di Donatello Biancofiore

ares Mola CisterninoAbbiamo quaranta milioni di ragioni per fallire, ma non una sola scusa” (Rudyard Kipling)

Siamo qui, sette mesi e ventidue partite dopo, siamo qui e il nostro destino non è scritto, ancora, lo attendiamo e qualunque sia il progetto in serbo per noi, sappiamo bene che potremo plasmarlo tra le mani, se solo ne avremo forza a sufficienza. Fino a ieri abbiamo cofezionato il nostro biglietto da visita e con questo biglietto ci presenteremo sabato al fischio d’inizio sul nostro parquet, ma resterà solo un semplice biglietto da visita.

Quello che succederà da quel momento in avanti per questo primo tempo di una storia in due atti, avrà vita a se, sarà slegato da qualunque curriculum confezionato nella valanga di minuti passati a rincorrere una palla tra Puglia, Calabria e Sicilia. Sabato ci saremo noi e una squadra formidabile che si chiama Cisternino su quel rettangolo. Al netto dei curriculum. E nulla è stato scritto.

Tutto il resto non può contare. Non conterà la striscia di vittorie dei cistranesi, un campionato da dominatori con 18 vittorie svanito per una questione di differnza reti finita al veleno, ma ormai è passato, non conterà quella Coppa fantastica conquistata in quel di Zanè, solo qualche giorni fa, schiantando in serie con tanto di rivincita Sammichele, Chiuppano e infine Meta nella finale tutta Girone F a rimarcare la complessità di un raggruppamento composto da squadre eccellenti. Non conterà il blasone di una squadra incredibile che in tre anni ha scalato montagne in serie, piantando la propria bandierina su ogni cima.

Conterà solo lo scorrere del tempo, quel contenitore delimitato da una sirena nel quale dovremo riversare tutta la nostra essenza, tutto ciò di cui siamo capaci al nostro meglio. Sudore, passione, grinta, rabbia, concentrazione, cuore. Trasfusioni di cuore.

Fate ciò che potete, con ciò che avete, dove siete” (Theodor Roosvelt)

Abbiamo corso, lottato, vinto, abbiamo perso e abbiamo sofferto, siamo caduti, non una sola volta e ci siamo rialzati. Abbiamo smarrito qualche tassello, quelli all’apparenza importanti ma non insostituibili, abbiamo rischiato di naufragare anche, ma siamo stati forti, denti stretti, maniche rimboccate sino all’orlo e siamo ripartiti, conquistando la terra ferma. Abbiamo gioito e siamo rimasti delusi. Siamo rimasti spesso col cuore infilato in gola consci che dalle avversità possono nascere delle formidabili occasioni.

Con qualunque abito si presenti sabato al Pala Pinto il Cisternino, resterà sempre avversario strepitoso, la rabbia, la cattiveria agonistica e il livellio di concentrazione riversata nella Final Eight di Coppa Italia per un finale di campionato amaro, ci resti negli occhi, sia strada da percorrere per eguagliarne il lustro. Sabato e martedì, comunque vada scriveremo uan pagina di storia di questa società che in due anni si è ritagliata il suo spazio importante nel gotha del futsal di categoria. E questo al di là di tutto resta un grande risultato.

“Sabato avremo di fronte un grande avversario”- esordisce così mister Di Bari – “non lo scopro certo io, i risultati della squadra di mister Castellana parlano da soli. La final eight di Coppa Italia hanno consacrato una gruppo davvero importante, noi dovremo essere bravi a restare con la concentrazione elevatissima per tutti i 40 minuti, voglio spirito di sacrificio da tutti, dare il 110% quando si è in campo, senza mai risparmiarsi”.

Non abbiate paura. Perchè chi ha paura muore ogni giorno, chi è senza paura muore una volta sola. E il nostro turno non è ancora arrivato. Non abbiate paura e guardatevi dentro: i campioni non si fanno nelle palestre, i campioni si fanno con qualcosa che hanno nel loro pronfondo. Un desiderio, una visione, un sogno. Coltivatelo e ricordate che l’unico limite a quanto in alto possiamo andare è quanto crediamo di poter salire.

Si sbaglia il cento per cento dei tiri che non si fanno. Tiriamo, tiriamolo quel muscolo grande come un pugno, tiriamolo addosso alla porta difesa da casacche rosse sabato. Dodici cuori sul parquet. Centinaia ad impazzire attorno. La speranza dobbiamo cibarla della nostra grande passione. E’ un rischio da correre.

E se vale la pena rischiare, io mi gioco anche l’ultimo frammento di cuore (Che Guevara)”

avis 17 aprile

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