Redazionale

Per non dimenticare

Sono passati diversi anni dalla conclusione del Programma Urban II. Un piano economico-finanziario di ben € 22.225.397,00. Una cifra enorme, record, che avrebbe dovuto cambiare decisamente le sorti della nostra cittadina.

Eppure, come tutte le statistiche dimostrano inesorabilmente da anni (e che regolarmente pubblchiamo sul nostro mensile), gli indicatori socio-economici di Mola continuano a peggiorare. Segno che non solo il finanziamento Urban non ha portato alcun beneficio alla nostra economia, ma che, alla fine, ha addirittura peggiorato le cose.

Infatti, le forti aspettative generate da Urban sono andate completamente deluse e, quale contraccolpo, hanno provocato un forte disincanto nella cittadinanza e negli operatori economici, segnando una ripresa dell’emigrazione, una paralisi nei nuovi investimenti, perfino una preoccupante contrazione demografica.

Tant’è che Mola è sempre più il fanalino di coda del nostro comprensorio in tutti gli indici economici e sociali e ha tra le peggiori “performance” dell’intera Area Metropolitana.

Da ultimo, perfino un settore che potrebbe essere trainante, quello del turismo, e che il Piano Urban si proponeva di incentivare e far crescere, ha visto Mola (con i dati che di recente “Città Nostra” ha pubblicato) in una posizione assolutamente inconsistente e marginale per numero di presenze turistiche, mentre i comuni del sud-est barese (e, in particolare, Polignano e Monopoli) conoscono un vero e proprio boom.

Al fine di consentire ai nostri lettori, e allo stesso tempo a tutte le forze politiche e ai candidati che si accingono a confrontarsi nella campagna elettorale alle porte per l’elezione del Sindaco e del Consiglio comunale, riteniamo di fare cosa utile per tutti, anche a futura memoria, nel riproporre il nostro “Dossier Urban”, pubblicato dal nostro giornale nel Gennaio 2009, al quale seguì un partecipato convegno di illustrazione, tenutosi nel Palazzo Roberti a fine ottobre di quell’anno.

A distanza di nove anni da allora, riteniamo che un giudizio obiettivo possa essere dato su cosa poteva essere Urban II e non è stato. E soprattutto debba servire a tutte le forze politiche per avviare una profonda riflessione allo scopo di una vera rinascita cittadina, a partire dalla prossima amministrazione che guiderà Mola.

Ecco il Dossier Urban:

INTRODUZIONE

Una grande opportunità sprecata. Ecco perché il nostro paese non cresce.
Una delibera della Giunta Comunale porta alla luce sette anni di sprechi e di danaro della Comunità Europea e dello Stato distribuito a “pioggia”. Pur non mancando valide iniziative, tuttavia le ombre sopravanzano le luci: il mega-progetto Bohigas ridotto al lumicino; montagne di danaro impiegate solo per azioni di propaganda e feste; finanziamenti a fondo perduto a imprese e singoli che, per larga parte, non hanno prodotto posti di lavoro né crescita economica. Tutte le cifre per capire dove sono finiti i soldi di Urban II.

PREMESSA
Questo dossier non è e non vuole essere un giudizio sulle persone dei nostri amministratori, ai quali, ovviamente, va riconosciuta a priori la buona fede nell’aver operato. Tuttavia, non possiamo esimerci dall’esprimere un giudizio politico (non partitico), nel senso più alto e nobile del termine, sulle scelte che sono state fatte nel corso di lunghi anni di amministrazione. Innanzitutto, vogliamo far parlare i numeri e le cifre a testimonianza di come i finanziamenti comunitari sono stati spesi; al contempo forniremo ai lettori il nostro punto di vista. Infatti, un elenco di dati non ha alcun senso se i cittadini non hanno la possibilità di capire, attraverso informazioni e punti di vista rigorosi, quali scelte sono state compiute e perché altre strade potevano essere percorse per un migliore e più efficace conseguimento del “bene comune”.

URBAN II: CHE COS’È
E’ ormai più che noto: nel lontano novembre del 2001 la Commissione Europea adottò il Piano Urban di Mola di Bari approvando la cifra record per il nostro paese di € 22.225.397,00: per intenderci pari ad oltre 43 miliardi delle vecchie lire. Un’iniezione di fondi pubblici mai vista dalle nostre parti e che, se ben gestita, avrebbe risollevato anche le sorti del Comune più a mal partito.
E, infatti, la Comunità Europea approvò il nostro Piano Urban a fronte della situazione socio-economica di Mola, presentata dagli amministratori locali quale in effetti era (ed è), cioè disastrosa: inesistenza (o quasi) di attività produttive; scarsa propensione agli investimenti; tessuto urbano frammentato e poco omogeneo.
Infatti, nel “Complemento di Programmazione” (cioè il documento attuativo del Programma Urban) si legge che il nostro PIC Urban II “si propone di elaborare ed attuare strategie particolarmente innovative per la rivitalizzazione economica e sociale sostenibile del tessuto urbano di Mola di Bari e, a tal fine, disegna il percorso strategico da seguire e mettere in atto al fine di rimuovere, con l’ausilio degli strumenti finanziari comunitari, segnatamente il FESR, gli ostacoli che rallentano un percorso solido di sviluppo per la città di Mola di Bari e quei fattori che allo stato attuale causano situazioni di marginalità economica e culturale, di degrado sociale, di mancata valorizzazione delle risorse disponibili.”
Il Programma Urban di Mola si è sostanziato nella definizione di assi di intervento e di misure di attuazione. In particolare, nei seguenti assi: Riurbanizzazione polifunzionale ed ecocompatibile degli spazi urbani (Asse I); Imprenditorialità e patti per l’occupazione (Asse II);- Integrazione degli emarginati e offerta di servizi di base economicamente accessibili (Asse III);- Sviluppo delle potenzialità tecnologiche della Società dell’Informazione (Asse IV); – Assistenza Tecnica per la gestione e la sorveglianza del Programma, Comunicazione e Pubblicità (Asse V).

