di Nicola Rotondi

L’ex Sindaco Cristino

Se non fosse una telenovela, sarebbe cronaca politica. O viceversa, vista l’ormai raggiunta sovrapponibilità tra le due sfere, senza trascurare che, a rigor di logica, la seconda dovrebbe appartenere alla realtà della vita.

Quella che in casa Pd già a fatica può essere considerata accesa dialettica – tra assemblee infuocate, congressi abbandonati, ricorsi, lettere smarrite – è ormai diventata una saga interminabile di astio e veleni reciproci.

E dire che le intenzioni alla base dell’ennesimo atto di rottura erano pure lodevoli, stando al disperato tentativo dell’iscritto democrat  Lorenzo Giliberti di ricompattare il Pd, promuovendo un incontro tra i futuristi (già autoconvocati-autosospesi della sezione molese) e gli esponenti vicini all’uomo forte del partito Pino De Silvio.

 

L’esplorazione conciliativa condotta da Giliberti ha dapprima intercettato Enzo Cristino, traghettatore della diaspora interna al circolo di Piazza degli Eroi. L’ex sindaco fissa due condizioni alla base di ogni discussione con gli acerrimi avversari: un chiarimento sugli avvenimenti che portarono un anno fa alla caduta dell’ultima amministrazione e una cosiddetta e non meglio  precisata “revisione” del cartello elettorale di cui il Pd fa parte, insieme a L’Altra Mola, indipendenti e Moderati per Mola, affinché il raggruppamento si connoti come una vera e propria coalizione di centrosinistra.

L’ex assessore De Silvio

Dall’altro lato della barricata, Mario Logrieco richiedeva proprio la presenza di Cristino nella delegazione dei dissidenti.

Mentre sembrava che fossero sorti i presupposti per dare luogo alla riunione che si sarebbe dovuta svolgere nella serata di ieri, Cristino e Antonio Tricase, leader di Futura, pongono un veto: De Silvio non deve essere presente.

La richiesta viene rispedita al mittente: il tavolo salta in maniera definitiva.

Nessun dialogo è possibile: l’incomunicabilità è la cifra di questo obliquo inizio di campagna elettorale.

Si insinua prepotentemente il timore che il confronto non avverrà sulle proposte, ma su una coda di rivalse e personalismi che compromettono la credibilità – già ferita – della politica.

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