Redazionale

L’ing. Nicola Luigi Garofalo, dell’Agenzia del Demanio, durante il suo intervento (foto Joe Pansa)

Prosegue il resoconto della serata dedicata alle ipotesi di recupero di Palazzo Roberti, tenutasi lunedì 17 luglio presso Palazzo Pesce.

Dopo la relazione dell’arch. Fuzio e l’intervento programmato di Andrea G. Laterza per “Città Nostra”, è stata la volta dell’ing. Nicola Luigi Garofalo e del dott. Aldo Patruno.

L’ing. Garofalo, in rappresentanza della Direzione Regionale Puglia e Basilicata Agenzia del Demanio – Sviluppo e Servizi, ha illustrato gli strumenti di valorizzazione degli immobili pubblici utilizzati dal Demanio.

L’Agenzia nazionale del Demanio gestisce un portafoglio di oltre 45.000 beni pubblici per un valore di circa 60 miliardi di euro con l’impegno di generare risparmi per lo Stato ottimizzando gli spazi, riducendo i costi di gestione e le cosiddette locazioni passive a carico dello Stato per gli uffici delle Pubbliche Amministrazioni.

L’Agenzia è al servizio degli Enti territoriali per supportarli nella valorizzazione dei loro asset immobiliari, per attrarre gli investimenti necessari a rimettere in moto l’economia dei territori, coinvolgendo partner istituzionali e privati e proponendo strumenti e modelli finalizzati alla riqualificazione di immobili pubblici, con l’obiettivo di trasformare asset non utilizzati e in stato di abbandono in contenitori di nuove attività e funzioni.

L’Agenzia ha l’obiettivo che i progetti sugli immobili pubblici nascano da idee e proposte concrete e condivise con i cittadini, in armonia con il territorio e con il tessuto sociale locale, rilanciando l’imprenditoria e l’occupazione nei territori.

La “Proposta Immobili” è stata promossa dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dall’Agenzia del Demanio per selezionare i patrimoni pubblici da valorizzare. Nel 2016, con la seconda edizione del progetto, sono stati identificati 1.283 immobili che saranno inseriti nel corso di quest’anno in percorsi di valorizzazione, concessione, vendita e conferimento a fondi immobiliari.

Nel 2016 si è concluso il primo bando “Valore Paese Fari” con l‘assegnazione di 9 fari su 11 proposti, per un investimento di circa 6 mln € e una ricaduta economica complessiva di circa 20 mln €. Nel 2017 si è concluso il secondo bando, con l’assegnazione di 15 strutture costiere che potranno essere date in affitto fino a 50 anni e trasformate in luoghi di accoglienza legati alla cultura del mare, dell’ambiente e del turismo sostenibile. Si calcola un investimento di circa 11 mln € e una ricaduta economica complessiva di circa 40 mln €.

Con “Cammini e percorsi”, l’Agenzia del Demanio ha deciso di investire anche su realtà territoriali più decentrate e su beni che si inseriscono in luoghi al di fuori dai consueti flussi turistici, ma non per questo meno affascinanti, come quelli situati lungo percorsi ciclopedonali e itinerari storico-religiosi. Da qui, il nuovo progetto Cammini e Percorsi in cui sono coinvolti 103 immobili, che ha visto la luce nella primavera 2017 e ha come obiettivo quello di riutilizzare i beni come contenitori di servizi e di esperienze autentiche, in linea con la filosofia dello slow travel.

“Rigenerazione e riuso” comprende progetti, attività e strumenti per riqualificare il patrimonio pubblico, che innescano economie dirette e indirette sul territorio: la  valorizzazione degli immobili permette di trasformare ex fabbriche in spazi per la cultura, ex magazzini in musei, ex caserme in uffici e luoghi abbandonati in opportunità di crescita e sviluppo sociale e culturale.

In sostanza, l’ing. Garofalo ha tenuto ad affermare il concetto che i beni demaniali possono essere alienati ma, allo stesso tempo, concessi o locati a privati con la “concessione di valorizzazione” attraverso l’art. 3 bis del DL 25 settembre 2001 n. 351 che, al comma 1, così stabilisce:

  1. I beni immobili di proprietà dello Stato individuati ai sensi dell’articolo 1 possono essere concessi o locati a privati, a titolo oneroso, ai fini della riqualificazione e riconversione dei medesimi beni tramite interventi di recupero, restauro, ristrutturazione anche con l’introduzione di nuove destinazioni d’uso finalizzate allo svolgimento di attività economiche o attività di servizio per i cittadini, ferme restando le disposizioni contenute nel codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni.

La concessione o la locazione non può avere una durata eccedente ai 50 anni e ai Comuni titolari del bene spetta un’aliquota pari al 10% del canone. Al termine del periodo, al locatario o concessionario spetta il diritto di prelazione per l’acquisto del bene a prezzo di mercato.