UNA VISIONE STRATEGICA SBAGLIATA
Se le premesse erano sicuramente buone, tant’è che tutto il Consiglio Comunale approvò all’unanimità quel Programma, non si può dire che gli atti conseguenti lo siano stati altrettanto.
Quando mi è capitata tra le mani la delibera di Giunta Comunale n. 215 del 14 ottobre 2008, che riepiloga gli investimenti e i contributi di Urban II, non volevo crederci. Dopo circa dieci anni passati sui banchi del Consiglio comunale, pensavo di aver già visto tutto o quasi: eppure mai avrei immaginato di trovarmi di fronte ad un tale spreco di risorse pubbliche, di danaro che poteva servire a dare una vera svolta alla nostra cittadina e che, invece, in gran parte è servito soltanto ad amplificare azioni di propaganda e ad accrescere il consenso politico, mentre potevano e dovevano essere effettuate scelte più oculate e lungimiranti.
Innanzitutto, come tutti i lettori ricorderanno, fu battuta la grancassa mediatica del Progetto Bohigas (propagandato come il fulcro dell’intero Programma) senza che, però, facessero seguito atti concreti.
Nello scorso numero di “Città Nostra” abbiamo già avuto modo di scrivere in merito agli enormi ritardi nell’avvio dei lavori per il Fronte mare nord, che peraltro è solo una porzione ristretta del complessivo Progetto Bohigas e per la cui realizzazione integrale non ci sono assolutamente fondi a disposizione.
D’altronde, sicuramente i lettori rammentano quali scenari fantasmagorici furono presentati dagli amministratori locali alla vigilia delle ultime elezioni comunali: una Mola da “cartolina” venne illustrata ai molesi, con fronte mare da Porto Colombo a Cala Loreto, spiaggia urbana e isola artificiale, rifacimento integrale di Piazza XX Settembre, grande porto turistico, parcheggi interrati.
Ma se quella era la Mola agognata, la realtà iniziò a presentarsi ben diversa. Fu condotta una campagna elettorale carica di mille promesse e allettamenti. Nei fatti, si fece un grande dispiegamento di propaganda politica con il famoso slogan “Il progetto continua” e, soprattutto, iniziò la distribuzione “a pioggia” di milioni di euro per progetti e iniziative quasi sempre a nessun impatto occupazionale. Ma, evidentemente, quella frammentata distribuzione di danaro giovò enormemente in termini di “ritorni” elettorali.
L’amministrazione insediatasi all’indomani delle elezioni comunali del 2005, diretta prosecuzione della precedente, continuò sulla stessa falsariga. Anzi, accentuò la pratica della propaganda politica.
In poche parole, anziché concentrarsi da subito e con adeguate risorse professionali sulla concretizzazione del grande (anche se per molti versi discutibile) Progetto Bohigas, l’Amministrazione comunale ha lasciato che la prospettiva di una Mola nuova e diversa lievitasse soltanto nelle teste dei molesi, sino ad assumere connotati fantastici ed onirici e generando fuorvianti aspettative. Un pessimo risultato, visto che tali aspettative hanno prodotto un vertiginoso aumento dei prezzi, e non solo delle abitazioni, con un generale rincaro del costo della vita nel nostro paese.
Insomma, quello che sarebbe dovuto diventare il “cuore” della rivoluzione urbanistica ed economica del nostro paese, cioè il fronte mare, veniva messo ai margini del Piano Urban e finiva per acquisire (nonostante i proclami propagandistici) il ruolo di “cenerentola”. Del porto turistico si perdevano poi completamente le tracce per l’incapacità di perseguire concreti obiettivi di realizzazione.
In sostanza, anziché cominciare a realizzare solide fondamenta (le strutture del fronte mare, della piazza e del porto turistico) su cui poi consentire l’attecchire di imprese turistiche e ricettive – con opportuni finanziamenti mirati alle valide iniziative imprenditoriali – si è scelta la strada esattamente opposta. Una visione strategica del Piano Urban indubbiamente sbagliata: si è iniziato da subito a disperdere milioni di euro per finanziare attività di bed & breakfast, commerciali e artigianali in un deserto urbanistico e strutturale che, ancora oggi, non si sa se e quando si riuscirà a colmare.

ECCO COME SONO STATI UTILIZZATI I FONDI URBAN
A leggere l’elenco delle attività e dei lavori che hanno beneficiato dei finanziamenti Urban, prende un senso di scoramento per le scelte effettuate dalla nostra Pubblica Amministrazione. I lettori potranno seguire il senso del nostro discorso consultando il Prospetto delle risorse per progetti e per fonti di finanziamento al 12.09.2008 (allegato a questo articolo) che il Comune di Mola ha inserito nella delibera di Giunta Comunale n. 215 del 14 ottobre 2008. E’ utile e opportuno scorrere passo-passo le aride cifre che hanno, in concreto, molto da raccontare.
Innanzitutto, sulla base del “Complemento di programmazione”, va chiarita la ripartizione dei fondi stanziati. Il totale dei costi ammissibili al finanziamento è, come già detto, pari a € 22.225.397. Nella cifra globale è compreso l’importo di € 2.765.216 a carico dei privati che intendono beneficiare di aiuti finanziari a fondo perduto. In sostanza, a fronte dell’importo complessivo di investimento i soggetti privati beneficiano del 50% di contributi a fondo perduto, con un massimale di € 50.000,00 a progetto.
La spesa pubblica è, quindi, di € 19.460.180, così ripartita: € 8.742.791 a carico del Fondo FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) della Comunità Europea; € 10.717.389 a carico di Fondi Nazionali, di cui € 4.064.223 stanziati dallo Stato, € 576.740 dalla Regione Puglia e € 6.076.426 dal Comune di Mola.

1) LE OPERE PUBBLICHE
Il fronte mare ridotto agli spiccioli
L’Asse I, cioè la “Riurbanizzazione polifunzionale ed ecocompatibile degli spazi urbani” ha utilizzato oltre il 50% dei fondi Urban, e cioè € 13.113.407,00.
All’interno dell’Asse 1, alla Misura 1.1., cioè al “Recupero di spazi pubblici”, sono stati destinati € 9.688.190,00: di questi – sembrerà incredibile – soltanto € 1.196.194,36 sono stanziati per il “Sistema fronte a mare urbano”. Eppure, in uno dei documenti Urban del nostro Comune, il “Documento di monitoraggio sullo stato di attuazione del PIC Urban II” approvato dal Comitato di Sorveglianza nella seduta del 26.11.2004, la cifra stanziata era molto più corposa: si trattava di € 4.406.981,24. Evidentemente, nel tempo, la somma prevista si è persa per strada, assorbita – come vedremo – da una moltitudine di spese improduttive e di finanziamenti “a pioggia”.
Nel concreto, quello che doveva essere il nucleo principale del Programma Urban e della trasformazione urbanistica del nostro paese, utilizzerà solo il 5,38% dell’intera somma deliberata dalla Comunità Europea per il nostro Comune (€ 22.225.397,00). Eppure, i vari studi (propedeutici, preliminari, ecc.) e le progettazioni del Piano Bohigas e dintorni ci sono costati la ragguardevole cifra di € 403.253,11, cioè un terzo di quanto si andrà poi a spendere, con fondi comunitari, per la realizzazione.
In ogni caso, si sa benissimo che i fondi Urban stanziati per il fronte mare nord non basteranno assolutamente a coprire l’entità dei lavori appaltati che, infatti, è allo stato attuale di circa € 3.100.000,00. A tal proposito, al fine di colmare la cifra necessaria, il Comune ha provveduto a stanziare fondi propri e all’accensione di un primo mutuo da € 925.000,00, i cui oneri finanziari saranno a carico del bilancio del Comune.

