di Andrea G. Laterza

I relatori della presentazione dell’Associazione “Futura”: (da sinistra) Antonella Scarimbolo, Giuliano Parente, Antonio Tricase, Caterina Pesce

Si è tenuta ieri sera, mercoledì 13, presso l’Hotel Gabbiano, la riunione di presentazione alla stampa e alla cittadinanza della nuova associazione politico-culturale per un nuovo centrosinistra “Futura”.

Il prologo è stato curato da Antonella Scarimbolo. Sono seguite le relazioni di Caterina Pesce e Antonio Tricase e, quindi, l’intervento di Giuliano Parente.

I temi ricorrenti in tutti gli interventi dei dirigenti di “Futura” si possono sintetizzare in: coltivare le idee, praticare la “buona politica”, costruire una nuova classe dirigente, interfacciarsi con tutti in un dialogo fecondo, creare un percorso formativo e programmatico.

L’obiettivo di “Futura”, è stato dichiarato, è di andare ben oltre il momento elettorale per fare da laboratorio politico inclusivo di un progetto di rinascita e rifondazione cittadina, pur nell’alveo della tradizione di centrosinistra.

Propositi indubbiamente lodevoli ma che, tuttavia, si scontrano con i limiti oggettivi dell’attuale situazione politica locale, quanto mai in movimento e per molti versi assai confusa.

Peraltro, è apparsa evidente una dicotomia, anche espressiva e contenutistica, tra gli interventi dei giovani Scarimbolo, Pesce e Parente e la relazione politica di Antonio Tricase.

Infatti, i giovani “futuristi” hanno più volte battuto e ribattuto sul tasto della rigenerazione della politica con un obiettivo di medio termine, mentre Tricase (che certo non è un volto nuovo) è sembrato soprattutto finalizzare l’ingresso di “Futura” nell’agone politico locale alle prossime elezioni comunali.

E, infatti, Tricase – da ex amministratore comunale, fin dai tempi del DC-PSI della prima repubblica -, ha badato a mettere in rilievo i temi programmatici necessari a dare una svolta alla difficile e complessa situazione socio-economica di Mola, tralasciando però di dire che molti di quei problemi nascono in quegli anni.

Infatti, così è: a) per il saccheggio della costa con le ville a mare, realizzate in base a lottizzazioni abusive approvate nel 1992; b) per i problemi del bacino portuale dovuti anche alla realizzazione del molo di levante senza alcuni accorgimenti tecnico-costruttivi di protezione; c) per l’assenza di scelte in campo turistico e produttivo.

E’ inutile lamentarsi oggi (come ha fatto Tricase) per l’impietoso confronto in materia turistica con Monopoli e Polignano venuto fuori nella recente conferenza di presentazione dell’Associazione “TerrAmare”: ad esempio, il tema del porto turistico è stato dibattuto a Mola per decenni senza alcun risultato (con due progetti, prima quello dell’arch. Mazzanobile e poi quello dell’arch. Bohigas, finiti nel nulla), ma realizzato in pochi anni a Polignano.

Così è per la sostanziale assenza di un tessuto produttivo industriale e artigianale: negli anni in cui i comuni del sud-est barese e della corona metropolitana si organizzavano con aree industriali sempre più attrezzate e competitive, a Mola si espandeva solo l’attività edilizia per una popolazione che si contraeva, creando periferie disomogenee e senza servizi, mentre il centro urbano si depauperava.

Così è stato per la mega-occasione rappresentata da Urban: quasi 23 milioni di euro sprecati malamente senza alcuna ricaduta occupazionale e senza alcun riscontro concreto in termini di presenze turistiche significative, ma per gran parte solo “contributi a pioggia” e sperpero in attività di facciata, consulenziali e propagandistiche.

Chiedere oggi una risoluzione di problemi ormai diventati “luoghi comuni” (come ha sottolineato Giuliano Parente) senza assunzioni di responsabilità appare davvero singolare: perchè non arriva mai un chiaro pronunciamento sulle ville a mare abusive (e sulle lottizazzioni illegittime che ne sono all’origine), tenuto conto della sentenza della Cassazione che ne ordina la demolizione? Perchè il Piano delle coste e il Piano regolatore del porto non hanno mai visto la luce?

Una nuova classe dirigente presuppone il  taglio netto di questi nodi gordiani e non un semplice riposizionamento di personale politico. Ben vengano quindi i giovani “futuristi”, la loro energia, passione e voglia di un reale cambiamento, ma attenti ai trasformismi in prima linea ma anche nelle retrovie, come molte presenze silenti in aula, ieri sera, hanno lasciato ben presagire.

Peraltro, la strategia di “Futura” non appare molto chiara. Vuole essere giustamente un contenitore per nuovi contenuti programmatici e metodologici al fine di abbracciare un vasto arco di forze politiche, movimenti e associazioni, anche al di là degli schieramenti presenti in campo nazionale (come ha sottolineato Tricase). Ma non una somma di sigle per vincere le elezioni senza però un reale progetto e una concreta capacità di governo.

