di Marco Sciddurlo

Continuano le attività del gruppo teatrale molese Il Palcoscenico, che sta per portare in scena, il 2 e 3 dicembre prossimi, al Teatro Angioino di Mola, un nuovo lavoro: la commedia in vernacolo molese Avéime u Nènne (È nato un bambino) del compianto Tonino Abatangelo, con la regia di Nilla Pappadopoli.

L’anno scorso, per il Natale, fu rappresentata La natività, sempre di Abatangelo, che è ambientata a Betlemme, con squarci di Mola; mentre Avéime u Nènne è interamente collocata nella Mola degli anni quaranta del secolo scorso, poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale.

La regista Nilla Pappadopoli, che vanta una collaborazione di decenni con l’autore molese ed ha musicato alcune sue poesie, ci spiega che Abatangelo ambientava le sue commedie nel quartiere della “Mola bianca”, nella zona della cappella del Calvario, quella dove lui stesso abitava nella sua infanzia (la famiglia di Abatangelo abitava in via Cavour), le sue commedie hanno sempre un qualcosa di autobiografico ed i suoi personaggi sono prevalentemente di origine contadina. Anche in Avéime u Nènne si può intravedere la nascita del fratello più piccolo di Tonino Abatangelo e lui può essere identificato nel personaggio Vituccio (nelle sue commedie Abatangelo prendeva fatti e personaggi della vita reale, da lui stesso conosciuti, cambiava ovviamente i nomi, ma non i loro soprannomi).

In questa commedia vedremo sul palco Nicola Rotondi (Pascaléine, marito di Iangaléine), Sandra Gelao (Iangaléine, sposa gravida che partorisce), Isabella Gaudiuso  (Cataréine), Alessandro Scarcella (Vituccio), Domenico Susca (Minguccio), Giorgia Dipierro (commare), Ilaria Pietanza (Rosina), Nicola Desilvio (zacummére), Maria Morelli (Feneelle), Angeliana Delvecchio (vammére), Domenico Colella (Nofriocce), Rosarita Quaranta (nononna).

La commedia, che ha momenti di forte ilarità, si snoda attorno alla nascita in casa di un bambino, con battute e battibecchi tra i parenti della famiglia della sposa con quella dello sposo (in particolare tra le consuocere), tipici di quel periodo, ma alla fine tutto si accomoda con l’aiuto della parente anziana e saggia di famiglia. In questa storia si racconta di un’usanza, persa con la fine dei parti in casa (quando c’erano le vammêre): il giorno in cui nasceva un bambino, il padre andava dai parenti annunciando la notizia con la frase «avéime u nènne», mentre al compare si diceva «è nato il servo vostro».

Nilla Pappadopoli ci racconta come Tonino Abatangelo iniziò una corposa produzione di testi in vernacolo molese quando ci fu un forte ostracismo, che partiva dagli insegnanti, nei confronti del dialetto. Più tardi però gli stessi insegnanti molesi invitavano Abatangelo a scrivere rappresentazioni teatrali da fare nelle scuole, così da far conoscere e non far perdere il nostro idioma locale, che è un vero patrimonio culturale. Con lo stesso intento Il Palcoscenico sta portando in scena le opere di Abatangelo (in primavera sarà la volta della commedia Ambasciáte).

Ed a noi, per conoscere o rivivere spaccati della “Mola che fu”, non ci resta che andare in massa a vedere le rappresentazioni del gruppo Il Palcoscenico, compagnia teatrale molese iscritta alla F.I.T.A. (Federazione Italiana Teatro Amatori).

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