La “partita di giro” degli oneri di urbanizzazione.
In realtà, come i lettori possono constatare consultando le tabelle allegate, quasi il 60% della somma stanziata per la Misura 1.1. è stata spesa per la realizzazione di urbanizzazioni primarie e di reti stradali nelle maglie di lottizzazione dei quartieri di espansione (Cozzetto, Cerulli, San Giorgio), per un totale di € 5.666.984,00. Lascia davvero stupiti la scelta dell’Amministrazione Comunale di inserire all’interno del Programma Urban una cifra così rilevante che copre buona parte della somma complessiva di € 6.076.426,00, messa a carico del Comune di Mola da parte della Comunità Europea.
In poche parole, per la costruzione di strade e per le urbanizzazioni primarie nelle zone di espansione, abbiamo “bruciato” all’interno del Programma Urban il 93% delle risorse che il nostro Comune aveva l’obbligo di rendere disponibili. La riprova la si ha consultando la tabella pubblicata alla pag. 35 del “Complemento di Programmazione”, nella sua ultima versione del 18.07.2007. Infatti, della somma totale a carico del Comune (€ 6.076.426) è stata stanziata la rilevante cifra di € 5.633.483,00 per l’Asse I, di cui la quasi totalità riservata alla Misura 1.1., cioè al “Recupero di spazi pubblici”: all’interno della quale si trovano le voci di spesa per le strade e le opere di urbanizzazione.
Questa scelta ha, di fatto, comportato una “partita di giro” degli oneri di urbanizzazione (con i quali si realizzano obbligatoriamente le strade e i servizi primari nelle nuove lottizzazioni edilizie) versati al Comune da proprietari e costruttori all’atto del rilascio del permesso di costruire. E’ quanto emerge leggendo, a pag. 8, il “Documento di monitoraggio sullo stato di attuazione del PIC Urban II” approvato dal Comitato di Sorveglianza nella seduta del 26.11.2004.
Insomma, gli oneri di urbanizzazione versati dai privati sono stati messi a carico della quota Urban stabilita dalla Comunità Europea per il nostro Comune per opere (strade e servizi) che si sarebbero dovuti realizzare obbligatoriamente a prescindere dal programma comunitario.
In tal modo, l’Amministrazione Comunale ha artificiosamente evitato di mettere a disposizione, in prima istanza, fondi rivenienti dal bilancio comunale a concorrenza della propria quota di Programma Urban per le nuove opere pubbliche aggiuntive. Con il risultato che, alla fine, per coprire l’appalto per il Fronte mare nord (diventato nel tempo a corto di risorse finanziarie per lo sperpero, come vedremo, su altri …”fronti” di spesa) i nostri amministratori hanno dovuto ricorrere, come abbiamo detto, all’accensione di mutui. Insomma, come si suol dire “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”…

Le altre opere pubbliche
A confronto delle ingenti somme prelevate dagli oneri di urbanizzazione, l’ammontare dei fondi spesi per le altre opere tanto reclamizzate passa in second’ordine.
E così troviamo: € 384.803,93 per la sistemazione dei giardini di Piazza Eroi, una delle poche opere pubbliche ben riuscite e correttamente manutenute; € 410.157,46 per la realizzazione del canile municipale, arrivato “fuori tempo massimo”, dopo che Mola è stata sbertucciata a lungo su “Striscia la notizia”, e senza che sia stato realizzato il tanto declamato “parco rurale” di 5 ettari; € 443.319,27 per i Giardini di “Don Pedro”, già caduti nell’abbandono e nel degrado; € 697.613,16 per infrastrutture sportive, aggregative e per il tempo libero, cioè prevalentemente per il “Caduti di Superga”, mentre lo Stadio comunale giace nello sfacelo più totale.
Sempre all’interno della Misura 1.1. sono stati stanziati fondi (€ 36.723,71) per la manutenzione (anche se non risolutiva) del ponte di Cozze (quello che cedette con la piena della Gravina di Monsignore, per intenderci) e per l’area adibita a parcheggio a Cozze, che è costata la rilevante cifra di € 287.768,46.
Inoltre, risulta stanziata la somma complessiva di € 159.106,30 per “Recupero e ristrutturazione spazi verdi e ricreativi”, con “lavori di manutenzione straordinaria del verde pubblico attrezzato” (€ 128.558,48) e “Fornitura e posa in opera di giochi per l’infanzia” (€ 30.547,82): chiunque, faccia un giro per le poche e sparute aree a verde che abbiamo, incolte e spelacchiate, senz’altro si renderà conto di come sono stati destinati bene questi soldi…. Per non parlare dei giochi per l’infanzia: il Baby Park del Lungomare utilizza tuttora le “giostrine” su cui si cimentavano i bambini di venti anni fa e forse più.
Per il Castello Angioino è stata prevista la somma di € 55.396,79 destinata al solo impianto antincendio: con ciò sfatando le chiacchiere propagandistiche che volevano il restauro del Castello effettuato prevalentemente con fondi Urban. In realtà, i lavori all’antico maniero hanno goduto quasi essenzialmente di fondi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Passando alla Misura 1.2 “Infrastrutture ambientali”, notiamo che sono stati destinati € 325.905,27, di cui € 116.052,20 per manutenzione straordinaria ed ampliamento reti idrica e fognante e poi € 86.916,07 per non meglio individuabili “Infrastrutture tecnologiche per il miglioramento della qualità ambientale del territorio comunale” e € 122.937,00 per una “Rete di monitoraggio ambientale”: si tratta probabilmente dell’accordo stipulato di recente con l’ARPA, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale per il monitoraggio dell’ambiente marino.

