci auguriamo, con il dossier, di poter dare un contributo a fare luce su un’importante questione storica, politica e culturale che riguarda il nostro passato, il nostro presente e che riguarderà, probabilmente, anche il nostro futuro.
Gentile sig. Sirio, c’è sempre tempo! Al di là della battuta, la questione non è semplicemente giuridica, ma politica e amministrativa; cioè, per quale ragione la precedente amministrazione decise di acquistare (“a peso d’oro”) quel suolo, quando si poteva “tentare la via” della sua demanialità?
Forse è opportuno ricordare che all’epoca della compra-vendita del suolo dove incidono i c.d. box, il sottoscritto, Enzo Linsalata e Andrea Laterza presentarono un esposto-denuncia alla Procura. A seguito del quale ci fu anche, con largo impiego uomini e mezzi tecnici, un sopraluogo dei carabinieri della Soprintendenza, coadiuvati dai colleghi della Tenenza di Mola. Successivamente ci fu un’indagine affidata alla Guardia di Finanza. Il tutto finì in una bolla di sapone ed il procedimento affidato al giudice Rossi si perse nei meandri del palazzo di giustizia barese…
ripeto come ho fatto in altri post, le porcate che ha fatto la giunta berlen desilvio, sono tante.
adesso spiegatemi il DISSESTO FINANZIARIO! A MOLA I GUFI STANNO A SINISTRA !
Caro Nicola, non per niente Rossi, particolarmente attento in altre circostanze ora all’attenzione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, è stato premiato con ingresso in pompa magna al CSM..
Sarà interessante seguire gli esiti della vicenda…Tuttavia mi preme sottolineare come questo risultato non possa essere ascritto all’attuale amministrazione – sebbene formalmente costituita in giudizio – bensì alla cocciutaggine e perseveranza del concittadino Enzo Linsalata e al suo lavoro certosino e appassionato di ricostruzione documentale dell’intera vicenda del suolo Castello.Per cui un plauso grande va a lui…chi è salito sul carro dei vincitori non ne colga i meriti ma esalti le virtù di Enzo!
Beh, costituito in giudizio non è l’ex assessore Enzo Linsalata, ma il Comune di Mola di Bari, che, col suo nuovo difensore (l’ottimo avv. Paccione), ha “sposato” la tesi della demanialità del suolo (ora sarà il Tribunale a stabilire se quel suolo è demaniale e di che tipo, se cioè di proprietà comunale o statale). Se anche la precedente Giunta avesse dato ascolto al buon Linsalata e avesse almeno letto la documentazione che l’ex assessore aveva già procurato, forse la questione giuridica avrebbe preso un corso positivo per il Comune già qualche anno fa (con risparmio per il Comune di condanne alle spese legali). Inoltre, ora sarà da rivedere la vicenda dell’acquisto del terreno dove sono stati realizzati i cd. box, acquistato e pagato anche troppo dalla precedente Giunta (se demaniale è il terreno della causa col Patano, demaniale è anche il suolo dove sono stati realizzati i cd. box). C’è da porsi la domanda se quella compravendita debba essere fatta oggetto di attenzioni da parte della Corte dei Conti.
Questo si, significa confrontarsi sugli argomenti. Complimenti a voi. Altri, invece, continuano ad intervenire su questo sito come se fossero al bar o su facebook.
Ci vuole molto a capire che dibattere e confrontarsi è decisivo per la crescita sociale e culturale di ognuno?
Pur tuttavia, riguardo la questione “rifacimento piazza XX Settembre” continua a denotarsi un generalizzato, assordante “SILENZIO”.
Sig. Sciddurlo, come Lei ben sa chi amministra fa delle scelte in quanto rientrano nel loro ruolo e nei loro poteri a cui la popolazione ha dato mandato. Purtroppo in diverse occasioni vengono fatte scelte infruttuose o addirittura da Corte dei conti. Sono d’accordo con Lei che si poteva intraprendere la strada della eventuale demanialità, anche se ad oggi forse il procedimento non avrebbe avuto termine in virtù della complessa e farraginosa macchina amministrativa e dei tempi biblici della giustizia. Lei asserisce che quel pezzo di suolo è stato pagato troppo, che io sappia sono stati spesi circa 40.000,00 euro e fatta una permuta con un piccolo suolo edificabile di proprietà del comune da cui il comune ha ricavato un immobile. Sicuramente quando una amministrazione pubblica acquista o vende un immobile o effettua permute si avvale degli uffici preposti e competenti che eseguono delle perizie di stima sulle quali poi l’amministrazione procede. Lei invece asserisce che il suolo è stato pagato a peso d’oro e questo significa che Lei ha elementi di stima diversi e/o è a conoscenza di pagamenti ben diversi dalle mie informazioni ovvero si è fatto un proprio concetto del valore in gioco. (cosa ne pensa della stima fatta di un locale fatiscente all’interno del palazzo Roberti che le amministrazioni vogliono acquistare? e che sicuramente vale molto meno di quel pezzo di suolo di cui si discute?)Io di solito sono sempre critico sull’operato delle amministrazioni in genere, ma riflettendo su questo caso, al di là dell’aspetto demaniale bisogna prendere atto del fatto che detto suolo, che prima era un obbrobrio adesso, dopo la sistemazione, perlomeno è più decente e confacente ad una area pertinenziale al castello. Inoltre, penso che, la sistemazione di quell’aera fosse propedeutica all’apertura piazza-lungomare attraverso il varco Vaaz. Se invece quei lavori non fossero stati eseguiti adesso aprire il varco non bastava e sarebbe stata una scusa per dire che ci sarebbero voluti tanti alri soldi. Insomma il detto non si sbaglia: “non tutti i mali vengono per nuocere”. Il fatto che quei locali sono abbandonati e che i vandali fanno da padrone è un altro discorso. Questo è il mio pensiero.
Ringrazio Il Sig. Sciddurlo per l’attenzione del caso e Città Nostra per lo spazio che dedica a chi vuole solo dibattere e confrontarsi.
Dimenticavo di dire che sono d’accordo con le preoccupazioni del Sig. Rago.
Appunto, una valutazione esagerata; si tratta di un suolo sul quale un privato difficilmente avrebbe avuto una particolare utilità (è inedificabile); ricevere in cambio un suolo edificabile e pure danaro, mi pare un buon affare (per il privato)