Il dott. Aldo Patruno (a destra), della Regione Puglia, illustra il Piano Regionale della Cultura (foto Joe Pansa)

Il dott. Aldo Patruno, Direttore del Dipartimento Turismo, Economia della cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia, ha illustrato il Piano Strategico della Cultura della Regione Puglia.

Gli obiettivi del Piano si sintetizzano nell’acronimo PIIIL (Prodotto – Identità – Impresa – Innovazione – Lavoro:

  • Sviluppare il PRODOTTO culturale
  • Valorizzare l’IDENTITA’ del Territorio
  • Costruire nuova cultura d’IMPRESA
  • Puntare su: INNOVAZIONE, INTERNAZIONALIZZAZIONE, FORMAZIONE
  • Generare LAVORO e BUONA OCCUPAZIONE

Patruno, nell’illustrare i singoli aspetti del Piano regionale ha enfatizzato più volte un concetto: “Prima i contenuti, poi i contenitori”.

La Regione Puglia, secondo Patruno, non ha un problema di risorse finanziarie da dedicare alla cultura, tutt’altro: i fondi ci sono e sono più che sufficienti. Così, in particolare, per le biblioteche innovative, per i musei interattivi e per i laboratori di fruizione.

Per Patruno, Palazzo Roberti ha perso nel tempo molte opportunità, ma ora la Regione vuole fare la sua parte, però “prima di mettere mano al denaro pubblico, devono essere messi in campo i progetti.”

In sostanza, “la Regione Puglia è pronta a fare la sua parte per la valorizzazione degli attrattori turistico-culturali” e “può mettere a disposizione finanziamenti a titolarità diretta (cioè specifici per Palazzo Roberti, ndr) purché ci sia un contenuto valido per il suo utilizzo.”

Per Palazzo Roberti, il dott. Patruno ipotizza, ad esempio, un utilizzo per grandi eventi e convegnistica, ma pure una destinazione museale purché dinamica e innovativa, con l’ausilio di tecnologie multimediali, anche nell’ottica del potenziamento dei musei d’arte contemporanea (e richiama il valido esempio del “Pino Pascali” di Polignano).

Il suo recupero può poi essere inserito all’interno di diversi programmi che la Regione Puglia ha in cantiere: come, ad esempio, “Puglia 365”, cioè il patrimonio storico-artistico-culturale pugliese fruibile tutti i giorni dell’anno, nell’ottica della destagionalizzazione.

In ogni caso, Patruno è stato categorico: prima di aprire il portafoglio, la Regione vuole che la comunità locale (cioè, noi molesi) individui con attenzione i contenuti attraverso una specifica programmazione e pianificazione, con precise modalità operative e indicando il partenariato e la sostenibilità gestionale, mettendo in campo professionalità adeguate.

Un discorso, quello di Patruno, che complessivamente non fa una grinza. Tuttavia, vogliamo richiamare, ancora una volta, che una delle principali opportunità perse per il recupero di Palazzo Roberti è stata quella del progetto di “cinema digitale”, del produttore ed esperto in cinematografia, il molese Felice Laudadio.

Eppure si trattava di un progetto sicuramente innovativo e all’avanguardia. Perché la Regione Puglia lo fece abortire? Sicuramente il dott. Patruno non era dipendente regionale a quel tempo, ma in capo a chi sono le responsabilità?

Siamo sicuri che il destino di Palazzo Roberti non venga ancora una volta mollato per strada dai politici regionali, pur dopo che i molesi e la loro classe dirigente abbia scelto di “quali contenuti riempire il contenitore”?

Se la Regione chiede scelte precise ai molesi, anche Mola ha il diritto di pretendere lealtà e affidabilità dalla Regione.

A tal proposito, è utile richiamare quanto il direttore editoriale di “Città Nostra” Andrea G. Laterza ha svelato ai relatori e al pubblico presente lunedì sera a Palazzo Pesce.

Il dott. Felice Laudadio, molese, Direttore del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma

Laterza ha raccontato di aver chiesto, qualche mese addietro, al dott. Felice Laudadio se ci potesse essere una ripresa del suo progetto di cinema digitale per Palazzo Roberti. Ecco cosa rispose Laudadio:

“Devo purtroppo informarla che – dopo quanto avvenuto in passato – non ho più alcun interesse ad occuparmi di questa questione. Troppe promesse non mantenute, troppa indifferenza per anni e anni. E francamente, occupandomi quale presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia che gestisce la Scuola Nazionale di Cinema – un centro d’eccellenza di alta formazione, come lei sa -, sto già lavorando al rafforzamento del suo settore digitale. A Roma e non a Mola (omissis) … a conferma del mio totale disinteresse per un progetto (…) fatto fallire.”

Abbiamo di che meditare.

(Fine del resoconto).

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