I giochi di ” ingegneria finanziaria” per la ristrutturazione delle scuole
Per la Misura 1.3 “Ristrutturazione sostenibile ed ecocompatibile di edifici per insediarvi attività di interesse pubblico” sono stati stanziati € 1.538.110.30. Ma per farne cosa? La gran parte delle risorse è stata destinata a lavori di manutenzione straordinaria delle scuole materne, elementari e medie per € 897.713,51.
In realtà, a conti fatti, come risulta dalla successiva delibera di Giunta Comunale n. 216 del 14.10.2008, i lavori previsti nel Programma Urban per le scuole medie “Tanzi” e “Dante Alighieri” e per le elementari “Montessori”, “De Filippo” e “De Amicis” (per un totale stanziato di € 756.827,55) sono stati parzialmente realizzati. Pertanto, la somma di € 567.620,85 (definita nella delibera come “risorse liberate”) è stata destinata a interventi di manutenzione straordinaria per ambienti destinati all’infanzia (“I colori dell’infanzia”) e per interventi di riabilitazione di spazi esterni e di produzione di energia fotovoltaica nelle scuole medie (“Spazi di prossimità”): ma questa somma non è sufficiente per le nuove attività previste (che assorbiranno in totale € 800.000,00) e, quindi, nella delibera è riportato che l’importo eccedente di € 232.379,15, non copribile con fondi Urban, sarà finanziato con fondi comunali. Insomma, un gran pasticcio burocratico con giochi di ingegneria finanziaria. E, in ogni caso, davvero non si capisce perché si dovevano attendere i fondi Urban per “rimettere a posto” le scuole primarie: è un compito che spetta ai Comuni a prescindere da ogni forma di finanziamento esterno.
Del resto, nonostante le rilevanti cifre in ballo e a Programma Urban ormai scaduto, la situazione delle scuole molesi di proprietà comunale è tutt’altro che rosea: le scuole elementari e medie continuano a vivere in condizioni strutturali molto precarie e le due scuole per l’infanzia di via Rutigliano (“Arianna” e “Girasole”) sono chiuse perché pericolanti: la prima fu chiusa alcuni anni fa, l’altra a fine giugno scorso. Per ovviare alle chiusure, i bambini sono tuttora ospitati presso la Scuola elementare “De Filippo” in una incresciosa coabitazione forzata.

I palazzi storici
Sempre all’interno della Misura 1.3 troviamo la consistente somma di € 585.000,00 destinata al “Recupero del Palazzo per attività marinare” di Via Di Vagno che per alcuni anni, dopo la chiusura dell’IPSAM, ha ospitato il fantomatico “Istituto Radar”: lavori iniziati già tanto tempo fa e che non sembrano affatto procedere.
Per concludere l’Asse I, la Misura 1.4 “Conservazione e valorizzazione del patrimonio storico e artistico pubblico” ha previsto la somma complessiva di € 1.561.201,43, di cui € 532.790,32 sono stati impiegati per il Restauro dell’ex Convento di Santa Chiara (la cui facciata sul lato della Piazzetta Kennedy, in assenza di strumenti di video-sorveglianza, è ormai da tempo alla mercè dei vandali), mentre € 1.028.411,11 sono stati destinati al Recupero funzionale dell’ex Palazzo Municipale di Piazza degli Eroi. Anche qui, si tratta ormai di lavori interminabili, sospesi nel loro completamento interno a causa di un contenzioso giudiziario con la ditta appaltatrice. Ed è già visibile il degrado della facciata a causa degli escrementi rilasciati dai volatili, che hanno riconquistato le “postazioni perdute”: risulta inspiegabile perché la struttura non sia stata protetta da un impianto di dissuasione. Un impianto non previsto dai funzionari comunali che avevano l’obbligo di validare il progetto, né dalla Giunta Comunale che tale progetto ha poi approvato.

2) I FINANZIAMENTI AI PRIVATI
Se i risultati dell’Asse I – con una scelta molto opinabile delle opere pubbliche da finanziare – lasciano fortemente a desiderare, è l’impiego delle risorse dell’Asse II che suscita interrogativi davvero sconcertanti.

