di Andrea G. Laterza

L’arch. Giovanni Ingravallo (a sinistra) con l’arch. Alessandro Bellantuono – foto Nicola Fiume

Un gruppo di giovani e brillanti architetti molesi, affiancati da professionisti di lungo corso, e una serata densa di contenuti, dati, riflessioni, proposte: “La città riguardata dagli architetti”, svoltasi venerdì 15 scorso presso Palazzo Pesce, in via Van Westerhout.

A cura dell’Associazione “GAMM” (Gruppo Architetti Metropolitani Mola di Bari), a Mola si torna a parlare di urbanistica, cioè di programmazione del territorio, dopo i lunghi anni di oblio segnati dalla “deregulation” più spinta e dalle decisioni prese nel chiuso delle segrete stanze del potere, senza alcuna interazione e confronto con la cittadinanza.

Quando, cioè, il contesto cittadino è stato disseminato da “accordi di programma” in deroga al Piano Regolatore Generale: generando disarmonie e cemento su cemento, senza servizi e senza coerenza urbanistica.

La verità del fallimento urbanistico molese sta tutta nei numeri illustrati in apertura di incontro dall’arch. Alessandro Bellantuono, che ha dipanato il “fil rouge” della serata, introducendo i temi in discussione proposti dai suoi colleghi.

I dati sono crudi nella loro durezza: la città attuale ha più che raddoppiato la sua superficie urbana dall’entrata in vigore del Piano Regolatore Generale (PRG) vigente, approvato nel 1985 e ormai obsoleto.

Il PRG aveva lo scopo di dimezzare gli indici di affollamento del centro storico: un obiettivo che è stato di gran lunga superato dalla realizzazione di estese periferie e dal conseguente abbandono e decadimento di tantissime abitazioni del nucleo sorto tra il 1600 e la fine del 1800 e della “Mola Bianca”.

Nelle zone di espansione sono stati realizzati 1200 alloggi, ai quali se ne sono aggiunti 126 nel PRU- Cozzetto (con accordo di programma in deroga al PRG) e stanno per sommarsi ulteriori 260 alloggi nel PIRP Cerulli (anch’esso con accordo di programma derogativo).

Ulteriori 400 alloggi arriveranno dai piani esecutivi della maglia C2.3, nella zona che da Via San Pio da Pietralcina si estende verso Bari.

In sostanza, ben 2000 alloggi complessivi che hanno determinato e completeranno, come ha sottolineato l’arch. Bellantuono, un’espansione periferica eccessivamente disarticolata, anche con l’occupazione delle aree “F” destinate a servizi, in assenza di un Piano dei servizi, pure previsto dal PRG.

Tutto, aggiungiamo noi, non solo a popolazione invariata ma addirittura in decremento: i dati ISTAT sono impietosi, con una diminuzione di ben 920 abitanti negli ultimi 10 anni.

Che senso ha aver costruito un nuovo paese per almeno 7000 abitanti (2000 alloggi per una media di 3,5 abitanti ad alloggio) se nel frattempo la popolazione è diminuita? Con tutti i maggiori costi che ciò ha implicato e implicherà: gestione e manutenzione delle nuove reti infrastrutturali, strade, verde, spazi pubblici, ecc., mentre al contempo il nucleo urbano consolidato si degrada, si spopola e si dequalifica in assenza di un Piano di recupero dell’edilizia esistente?

Insomma, ha ben fotografato la situazione attuale l’arch. Bellantuono: “del PRG si è attuata la parte residenziale, mentre largamente inattuata è quella infrastrutturale e dei servizi pubblici”.

Per Bellantuono, “bisogna ridiscutere le linee evolutive degli ultimi decenni, individuando, con il nuovo Piano Urbanistico Generale (PUG) assetti strutturali adeguati alle nuove istanze sociali ed economiche,  riguardando la città con visioni originali, non banali”.

Per brevità, ci limiteremo a tracciare in linea generale gli interventi degli architetti dell’associazione GAMM, rimandando ad eventuali e ulteriori approfondimenti.

L’arch. Giovanni Ingravallo, ha trattato il tema dell’area portuale e del PRG del porto, ricordando che l’autorità marittima e il Comune di Mola avevano commissionato al Politecnico di Bari lo studio del Piano regolatore. A tal proposito, furono studiate ben 24 soluzioni: quella finale, che tiene conto del coefficiente di agitazione (del moto ondoso) più coerente, fu proposta alla Giunta Comunale nel 2012.

Nel 2013 fu effettuata una variante su richiesta della parte burocratica e politica del Comune: “da allora è tutto fermo“, ha sottolineato l’arch. Ingravallo. “Nessuna intesa di Giunta; neppure si è dato l’input per l’indispensabile VAS (Valutazione Ambientale Strategica)“.

Insomma, se il porto di Mola continua ad insabbiarsi e a non avere prospettive di sviluppo non è un caso: la mancanza di decisioni politiche è davvero disarmante. Nel frattempo, il porto di Monopoli continua ad incrementare in maniera esponenziale gli attracchi di barche da diporto e di naviglio commerciale, mentre il porto turistico di Polignano è ormai una consolidata realtà.

L’arch. Margherita Sorino (a sinistra) – foto Nicola Fiume

L’arch. Margherita Sorino ha trattato il tema della Mola-Cozze, con la necessità di trasformare quel percorso stradale in un vero e proprio asse attrezzato con carattere di continuità urbana: canalizzazione delle acque bianche, marciapiedi, fasce di parcheggio, aiuole, realizzazione di una rotatoria sullo svincolo di Mola, specchi rifrangenti per la visibilità, prolungamento della pista ciclabile fino alla rotatoria per Conversano.

