di Andrea G. Laterza

rsa mola

La struttura socio-sanitaria molese di Via Russolillo (ex Via Rutigliano)

Sta per abbattersi la scure di Michele Emiliano sulla già debolissima struttura sanitaria molese.

Nell’ennesimo piano regionale di riordino sanitario è prevista la chiusura di 24 punti di primo intervento (sui 30 esistenti), che non superano i 6mila accessi all’anno. La maggior parte si trovano in provincia di Bari: Conversano, Casamassima, Bitonto, Polignano a Mare, Mola di Bari, Gioia del Colle, Locorotondo, Alberobello e Cisternino.

Queste strutture dovranno essere riconvertite entro il 2017 in postazioni del servizio di emergenza 118 in base agli obblighi prescritti nel decreto ministeriale 70 che riorganizza tutta l’assistenza ospedaliera in Italia. Il decreto stabilisce che i punti di primo intervento sono delle entità transitorie destinate alla soppressione.

Questo significa che sparirà la prima assistenza di pronto soccorso (già molto carente e limitata alle ore diurne) ma che potrebbero essere a rischio anche tutti i poliambulatori connessi alla struttura situata in Via Russolillo (ex Via Rutigliano), con un irreparabile colpo ai servizi specialistici erogati alla nostra popolazione, comportando allo stesso tempo la mobilità di medici e infermieri.

Per una qualsiasi visita specialistica bisognerà recarsi in altre strutture, distanti anche molte decine di chilometri, penalizzando soprattutto le categorie più deboli e meno in grado di spostarsi senza l’ausilio di mezzi pubblici. Molti anziani privi di risorse e di validi aiuti in famiglia rischiano di lasciarsi andare; molti cittadini finiranno con il trascurare la propria salute; la prevenzione diventerà sempre più episodica.

Le gravi novità in arrivo cadono nel silenzio assordante dell’assenza politica del nostro Comune: nessuna iniziativa dell’Amministrazione comunale che apra una vertenza con la Giunta regionale, Consiglio comunale silente, coalizioni di centro-destra e centro-sinistra dormienti, partiti inesistenti, associazioni di volontariato taciturne.

Si attende una reazione della politica nostrana che ci faccia uscire non solo dalle secche del porto peschereccio, ma anche dalle ancora più pericolose sabbie mobili di una sanità locale che sprofonda inesorabilmente sempre di più.

 

 

 

 

 

 

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