Tuttavia, delle due l’una: a) “Futura” si limita a svolgere solo una funzione (per quanto nobile e impegnativa) di raccordo e di coscienza critica nel centrosinistra molese (e il suo ruolo si sovrappone o comunque si affianca a quello di un’altra associazione già sorta con scopi analoghi: “Il Paese” di Gianni Mola, ex PD); b) oppure, “Futura” decide in ogni caso di prendere parte alla prossima competizione elettorale.

Nel secondo caso, lo spazio per “Futura” è quello di una lista civica: ma con quale prospettiva, se già ieri sera è stata ufficializzata la nascita di un raggruppamento nel centrosinistra tra PD, Moderati per Mola, L’Altra Mola e un gruppo di indipendenti?

E’ difficile pronosticare che “Futura” possa entrare in questa coalizione: la rottura con il PD ufficiale controllato dalla corrente di Pino De Silvio è stata più che eclatante, con il rifiuto degli “autoconvocati”, oggi “futuristi”, di partecipare al congresso cittadino e con il disconoscimento preventivo della nuova dirigenza.

Peraltro, sono assolutamente inesistenti i rapporti con i Moderati di Nicola Tanzi, accusato duramente (assieme agli altri 4 consiglieri: Franco Battista, Vito Lepore, Gianni Siciliano e Angelica Tribuzio) dagli ex autoconvocati  di aver mandato a casa Giangrazio Di Rutigliano votando la mozione di sfiducia del centrodestra.

A tal proposito, va detto che Nicola Tanzi (chiamato indirettamente in causa dall’intervento dal pubblico del socialista Mario Gaudiuso, che chiedeva conto delle ragioni che hanno portato alla sfiducia verso il Sindaco Di Rutigliano) è intervenuto senza peli sulla lingua, dopo un lungo silenzio di mesi,  nel corso dell’assemblea di ieri sera per rivendicare tutte le ragioni del voto di sfiducia al Sindaco Di Rutigliano.

Tanzi è stato perentorio, accusando Di Rutigliano e il suo “cerchio magico” di “incompetenza totale”, “violazione della legittimtà degli atti”, “irregolarità nelle procedure”, “impossibilità di governare”, e che non c’è alcun pentimento nell’aver contribuito alla caduta dell’amministrazione comunale (“lo abbiamo fatto pur sapendo di rinunciare alle nostre indennità”). “Noi ci assumiamo la responsabilità: decideranno i cittadini se ridarci la loro fiducia”.

Insomma, una chiusura netta dei “Moderati” di Tanzi (e della coalizione neo-costituita con il PD e L’Altra Mola di Gianni Russo e gli indipendenti Franco Battista, Vito Lepore, Angelica Tribuzio e Niki Bufo) a qualsiasi ipotesi di nuovo “rassemblement” con coloro che continuano a difendere le ragioni di Giangrazio Di Rutigliano.

Quindi, a “Futura”, salvo sorprese che in politica sono sempre possibili, non resta che volgere il suo sguardo a Giangrazio Di Rutigliano e ai suoi alleati di “Progetto Mola” (guidati da Francesca Mola e Sabino Pesce) e, comunque, ai socialisti di Vittorio Farella, a “Condividiamola” dei Chiarelli (ma Vincenzo Chiarelli, ieri sera, ha definito “Futura” un PD in miniatura, con un chiaro riferimento alla canzone di Lucio Dalla) e al nuovo gruppo MDP (Anna Maria Santoro e Pierdomenico Tribuzio) che si riconosce nei “Liberi e Uguali” del presidente del Senato Pietro Grasso.

Ma i socialisti di Farella e i Chiarelli non sembrano più in sintonia con Di Rutigliano e la sua “Fabbrica del benessere”: il malessere si taglia a fette all’altezza di Via Di Vagno 86 e dintorni; nonostante il “parterre” di ospiti illustri l’ex Sindaco appare sempre più isolato. Mentre tace ancora Gianni Alberotanza con il suo piccolo gruppo di fedelissimi.

D’altra parte, neppure i vecchi militanti della sinistra molese intervenuti ieri sera (Nino Acquaviva, Franco Innamorato) sembravano molto convinti del progetto: hanno evocato remote mozioni degli affetti, ma senza alcuna concreta prospettiva politica di reale unificazione della sinistra (che, in effetti, a Mola non esiste più da anni).

E se è pur vero che tra giovani ci si intende meglio, è difficile ipotizzare che l’intervento di Giovanni Gallo (di “Alleanza per Mola”, lista civica di centrodestra) possa costituire un reale ponte d’incontro con “Futura” su un’ipotesi di governo locale. Anche se in politica, come si è detto, mai dire mai.

Quindi, quale futuro per “Futura”? Nuoterà su una stella, o sarà un cappello di ghiaccio senza sole? Lo sapremo presto.

 

 

Condividi su: