La legge elettorale pugliese (che fu approvata nel 2005, poche settimane prima della fine della legislatura Fitto) è effettivamente un guazzabuglio inutilmente complesso, che oltretutto prevede che il numero dei consiglieri possa eccedere quello di 70 stabiliti dallo Statuto regionale, che già ne aveva allargato il numero rispetto ai 60 previsti dalla norma precedente. Un’osservazione che sfugge ai più è che i 78 consiglieri previsti stavolta non sono nemmeno il massimo tetto teoricamente raggiungibile: con risultati elettorali anomali ma non impossibile, i consiglieri potrebbero sfiorare il centinaio…
Un guazzabuglio così difficile da decifrare che hai indotto il barese Michele Monno (“potenziale eletto” del PD) a fare una considerazione non propriamente logica: che senso ha confrontare la percentuale di voti pro Vendola a Bari con la percentuale di consiglieri baresi di centrosinistra rispetto all’intero consiglio (che ovviamente comprende anche i consiglieri delle altre province)? Per il resto le sue considerazioni sono di buon senso, anche se paiono più una proposta di modifica alla norma attuale che un criterio interpretativo per l’esistente: come accade per i consigli comunali, si tiene fisso il numero di consiglieri e, qualora si renda necessario il premio di maggioranza, questo assegna il 60% dei seggi alla coalizione vincente (e all’interno di questa alle sole liste che superano la soglia di sbarramento) e la parte restante alle opposizioni.
Sia all’interno della coalizione di maggioranza, sia nell’ambito delle opposizioni è però inevitabile che, in presenza di circoscrizioni provinciali, non sia possibile che i seggi vengano attribuiti contemporaneamente tanto alle singole liste in proporzione ai voti ottenuti, quanto alle singole circoscrizioni in proporzione al proprio peso demografico. La legge elettorale attuale privilegia il primo criterio ed è per questo che alla provincia di Bari spettano 21 dei 78 consiglieri (pari al 27%), nonostante la popolazione ammonti a poco più del 30% di quella della regione.
La legge elettorale pugliese (che fu approvata nel 2005, poche settimane prima della fine della legislatura Fitto) è effettivamente un guazzabuglio inutilmente complesso, che oltretutto prevede che il numero dei consiglieri possa eccedere quello di 70 stabiliti dallo Statuto regionale, che già ne aveva allargato il numero rispetto ai 60 previsti dalla norma precedente. Un’osservazione che sfugge ai più è che i 78 consiglieri previsti stavolta non sono nemmeno il massimo tetto teoricamente raggiungibile: con risultati elettorali anomali ma non impossibile, i consiglieri potrebbero sfiorare il centinaio…
Un guazzabuglio così difficile da decifrare che hai indotto il barese Michele Monno (“potenziale eletto” del PD) a fare una considerazione non propriamente logica: che senso ha confrontare la percentuale di voti pro Vendola a Bari con la percentuale di consiglieri baresi di centrosinistra rispetto all’intero consiglio (che ovviamente comprende anche i consiglieri delle altre province)? Per il resto le sue considerazioni sono di buon senso, anche se paiono più una proposta di modifica alla norma attuale che un criterio interpretativo per l’esistente: come accade per i consigli comunali, si tiene fisso il numero di consiglieri e, qualora si renda necessario il premio di maggioranza, questo assegna il 60% dei seggi alla coalizione vincente (e all’interno di questa alle sole liste che superano la soglia di sbarramento) e la parte restante alle opposizioni.
Sia all’interno della coalizione di maggioranza, sia nell’ambito delle opposizioni è però inevitabile che, in presenza di circoscrizioni provinciali, non sia possibile che i seggi vengano attribuiti contemporaneamente tanto alle singole liste in proporzione ai voti ottenuti, quanto alle singole circoscrizioni in proporzione al proprio peso demografico. La legge elettorale attuale privilegia il primo criterio ed è per questo che alla provincia di Bari spettano 21 dei 78 consiglieri (pari al 27%), nonostante la popolazione ammonti a poco più del 30% di quella della regione.