L’arch. John Del Re si è interrogato sulla necessità di una ricostruzione urbana del tessuto cittadino, attraverso la riconoscibilità dei luoghi. Nel farlo, ha richiamato il “brand” che sempre più caratterizza le città pugliesi a spiccata vocazione turistica: Polignano e la sua scogliera a picco sul mare, la “Bianca Ostuni”,  “Conversano – città d’arte”, Locorotondo e la sua struttura circolare.

L’arch. John Delre (a sinistra) – dal video di Mola di Bari Tv

Per l’arch. Del Re, Mola – che ha visto negli ultimi anni una forte e non coerente discontinuità architettonica sul nuovo lungomare – ha alcuni caratteri distintivi originari che, se ben ripresi, possono tratteggiarne l’univocità: le facciate bianche di calce, i pergolati di vite (ad esempio, in Via Vittorio Emanuele), la ripetizione di tipi edilizi, con le prospettive “murattiane” delle case a schiera della “Mola Bianca”.

Il recupero di queste singolarità urbanistiche può essere la chiave di volta anche a fini turistici, in particolare per la tipologia ricettiva dell'”Albergo diffuso“, contraddistinto da articolazione distribuita delle residenze e centralizzazione dei servizi.

Un “Piano del colore” deve poi essere il giusto corollario per un’omogeneità visiva dei luoghi, abbinato alla corretta posa in opera dei basolati nel borgo antico e nel centro storico,  alla realizzazione di “tromp l’oeil” sulle facciate di chiusura degli edifici e di giardini verticali.

Molto articolata è stata infine la relazione dell’arch. Vincenzo Russo che ha trattato in particolare del verde e degli spazi pubblici, illustrando i punti di forza e di debolezza del tessuto urbano, con particolare riguardo alle più recenti trasformazioni, come quella del fronte mare.

L’arch. Vincenzo Russo (a sinistra) – foto Nicola Fiume

In particolare, l’arch. Russo ha evidenziato che l’accresciuta attrattività turistica del nuovo lungomare vede però un’incompiutezza di fondo nell’assetto costiero urbano e delle zone centrali della città.

Infatti, Russo ha sottolineato: l’assenza di aree di sosta e parcheggio sufficienti ad impedire la congestione del traffico serale ed estivo; il degrado delle spiagge che vanno fino a Porto Colombo e oltre; l’assenza di illuminazione notturna per il Castello e la scarsa fruibilità dell’arena; la vandalizzazione delle aree di pertinenza, legata soprattutto alla mancata apertura del passaggio pedonale piazza-lungomare; l’assoluto degrado di Palazzo Roberti (citando l’iniziativa di “Città Nostra” per la promozione di un Comitato a favore del suo recupero); il grave degrado della costa dovuto alla presenza delle ville abusive confiscate.

Le proposte per un’adeguata valorizzazione e rilancio passano, secondo l’arch. Russo, attraverso: il recupero dell’area portuale e del lungomare sud, con la continuità della passeggiata pedonale lungo il molo di tramontana; l’integrazione del fronte mare nord con il porticciolo di Portecchia (da recuperare, eliminando l’attuale cesura esistente) e con la piazzetta antistante; la creazione di aree di sosta ad uso sportivo lungo il fronte mare; la maggiore sicurezza dell’area giochi per bambini sul lungomare, non sufficientemente protetta.

In merito alla necessità della decongestione del traffico, l’arch. Russo ha sottolineato l’esigenza fondamentale di un Piano del traffico; della dotazione di parcheggi di superficie, utilizzando a regime quelli attuali, ma infrastrutturandoli adeguatamente (innanzitutto, quelli di Corso Italia e della “Torre di Peppe”) e chiedendo di rendere fruibile al pubblico, nelle ore serali, quello privato del supermercato LIDL di Viale Unità d’Italia.

Le nuove aree a parcheggio dovrebbero comunque essere caratterizzate da alberature tipiche (ulivi, carrubi, querce) e da pavimentazioni permeabili per facilitare il drenaggio.

In merito alle aree verdi e ai giardini pubblici, Russo ha evidenziato le buone condizioni di quelli della Villa comunale, della piazzetta che fronteggia l’ex ospedale (su questi due ci permettiamo di dissentire), e della piazza del nuovo Municipio.

Critiche sono invece, per l’arch. Russo, le condizioni delle altre aree a verde, a causa del mancato coinvolgimento dei residenti nelle zone prospicienti e dei privati: Giardini di Don Pedro e Parco giochi di Via De Gasperi (chiusi da tempo al pubblico); oltre alle zone a verde del Cozzetto e delle zone di espansione, laddove mancano peraltro viali alberati, come invece appaiono nella tradizione molese (Via Matteotti e Viale della stazione), e dei quali si avverte la necessità per le funzioni di ombreggiatura e di microclima.

In chiusura, l’arch. Bellantuono, nel rispondere alle molte domande del pubblico, ha evidenziato la necessità della partecipazione dei cittadini alle scelte urbanistiche, citando – come esempio negativo – la mancanza di un percorso partecipativo e di condivisione nella predisposizione del progetto per la recente ristrutturazione di Piazza XX Settembre.

Numerosi gli interventi dei partecipanti all’incontro. Sono intervenuti, nell’ordine: Nicola Bellantuono, Andrea G. Laterza, Carmela Surace, Carlo Leone, Antonio Tricase, Giandonato Disanto, Pietro Padovano, Enzo Cristino, Giangrazio Di Rutigliano, Vittorio Farella.

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