Pioggia di contributi, ma l’economia molese non decolla
L’Asse II si riferisce a “Imprenditorialità e patti per l’occupazione” e vede ben sei misure previste per un totale di € 6.415.872,00, comprensivo della quota di investimento a carico dei privati.
La Misura 2.1. (Sostegno alle attività economiche nel settore della pesca) non ha conseguito fondi, pare per un diniego delle Autorità comunitarie, poiché gli aiuti alla pesca godono di specifici canali di finanziamento europei.
A fare la parte del leone è stata senza dubbio la Misura 2.2 (Sostegno alle attività economiche delle PI e dell’artigianato) che ha totalizzato progetti delle piccole imprese e dell’artigianato per € 4.013.471,03.
Scorrendo l’elenco dei 54 beneficiari riportati nella delibera di Giunta Comunale n. 215 del 14.10.2008 – ai quali, con la determina comunale n. 65 del 30.09.2009, se ne sono aggiunti altri 33, per un totale complessivo di 87 – i lettori potranno rendersi conto della distribuzione “a pioggia” dei finanziamenti: a volte meno che trascurabili (non sappiamo davvero cosa possa fare di apprezzabile un imprenditore con un investimento € 1.100,00 o giù di lì), altre volte sicuramente consistenti. Come già detto, su ciascun progetto di investimento approvato i soggetti privati beneficiano, sulle spese ammissibili, del 50% di contributi a fondo perduto, con un massimale di € 50.000,00 a progetto.
Sia bene inteso, non abbiamo assolutamente nulla nei confronti di chi ha ricevuto legittimamente i finanziamenti. Anzi, chi ne aveva titolo ha fatto senz’altro bene a produrre domanda, anche se in diversi hanno poi rinunciato o hanno subìto la revoca del finanziamento (in molti casi a seguito di un’indagine della Guardia di Finanza): evidentemente sopraffatti dalle difficoltà burocratiche o dall’incapacità di sostenere fino in fondo un programma imprenditoriale.
Diverso è il discorso per la Pubblica Amministrazione che, dinanzi all’interesse generale, aveva il compito “politico” di indirizzare i finanziamenti verso un’ampia prospettiva di crescita economica e occupazionale.
Infatti, è legittimo chiedersi se, come e quando questo cospicuo fiume di danaro abbia contribuito al miglioramento del sistema imprenditoriale locale e, soprattutto, se abbia portato ad un incremento del prodotto interno lordo (PIL) e a benefici occupazionali.
Purtroppo, tutte le statistiche ufficiali di enti di ricerca e di stampa specializzata (Istat, Osservatorio Banche-Impresa, Il Sole 24 Ore, ecc.), anche le più recenti, sono univoche nel concordare sull’estrema arretratezza del nostro apparato produttivo e dei nostri indicatori socio-economici.
Tanto che se un “effetto Urban” sull’economia molese c’è stato, esso è davvero impercettibile. Sia perché la zona per attività produttive (area P.I.P. di contrada Scannacinque) non ha visto alcuno sviluppo apprezzabile (pochi e sparsi capannoni non fanno “primavera”); sia perché la “zona industriale” continua a rimanere sulla carta e le infrastrutture (figuriamoci gli opifici) sono ben al di là da venire.
Peraltro, vi è da dire che, come abbiamo più volte scritto da queste colonne, senza l’ausilio di finanziamenti pubblici particolari (né tantomeno di Urban), la maggior parte dei Comuni della provincia si sono dotati da tempo di zone produttive ricche e pulsanti di centinaia e centinaia di imprese industriali, artigianali, commerciali, tecnologiche e dei servizi.
Basti pensare a Noicattaro, ad Acquaviva, a Molfetta, giusto per citare gli esempi recenti di maggiore e migliore riuscita e che hanno generato nell’insieme migliaia di nuovi e qualificati posti di lavoro.
Il nostro elenco di imprese finanziate da Urban, invece, ci rimanda soprattutto a piccole aziende commerciali e artigianali che, nella realtà, non sembrano in gran parte (ma con le dovute e lodevoli eccezioni) aver acquisito una nuova fisionomia imprenditoriale e, soprattutto, che nella sostanza non hanno accresciuto la manodopera impiegata. In molti casi, sembra che ci si trovi di fronte a mere “ristrutturazioni” edilizie, al rinnovo degli arredi interni o poco più. In alcuni casi, addirittura, ci viene segnalata l’apposizione di targhe di finanziamento Urban all’esterno di rimesse o di garage che non paiono recare alcun segno di attività economica tangibile.
Sicuramente si tratterà di casi limite, tuttavia, vorremmo per davvero essere smentiti, naturalmente con dati alla mano che ci dimostrino complessivamente l’aumento occupazionale avvenuto, l’aumento del fatturato, la diversificazione produttiva, l’innovazione tecnologica, i nuovi canali di mercato, il miglioramento delle tecniche gestionali, ecc.. Insomma, cambieremo idea a proposito di questo danaro così abbondantemente e diffusamente elargito, solo quando verrà comprovato che i finanziamenti hanno per davvero contribuito a far nascere o a consolidare imprese moderne e competitive, in grado di generare nuova e vera occupazione e di accrescere la produzione locale.

Il rapporto dell’Osservatorio Socio-economico dell’Università di Bari
E una conferma ai nostri dubbi arriva, d’altronde, dal primo rapporto dell’Osservatorio Socio-economico del CREEA, un centro di ricerca dell’Università di Bari che, sulla base di una Convenzione con il Comune di Mola, ha utilizzato fondi Urban per preparare l’indagine presentata il 17 dicembre scorso.
Nonostante i cospicui finanziamenti pubblici piovuti su Mola, il rapporto denuncia il perdurare nel nostro paese di una situazione di complessiva arretratezza rispetto alle medie provinciali, in specie per quanto riguarda il basso reddito pro-capite, l’elevata disoccupazione e la dimensione trascurabile della nostra economia. Un sistema produttivo davvero microscopico: infatti, il rapporto dichiara che l’80% delle imprese molesi non ha più di due dipendenti. A riprova che le nostre aree produttive sono rimaste sostanzialmente sulla carta e che neppure l’operazione Urban di “delocalizzazione” delle imprese artigianali presso l’area P.I.P. di contrada Scannacinque ha sortito grandi effetti.
A tal proposito, è davvero degna di miglior causa l’ennesima campagna mediatica della nostra Amministrazione Comunale in merito al Centro Direzionale dell’Area P.I.P., oggi in corso di restauro al fine di essere utilizzato dalla Guardia di Finanza. Un manufatto completamente devastato da vandali e ladri nel corso di lunghi anni, senza che i nostri amministratori abbiano mosso concretamente un dito per prevenire tale scempio.
Conosco la questione fin troppo bene per averla denunciata a suo tempo più volte in Consiglio Comunale chiedendo invano (quando il saccheggio poteva ancora essere evitato) l’istituzione di un servizio di custodia permanente. Se la mia richiesta fosse stata accolta, avremmo preservato un bene costato all’epoca fior di miliardi di lire e avremmo oggi evitato l’utilizzo di oltre due milioni di euro di danaro pubblico (delibere di Giunta Comunale n. 218 e 219 del 20.12.2002) per ripristinarlo (si veda il mio articolo “Alla ricerca della cella perduta”, sul numero di Marzo 2008 di “Città Nostra”, che ricostruisce l’intera vicenda). Ma tant’è, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. D’altronde, fa riflettere la memoria corta dei nostri politici: hanno facilmente dimenticato la destinazione d’uso originale dell’edificio, nato per essere il Centro Servizi dell’area P.I.P. o quantomeno per essere destinato ad attività produttive o commerciali. Un fallimento davvero notevole che oggi viene reclamizzato come un successo dell’attuale Giunta…. E tutto ciò, mentre a due passi da noi, a Rutigliano, la Divella – diventato il secondo pastificio italiano dopo la Barilla – grazie al boom produttivo dell’ultimo anno, a fine 2008 ha premiato i suoi 280 dipendenti con uno stipendio aggiuntivo, oltre a tredicesima e retribuzione di dicembre.
I Bed & Breakfast

