di Nicola Bellantuono
Un articolo del 20 giugno apparso su questo sito analizza i flussi di voti tra primo turno elettorale e ballottaggio e conclude che l’apparentamento fra due delle liste collegate a Gianni Russo è stato decisivo per la vittoria di Giangrazio Di Rutigliano. Credo anch’io che quell’apparentamento abbia avuto un’efficacia elettorale superiore a quello tra Diperna e Ranieri, visto anche l’esplicito appoggio a Di Rutigliano arrivato da qualche candidato dei Popolari per Mola di Bari. Tuttavia, faccio fatica a interpretare l’esito del ballottaggio come semplice addizione di pacchetti di voti: bisognerebbe tenere in considerazione anche altri fattori, tra i quali una peculiarità del meccanismo elettorale e la generale abitudine degli elettori di centrodestra in occasione dei ballottaggi.
Non da ultimo, occorre guardare al comportamento dei sostenitori delle formazioni politiche non apparentate.
Il primo fattore fa riferimento alle modalità con il quale il voto può essere espresso. Come è noto, alle elezioni comunali l’elettore può votare sia per il candidato sindaco sia per una lista, anche non collegata (voto disgiunto). Inoltre, se esprime il voto solo per il candidato sindaco questo non si trasferisce ad alcuna lista: è per questo motivo che al primo turno i voti validi per i candidati sindaco sono stati 14457 e quelli per le liste 13955: in altri termini, ci sono stati 498 votanti che, consapevolmente o no, hanno rinunciato ad esprimere anche il voto per la lista.
I dati del primo turno mostrano tuttavia un altro aspetto interessante: Stefano Diperna è stato l’unico dei sei candidati sindaco ad aver preso meno preferenze personali (5646) dei voti ottenuti complessivamente dalle liste collegate (5751): un centinaio di elettori, cioè, ha votato per una delle liste di centrodestra ma ha esplicitamente negato la fiducia a Diperna, facendo voto disgiunto in favore di altri candidati sindaco.
Questo dato, di per sé importante, va interpretato anche alla luce di un’altra particolarità del meccanismo elettorale: se infatti l’elettore si limita a votare una lista, e persino se indica solo la preferenza per un candidato consigliere, il voto viene attribuito anche al sindaco collegato. Questo meccanismo fa sì che non tutti i voti ottenuti da un candidato sindaco siano indice di fiducia da parte degli elettori, e non è perciò affatto scontato che in un eventuale ballottaggio essi siano confermati. Ciò è vero sempre, e lo è a maggior ragione se si registra un disimpegno, se non addirittura un impegno in direzione opposta, di alcuni portatori di voti – e magari anche da qualche candidato di peso con la vocazione da “indipendente” – rimasti delusi dal personale riscontro elettorale.
Un secondo fattore da tenere in considerazione è il comportamento degli elettori in presenza di elezioni a doppio turno: ovunque in Italia il ballottaggio è tendenzialmente favorevole alla sinistra. Per una pluralità di ragioni, la capacità della sinistra di mobilitare gli elettori al secondo turno si rivela superiore rispetto a quella della destra. Mola non fa eccezione: ricordiamo quello che accadde nel 2000, quando al secondo turno Diperna, con 7300 preferenze personali (49,0%) e 6900 voti delle liste collegate (49,9%), si confrontò con Enzo Cristino, che sulla carta poteva contare su 5800 preferenze personali (38,9%) e 5500 voti di lista (39,8%) i quali però, per effetto degli apparentamenti equivalevano a 7008 preferenze per i candidati sindaco (46,9%) e 6400 voti alle liste (46,3%); c’erano inoltre circa 500 voti “in libera uscita”, ottenuti da candidati e liste vicine al centrodestra, sebbene non avessero stretto un apparentamento con Diperna. Nonostante le previsioni arridessero a quest’ultimo, al candidato di sinistra riuscì il sorpasso al ballottaggio, visto che ottenne oltre 7200 voti (52,3%) contro i 6600 (47,7%) di Diperna: addirittura Cristino vide crescere i propri consensi in termini assoluti nonostante il calo dei votanti al secondo turno.
Vi è infine un terzo aspetto, rilevabile confrontando le variazioni dell’affluenza tra primo turno e ballottaggio. Anche a Mola come altrove, in tutte le occasioni si è registrato un significativo calo nel numero di votanti: del 10,1% nel 1993, del 6,6% nel 2000, del 5,7%
nel 2005 ed infine del 9.8% nel 2015. Tuttavia, a differenza che in passato quest’anno per la prima volta ci sono stati espliciti inviti all’astensionismo da parte di una forza politica esclusa dal ballottaggio (LiberiamoMola), mentre il Movimento 5 Stelle, pur dando agli elettori libertà di scegliere se partecipare o meno al voto, ha visto impegnati nella campagna pro-astensione diversi suoi esponenti incluso il candidato Dibari. I candidati sindaco di queste due forze politiche hanno raccolto complessivamente più di 1700 voti, pari al 12% dei voti validi e al 6,7% degli elettori: se la campagna astensionista avesse avuto pieno successo, ossia se nessuno degli elettori di LiberiamoMola e Movimento 5 Stelle fosse tornata a votare al ballottaggio, si dovrebbe concludere che appena il 3,1% di coloro che al primo turno hanno votato le altre forze politiche non hanno votato anche al ballottaggio: si tratterebbe di un tasso di astensionismo nettamente inferiore alla media delle passate elezioni. Questo dato mi porta a concludere che, nonostante gli appelli, gli elettori di LiberiamoMola e Movimento 5 Stelle non si sono astenuti in massa: sebbene non si ravvisino elementi per poter affermare che chi fra loro ha votato sia stato determinante, premiando un candidato ai danni dell’altro, è molto probabile che abbia contribuito all’esito elettorale. Peraltro, a mio avviso l’affaire apparentamenti (che ha fatto perdere il seggio per Dibari tra un fuoco incrociato di accuse tra le parti) ha fatto perdere più voti al Di Rutigliano che a Diperna, inducendo ad astenersi diversi tra coloro che altrimenti avrebbero potuto votare candidato di centrosinistra.
