Nico Berlen, Sindaco dal 2005 al 2010

Nico Berlen, Sindaco dal 2005 al 2010

di Nicola Lucarelli

Giovedì 26 novembre il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale penale di Bari dott. Anglana ha accolto la richiesta del Pubblico Ministero ed ha rinviato a giudizio gli ex Sindaci Nicola Berlen e Stefano Diperna, che saranno giudicati da un Collegio composto da tre giudici. Il dibattimento inizierà il primo marzo del 2016.

L’accusa rivolta ai due ex Sindaci di Mola è quella di «Rifiuto di atti d’ufficio. Omissione» prevista dall’art. 328 del codice penale: «I. il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che indebitamente rifiuta un atto del suo ufficio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene e sanità, deve essere compiuto senza ritardo, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni. II. Fuori dei casi previsti dal primo comma, il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che entro trenta giorni dalla richiesta di chi vi abbia interesse non compie l’atto del suo ufficio e non risponde per esporre le ragioni del ritardo, è punito con la reclusione fino ad un anno o con la multa fino a euro 1.032. Tale richiesta deve essere redatta in forma scritta ed il termine di trenta giorni decorre dalla ricezione della richiesta stessa».

Stefano Diperna, Sindaco dal 2010 al 2015

Stefano Diperna, Sindaco dal 2010 al 2015

La vicenda riguarda la mancata bonifica ed il risanamento igienico-sanitario dell’area su cui sorgono le ville a mare di via La Malfa, definitivamente dichiarate abusive dalla Corte di Cassazione nel 2013 (per l’illegittimità della lottizzazione del 1992), confiscate ed ora di proprietà del Comune di Mola, su cui la ASL di Bari – Dipartimento di Prevenzione – Servizio Igiene e Sanità Pubbliche – ha riscontrato un pericolo igienico-sanitario e diffidato il Comune di Mola ad intervenire per la bonifica dell’area.

A seguito di sopralluogo degli Ispettori sanitari, già nel 2008 la ASL sollecitava il Comune di Mola ad intervenire, con urgenza, per rimuovere gli inconvenienti riscontrati pregiudizievoli per la salute pubblica, con un’azione di derattizzazione e disinfestazione straordinaria di tutta la zona. Ma il Comune di Mola rimaneva inottemperante. Successivamente, la ASL, ravvisando il persistere e l’aggravarsi della situazione di degrado igienico-sanitario ed ambientale, nonché di pericolo per l’incolumità dei cittadini, diffidava nuovamente, nel 2011, nel 2012 e nel 2013, il Comune di Mola ad emettere con urgenza un’ordinanza sindacale per l’eliminazione dei problemi igienico-sanitari ed ambientali riscontrati e che si erano aggravati nel corso degli anni.

Oltre alle formali richieste dell’Ufficio Igiene della ASL, diverse diffide venivano fatte nel corso degli anni, in particolare dal 2013, da parte dei residenti della zona, affinché il Comune provvedesse a bonificare l’area, così come richiesto (per quattro volte) dalla ASL, ma senza ottenere alcun intervento dell’Amministrazione comunale per la rimozione dei rifiuti e la disinfestazione della zona. Anche la Prefettura di Bari, più volte, e la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Provincia di Bari nel 2013, chiedevano all’Amministrazione comunale di intervenire con azioni risolutive della situazione di degrado della zona. Ma nulla veniva fatto (all’infuori di una recinzione temporanea in plastica nell’estate 2014, venuta via dopo alcune settimane, ma senza alcuna operazione di rimozione dei rifiuti e disinfestazione).

Sempre nel 2013, la Procura di Bari, avuta notizia delle gravi inottemperanze, avviava le indagini e le affidava alla Guardia Forestale, che ravvisava l’ipotesi di violazione del primo comma dell’art. 328 c.p.

Chiuse le indagini, lo scorso 26 novembre si celebrava l’udienza preliminare che ha portato al rinvio a giudizio degli ex Sindaci Berlen e Diperna ed alla costituzione di parte civile di alcuni residenti di via La Malfa. Berlen ha affidato la propria difesa all’avv. Laforgia, mentre Diperna si avvarrà dell’avv. Lamanna.

In caso di condanna, ci potrebbe essere anche la sanzione accessoria di interdizione temporanea dai pubblici uffici.

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