di Nicola Lucarelli

Piazza della Stazione, la Domenica della Fiera. Arrivo in auto e parcheggio. Mentre chiudo l’auto, mi si affianca una grossa vettura bianca.

Ciao, ti ricordi di me?” Mi dice l’uomo alla guida. Lo osservo con attenzione e gli rispondo: ”No, mi dispiace, ma proprio non ti ricordo”. E lui: ”Capisco, sono passati tanti anni. Un attimo che scendo…

Mi viene incontro, mi abbraccia e mi bacia, mi strige la mano e mi dice: “Sono Mino, il figlio di un tuo collega a cui volevi tanto bene. Ti aiuto a ricordare quei tempi. Chi lavorava con te?” Ed io di rimando: “Salvatore, Gino…Nino”. Mi interrompe: “Ecco è lui. Bravo, proprio lui: Nino, mio padre che tu stimavi tanto. Venivo a trovarvi talvolta con lui…ero un bambino a quell’epoca; capisco che hai difficoltà a riconoscermi; oggi ho 39 anni, ma io nonostante i tanti anni trascorsi, ti ho riconosciuto subito. Penso che tu ora stia in pensione, ma non sei cambiato granchè”. “E tu che fai?” – gli chiedo. “Io risiedo in Svizzera, nella Svizzera tedesca, ho sposato la figlia di un imprenditore, che produce orologi e gioielleria. Lavoro per conto di mio suocero e giro l’Italia come rappresentante dell’azienda di famiglia. Stamattina vengo da Lecce e sono diretto a Napoli. Mi sono fermato a Mola per salutare un caro amico che vende i nostri orologi e ho avuto la fortuna di incontrarti. Chi l’avrebbe mai detto!

E’ un bell’uomo sui 35/40 anni, vestito elegantemente, che parla un italiano perfetto, gran parlantina e modi affabili. Gli dico: “Mi ha fatto piacere rivederti. Papà come sta?” “Papà, purtroppo, è morto tre anni fa…un tumore maledetto”. Mi dico addolorato per la perdita e gli tendo la mano per salutarlo, ma lui di rimando: “Aspetta, aspetta…” apre lo sportello posteriore della sua auto e tira fuori una busta: “Ecco questo è per te. E’ un completo orologio, cintura e penna. Fa parte del mio campionario. Così ti ricorderai di me. Se capiti a venire in Svizzera,telefonami. Mi farebbe tanto picere ospitarti. Questo è l’indirizzo della mia azienda”. Mi dà un biglietto da visita.

Dire che sono confuso e dir poco, anche perché subito dopo mi chiede: ”Quanti figli hai?” “Tre, due maschi ed una femmina, ma sono adulti e sposati” dico. Lui tira fuori dall’auto un’altra busta: “Ecco qui ci sono quattro orologi, due da uomo ed due da donna, già in confezione regalo. Uno anche per tua moglie ovviamente”.

Ed io di rimando: “Ma no, non devi. E’ troppo, anche perché non saprei come sdebitarmi…” E lui: “Non ti fare problemi, faccio tutto con piacere e non mi costa nulla. Per un grande amico di papà, a cui volevi tanto bene, è il minimo che io possa fare”. Lo ringrazio ancora e ci salutiamo con abbracci e baci.

Risale in auto, fa pochi metri e sporgendosi dal finestrino, mi dice: “Senti, ho bisogno di fare benzina. Sono già stato qui alla Esso, ma non accettano assegni ed io non ho contanti con me. Ho provato a prelevare ad una banca più giù della Esso stessa, ma il bancomat non funzionava. Potresti prestarmi 100-150 euro, per favore? Te li mando domani con un bonifico”.

E’ il momento in cui in me si accede la classica lampadina. Mi torna in mente il suo papà ed improvvisamente mi ricordo che Nino, il papà, non aveva figli. Mi rendo conto di avere a che fare con un truffatore. Alla sua richiesta di danaro rispondo che non ho con me quella somma. “Ho solo venti o trenta euro e mi servono per la spesa e le sigarette…” Lui, sempre affacciato al finestrino mi dice: “dai sali in macchina, passiamo da casa tua….” Non finisce la frase quando improvvisamente innesta la marcia e precipitosamente scompare alla mia vista dirigendosi verso il campo sportivo, lasciandomi esterrefatto con le due buste di regali in mano. Mi giro per recarmi al bar della stazione e noto parcheggiata dietro la mia auto quella dei Carabinieri con due militi a bordo, sicuramente arrivati in quel momento. Ecco perché il falso figlio del mio collega è fuggito precipitosamente!

Una volta tanto il candidato alla truffa ci ha guadagnato: gli orologi, per la verità perfettamente funzionanti, ed il colier dorato non valgono granchè, ma non ho speso un centesimo per…”comprarli”.

Cari amici di una certa età, diffidate anche di chi vi fermerà per strada con un “ciao, ma come, non ti ricordi di me?” E’ sicuramente un truffatore. Scorrendo le pagine di Internet, ho scoperto che questa è una truffa molto diffusa sul territorio nazionale e che ad essere colpite sono soprattutto le persone anziane. Ho imparato che mai più darò retta a chi mi ferma per strada per chiedermi: “Ciao, ti ricordi di me?” Salvo che sia una persona effettivamente conosciuta.

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