Con la stessa logica della Misura 2.2., si muove la Misura 2.3 (Sostegno per favorire gli investimenti finalizzati alla piccola ricettività turistica) che ha previsto investimenti per € 1.018.814,97 relativi a 14 iniziative imprenditoriali.
Qui si trovano, in prevalenza, i finanziamenti ai cosiddetti Bed & Breakfast. In alcuni casi i dubbi sono notevoli: in specie, quando arrivano segnalazioni di mere ristrutturazioni edilizie. In altri casi, si tratta di un’operazione di sostegno meritata per aziende che, effettivamente, soprattutto se segnalate attraverso internet, iniziano timidamente ad attirare nuovi flussi turistici. Tuttavia, anche qui le scelte politiche sono deboli e contraddittorie.
Infatti, se all’interno del Piano Urban la nostra Amministrazione avesse provveduto, come primo atto, a dare impulso ai lavori del fronte mare, questa misura avrebbe visto, per forza di cose, l’investimento di più cospicue somme: proprio al fine di finanziare una ricettività ampia e diversificata, quella che – tempo fa, da queste colonne – ho definito “albergo diffuso”. Una ricettività che ha preso piede già da tempo in molte località turistiche, a cominciare, in Puglia, da Martina Franca, e che avrebbe senz’altro tratto linfa dalle opere pubbliche infrastrutturali del fronte mare e del porto turistico. Opere, invece, ancora sulla carta e, per quanto riguarda il porto turistico, del tutto futuribili.

3) IL GRANDE SPERPERO PER LE ATTIVITÀ FESTAIOLE
Ma, all’interno di questo Asse II, è la Misura 2.4 (Promozione di servizi turistici ed attività culturali e ricreative per accrescere il potenziale di attrazione turistica), quella che suscita, per buona parte, le perplessità e le riserve maggiori. Alla misura in questione è stato riservato quasi un milione di euro (€ 999.586,00 per la precisione). Se si eccettua una serie di stanziamenti a sei imprese eterogenee, per un totale investito di € 317.418,42 (aziende che, in alcuni casi, davvero sembrano c’entrare poco o nulla con l’oggetto della Misura), buona parte dell’importo è riservata alle feste.
Sì, proprio così: la Comunità Europea ha destinato un totale di € 595.245,81 alle edizioni dell’Estate Molese dal 2001 al 2008 (con l’eccezione del 2002) e del Natale Molese dal 2001 al 2007 (con l’eccezione del 2002 e del 2004).
Uno sperpero in piena regola, i cui massimi sono stati toccati con le edizioni dell’Estate molese del 2006 (€ 90.000,00), del 2007 (€ 79.720,00), per arrivare al picco incredibile del 2008 (€ 136.573,53).
Insomma, il Piano Urban è servito a finanziare in grande stile “Sagra del polpo”, zampognari e dintorni. Se “accrescere il potenziale di attrazione turistica” sembra essere questo per i nostri amministratori e per le autorità europee, siamo messi davvero male!
Lascia poi completamente stupiti l’aver destinato € 60.628,24 alla “Promozione delle attività teatrali sul territorio comunale”: con un Teatro Comunale perennemente chiuso, davvero non si capisce quale finalità abbia conseguito questa voce di spesa se non generiche “realizzazioni di laboratori di animazione teatrale a supporto delle scuole elementari, medie inferiori e delle associazioni molesi”.
Per contro, la Misura 2.5 (Promozione di servizi innovativi per le imprese e le nuove attività economiche) ha fatto registrare € 0,00 (zero euro: sì, proprio così) di stanziamenti. Eppure, proprio attraverso questa misura si sarebbero potuti fornire servizi tecnologici, informatici e via internet alle aziende locali e al sistema turistico-ricettivo, al fine di promuoverne lo sviluppo e la diffusione sul mercato globale (basti pensare, ad esempio, alle potenzialità del commercio elettronico e alla costruzione di portali, siti web e contact center multimediali). Attività ormai largamente diffuse ma che, evidentemente, ai nostri amministratori devono sembrare fantascientifiche. Essi hanno trovato molto più comodo rifugiarsi in caotiche feste di piazza riservate ad un pubblico localistico e “mangereccio”, piuttosto che iniziare a lanciare, con moderni strumenti, a livello globale, l’immagine di un paese dalle buone potenzialità storico-culturali e architettoniche, ma ancora non adeguatamente valorizzate.

4) GLI STANZIAMENTI PER LA FORMAZIONE: CIFRE DA CAPOGIRO
Infine, all’interno dell’Asse II, vi è la Misura 2.6 (Sostegno alle attività dell’economia sociale per l’offerta di servizi alla persona e alla famiglia). Una “nebulosa” che ha intercettato la consistente cifra di € 384.000,00 per: “Borse di studio”; “Piccoli sussidi di sostegno al reddito e voucher di conciliazione per i partecipanti alle attività formative”; “Piccoli sussidi di sostegno di piani d’impresa individuali o di gruppi partecipanti alle azioni della linea 2”. Insomma, una “miscellanea” di finanziamenti ” a pioggia” dai contorni molto sfumati e dal profilo una tantum, con connotati di scarsa organicità e incisività.
L’Asse III (Integrazione degli emarginati e offerta di servizi di base economicamente accessibili) ha avuto in dote la somma di € 579.997,00. Un budget cospicuo: infatti, a leggere le diverse misure che compongono l’asse e le relative somme stanziate, si ha l’impressione che Mola sia diventata una fucina di attività formative e di reinserimento lavorativo.
Tant’è vero che sono stati destinati rilevanti finanziamenti a “Percorsi formativi” per: Misura 3.1 – Nuovi profili professionali a supporto dei processi di innovazione dei settori produttivi tradizionali e nel settore dell’ambiente (€ 200.000,00); Misura 3.2 – Accrescere le competenze nel settore del turismo e delle attività culturali e ambientali (€ 140.000,00); Misura 3.3. – Nuove professioni sociali nei servizi di cura per le attività socio educative di base (€ 130.000,00); Misura 3.4 – Qualificazione di base per l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati nei servizi di utilità sociale (€ 109.997,00).
Bisognerebbe conoscere le ore d’aula che si sono tenute, la tipologia delle strutture utilizzate, il livello e il profilo dei docenti, la complessità degli insegnamenti: tutto è necessario per emettere un giudizio ponderato. Tuttavia, stando ai normali costi della formazione professionale, ci sembra di leggere cifre altissime, degne di corsi manageriali ad elevata specializzazione. E forse anche di più. Infatti, di recente si è appreso dal nostro Comune che i partecipanti a questi corsi (compresi quelli tenuti nell’ambito della misura 2.6) sono stati 42: da un rapido calcolo viene fuori che i costi complessivi di formazione per ciascuna persona (comprendendo i sussidi previsti dalla misura 2.6) sono di € 22.952,30. Una cifra davvero sbalorditiva, non c’è che dire.
In ogni caso, va segnalato che, a consuntivo di queste azioni formative, è stata annunciata di recente la creazione di tre imprese sociali: “Shebar” per la custodia e la cura dei beni culturali del Comune; “Molambiente” per la gestione degli spazi sportivi e del verde pubblico; “Astrea” per le attività di accompagnamento e i servizi alla persona. L’augurio è che ci si trovi per davvero di fronte ad iniziative imprenditoriali serie e salde, in grado di camminare sulle proprie gambe: saremo i primi ad esserne lieti.