Nell’interpretazione dell’esito del ballottaggio, quindi, il comportamento degli elettori delle liste non apparentate è un probabile fattore che si affianca agli altri: la maggiore efficacia dell’apparentamento de L’Altra Mola (Russo) rispetto al Polo dei Cittadini (Ranieri), un certo malcontento verso la persona del sindaco uscente rivelatosi preponderante rispetto alle perplessità sulla figura di Giangrazio Di Rutigliano e la consueta minore capacità di mobilitazione dell’elettorato di centrodestra in occasione dei ballottaggi.
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Sintetizzando (mi permetto), la mossa più influente, ma anche più scorretta, è stata quella dell’apparentamento tra Di Rutigliano e Russo (scorretta, a mio modo di vedere, per come si è organizzata e perpetrata), apparentamento che ha costretto Diperna all’apparentamento molto più “sconveniente” con Ranieri (per ovvi motivi) e che si è tradotto con un inevitabile perdita di voti. Insomma, al netto di tutte le polemiche, l’operazione apparentamento è stata studiata molto bene a tavolino da parte del centro sinistra ed ha portato tutti i suoi frutti.
Non era questo il senso del mio articolo. Anzi la mia opinione in proposito è che, stipulando l’accordo politico con Russo senza però stringere formali apparentamenti, Di Rutigliano avrebbe vinto in misura anche più larga.
non volevo dare un senso al tuo articolo ma una mia sintetica “interpretazione”. In ogni caso non condivido l’ultima analisi che fai circa il maggiore vantaggio in caso di non apparentamento da parte di Di Rutigliano. Alla luce dei fatti, quel “fattaccio” ha pagato e avrebbe pagato comunque o per i voti dei 5S o per l’apparentamento di “scarso fascino” dell’avversario. insomma si sono presi il rischio di una feroce critica ma a fronte di un risultato quasi certo. Macchiavellici
Ormai è storia che Di Rutigliano e Russo si sono “apparentati” sulla base di un programma condiviso per vincere il ballottaggio e non per obbligare Diperna ad un apparentamento con Ranieri.
Invece l’apparentamento tra Diperna e Ranieri, inutile ai fini del ballottaggio, è stato voluto solo per togliere al supremo Movimento Cinque Stelle il seggio d’opposizione in caso di sconfitta. Infatti Liuzzi del centro destra legittimamente prende il seggio che sarebbe spettato a Di Bari quindi il frutto dell’apparentamento tra Ranieri e Diperna è stato il seggio d’opposizione a Liuzzi a discapito del M5S.
Per precisione: entrambi gli apparentamenti erano inutili ai fini della conquista del seggio, sia per Russo che per Ranieri.
Era sufficiente l’accordo politico per consentire a Ranieri (in caso di vittoria di Diperna) oppure a Russo (in caso di vittoria di Di Rutigliano) di ricevere in cambio l’assessorato.
Gli apparentamenti formali, invece, come abbiamo scritto più volte, hanno avuto il risultato di elidere il seggio dei cinque stelle.
Il possibile esito era assolutamente speculare: con gli apparentamenti effettuati, se avesse perso Di Rutigliano il sesto seggio di minoranza sarebbe andato ad Alberotanza (centro-sinistra).
Siccome invece ha perso Diperna il sesto seggio è andato a Liuzzi (centro-destra).
Per quanto riguarda invece l’esito elettorale, un dato di fatto è certo: non potendo seguire i flussi elettorali “sottotraccia” (nessuno è in grado di dire quale è stato il comportamento dei singoli elettori), vi è un solo dato certo.
E cioè che i voti di Diperna non sono aumentati in maniera sufficiente da battere Di Rutigliano che, invece, ha accresciuto i suoi consensi incamerando quasi del tutto la dotazione che portava Russo e, quindi, sopravanzando di 320 voti Diperna. Cosa che non è invece avvenuta per Diperna con Ranieri. Quindi, Russo è stato decisivo.
Alla fine, il saldo si esplica in questo modo: altre ipotesi possono anche essere plausibili, ma non sono verificabili.
Piaccia o no ma gli apparentamenti sono previsti per legge e nessuno avrebbe regalato un consigliere a 5 stelle. Condivido l’analisi di Nicola Bellantuono. Alla fine Diperna ha perso e non solo per gli effetti degli apparentamenti ma sicuramente per non aver saputo, a mio parere, amministrare bene. Aveva avuto un gran consenso sopra ogni aspettativa e quindi partiva avvantaggiato. Dall”esito elettorale si evince che la gente comune lo ha giudicato, pur avendo visto gli ultimi mesi un forte impegno. Ma si sa che il giudizio lo si fa per l’intero tempo del mandato. Adesso il testimone passa al nuovo sindaco da cui ci aspettiamo faccia davvero qualcosa per il paese.