5) LE COSTOSE INFRASTRUTTURE TECNOLOGICHE E INFORMATICHE E GLI INSPIEGABILI “DOPPIONI”.
L’ Asse IV – Sviluppo delle potenzialità tecnologiche della Società dell’Informazione, recava nel Complemento di Programmazione due misure. La Misura 4.1 (Sostegno dell’innovazione tecnologica nella pubblica amministrazione locale per i cittadini e le imprese e promozione di sistemi informativi locali) e la Misura 4.2 (Promozione di servizi di interesse pubblico a sostegno dell’innovazione tecnologica delle PMI).
In realtà gli stanziamenti sono avvenuti soltanto per la Misura 4.1, mentre la Misura 4.2 (molto importante in un’ottica di sviluppo tecnologico dell’apparato produttivo locale) è stata completamente ignorata e non ha ricevuto alcuno stanziamento finanziario.
In sostanza, la Misura 4.1. ha assorbito il 100% delle risorse dell’Asse IV, con € 631.519,00.

Alcune voci di spesa sembrano elevate. Ad esempio, le “Infrastrutture tecnologiche e informatiche per gli Uffici dell’Autorità di gestione” hanno comportato una spesa di € 41.055,22. Si tratta di un importo decisamente alto: tuttavia, per esprimere un giudizio bisognerebbe conoscere il livello e la qualità delle attrezzature informatiche acquistate e, soprattutto, conoscere la complessità del sistema informativo realizzato per l’Ufficio Speciale Urban II.
Altre voci però lasciano molto più perplessi. Ad esempio, la seconda parla di “Costruzione di sistemi informativi geografici”, e poi di attività che con Urban sembrano avere una parentela piuttosto labile: “Consulenza urbanistica, coordinamento organizzativo di supporto alla revisione del PRG – Redazione atti PUTT – Servizio aereo fotogrammetrico” (si tratta di iniziative che il nostro Ufficio Tecnico Comunale aveva l’obbligo di intraprendere a prescindere dai fondi comunitari). Il tutto per un totale piuttosto rilevante di € 70.880,30.
L’elenco riporta anche il discusso e discutibile “Progetto La città virtuale – Mol@online”: costato la ragguardevole cifra di € 137.400,00. Una somma davvero cospicua per il sito web del nostro Comune (arrivato dopo troppi anni di assenza) e per una navigazione virtuale della nostra città che, praticamente, non adopera quasi nessuno vista la sua macchinosità e le numerose incompatibilità con importanti ambienti software. Senza trascurare la compresenza del sito internet dedicato ufficialmente a Urban e che non viene aggiornato regolarmente da almeno un paio di anni. Si passa ad una convenzione con il WWF di € 9.024,60 per un “Progetto Verde” e, quindi, troviamo il SIT (Sistema Informativo Territoriale), che è un sistema informativo computerizzato che permette l’acquisizione, la registrazione, l’analisi, la visualizzazione e la restituzione di informazioni derivanti da dati geografici. Uno strumento di indubbia utilità per il nostro Comune, per il quale è stata stanziata la somma di € 100.000,80. Tuttavia, vorremmo sapere se il sistema è operativo e soprattutto conoscere le ragioni di una evidente sovrapposizione con la voce di costo poc’anzi esaminata, denominata “Costruzione di sistemi informativi geografici”.
Un non meglio specificato Progetto “Rete informatica e telematica” riporta la cifra di € 22.991,00. Rileviamo, inoltre, il costosissimo “Progetto MONITER – Monitoraggio del territorio (Osservatorio)” per la somma di € 200.167,12 e che, al momento, ha prodotto il rapporto socio-economico del Centro di Ricerca “CREEA” dell’Università di Bari, di cui abbiamo già parlato.
La Misura 4.1 si conclude con un enigmatico “Piano per l’ambiente” del valore di € 50.000,00. E qui, non possiamo fare a meno di tornare indietro e constatare sconcertanti duplicazioni. Infatti, già all’Asse I, nella Misura 1.2 “”Infrastrutture ambientali”, abbiamo notato la spesa di € 86.916,07 per “Infrastrutture tecnologiche per il miglioramento della qualità ambientale del territorio comunale” e ben € 122.937,00 per una “Rete di monitoraggio ambientale”.
Qualcuno dovrebbe spiegare dove stanno le differenze tra gli interventi previsti in materia ambientale nei due diversi assi e soprattutto perché si moltiplicano, nella sostanza, le voci di spesa e gli importi. Evidentemente, semplificare e risparmiare, sembrano concetti sconosciuti ai nostri amministratori e alle autorità comunitarie che hanno approvato il Piano.

6) LA PROPAGANDA PAGATA A PESO D’ORO
Il Piano Urban si chiude con l’Asse V – Assistenza Tecnica per la gestione e la sorveglianza del Programma, Comunicazione e Pubblicità al quale vengono riservati € 1.484.601,00.
La Misura 5.1 – Potenziamento delle competenze per la gestione e la sorveglianza del Programma – Assistenza Tecnica Locale ha assorbito € 399.114,00: e ciò al fine di retribuire l’organico dell’Ufficio Urban e le spese di gestione per € 100.847,32 ma soprattutto l’attività dei consulenti esterni per un totale di € 202.806,26. In sostanza, detti consulenti, in media, hanno percepito € 18.436,93 ciascuno, con lo scopo principale, pare, di prestare assistenza tecnica agli impiegati comunali del nostro Ufficio Urban. Inoltre, la “Commissione Bandi” ha ottenuto la non trascurabile cifra di € 15.167,20.
Si apprende poi che, per le attività del “Gruppo tecnico di Programmazione” sono stati spesi € 25.285,76 e per “Riunioni di lavoro e scambi di esperienze” sono stati stanziati complessivi € 55.000,00: come si faccia a spendere e rendere disponibili somme così ingenti per simili attività “immateriali” ha davvero dell’incredibile.
Capitolo a sé, fa la Misura 5.2 – Assistenza Tecnica Centrale alla quale sono stati riservati € 349.657,00: una cifra davvero ingente, tuttavia, non abbiamo altre informazioni che ci facciano capire il tipo di attività prestato né le figure professionali coinvolte all’interno di questa misura.
Infine, la Misura 5.3 – Comunicazione, Informazione, Pubblicità ha divorato la somma da capogiro di € 735.830,00: da non credersi, ma è il 61% di quanto destinato ai lavori del fronte mare! Con la non trascurabile differenza che mentre per il fronte mare saranno in ballo cemento, calcestruzzo, impianti elettrici, fogne, strade, ecc., cioè materiali e lavori concreti, per l’”informazione” si è solo fatto largo uso di chiacchiere e di carta.
Fare un’analisi puntuale di questa strabiliante cifra, riservata ad azioni di sostanziale propaganda, è qualcosa che mette a dura prova la resistenza di chiunque.
Si tratta di un susseguirsi di cifre esorbitanti, finalizzate ad un unico intuibile obiettivo: fare propaganda mediatica con ogni mezzo al fine della massimizzazione del consenso politico.
E allora vediamo più da vicino queste cifre. Giusto per iniziare, il solo “Convegno di lancio del Programma Urban II di Mola di Bari” è costato € 15.668,58.
Le diverse iniziative di spesa per l’”Immagine coordinata del PIC Urban II di Mola di Bari – Piano di Comunicazione e acquisizione di materiali e servizi” ammontano a € 156.409,30 (giusto per capirci, dentro vi trovate anche i famosi tabelloni del “Buongiorno, Mola” e quelli inutilmente giganteschi delle opere pubbliche in esecuzione).
La “Comunicazione pubblica e rapporti con la stampa per il PIC Urban II” ha richiesto la stratosferica cifra di € 22.588,90: non pensavamo che i bollettini trionfalistici – diffusi dal Comune e ripresi con il copia-incolla e con tanto di “cornice” dalla stampa compiacente – costassero tanto.
Le varie “Iniziative mediatiche di promozione e sensibilizzazione del tessuto sociale su Urban” (che poi davvero non si capisce cosa voglia dire) hanno richiesto complessivamente € 77.169,51.
Le numerose e ripetitive “Azioni di comunicazione sociale e di comunicazione interna all’ente comunale”, affidate a diversi consulenti esterni (insomma: spiegare ai dipendenti comunali gli arcani del Piano Urban) hanno introitato la ragguardevole cifra di € 75.479,20.
Poi, si ritorna a voci di spesa ridondanti con le “Iniziative di comunicazione sociale riguardanti il programma Urban” per € 28.304,00. E ancora altre voci generiche, ma dispendiose, come “Comunicazione per l’educazione alla salvaguardia ambientale” (€ 20.000,00) e un “Piano d’azione per gli acquisti verdi”(€ 7.200,00).
Per non parlare delle “Attività di analisi e studio degli aspetti amministrativi e finanziari del Programma PIC Urban II” (€ 70.000,00): ci vuole una fantasia sfrenata per spendere un mucchio di soldi … per capire come i fondi comunitari sono stati sperperati!
Per arrivare poi addirittura all’”Attività di analisi e studio dei risultati fisici del Programma PIC Urban II” (€ 15.000,00): davvero i nostri amministratori e burocrati non sapevano cos’altro inventarsi.
Ma attenzione, la loro fantasia ha galoppato ancora: e sì, perché alla data della delibera sono presenti ancora € 194.380,50 di residui da spendere entro fine 2008 (o al più entro fine giugno 2009 in caso di eventuale proroga) per le solite e già abusate “Iniziative mediatiche di promozione e sensibilizzazione del tessuto sociale su Urban”. Non ci resta che attendere: vedremo a consuntivo come e perché è stata spesa questa ingente somma.
La “chicca” finale non poteva mancare: in “Convegni, seminari, iniziative di studio e scambio di esperienze” sono stati spesi ben € 53.630,00. E, infatti, tutti ricorderanno i continui e ripetuti viaggi in giro per l’Italia e all’estero dei nostri amministratori e funzionari: con la stampa di regime e compiacente che lodava Mola come Comune più “invidiato” d’Europa….

7) MOLA CITTÀ “LUMACA” D’EUROPA.
In realtà, il nostro Comune, al di là delle “veline” propagandistiche, nell’attuazione del Programma si è rivelato tra le città “lumaca” d’Europa. Infatti, tra le dieci città italiane beneficiarie dei finanziamenti comunitari, Mola è da tempo posizionata nella parte bassa della classifica per stato di avanzamento.
Tant’è che l’ultimo rapporto trimestrale della Ragioneria Generale dello Stato (organo del Ministero delle Finanze che ha il compito ufficiale di rendicontare nel bilancio statale i vari strumenti finanziari europei), riporta Mola al terzultimo posto, poco prima di Crotone, per impegni di spesa (87%) e penultima per pagamenti con il 77,3% (nei due casi, ultima è Taranto ferma da tempo nell’attuazione di Urban a causa del dissesto finanziario comunale). Ci troviamo, comunque, ben al di sotto della media delle altre città Urban: la tabella che pubblichiamo, riferita all’ultima rilevazione del 30 settembre 2008, elaborata in data 23.11.2008, è piuttosto eloquente in proposito. Il consuntivo ci dirà, alla fine del periodo in cui le spese sono dichiarate ammissibili, se il nostro Comune sarà riuscito a raggiungere il 100% del programma o se, invece, una parte di esso sarà dichiarata non ammissibile ai finanziamenti per scadenza dei termini.

CONCLUSIONI
Dopo l’analisi certosina di queste cifre, cosa possiamo dire ancora? Mola ha avuto una grande opportunità e, a conti fatti, se l’è giocata molto male. Probabilmente, non si presenteranno altre occasioni come questa nella nostra storia: non nel breve periodo, certamente. Con i tempi tristi che corrono nell’economia e nella finanza nazionale e mondiale, sia privata che pubblica, è davvero finito il “tempo delle vacche grasse”.
Una grande intuizione (quella di partecipare ai fondi Urban II), di cui va dato atto e merito, è stata poi sprecata nella sua fase attuativa da una classe politica, evidentemente, non all’altezza del compito.

LE RESPONSABILITÀ POLITICHE
Questa classe dirigente è politicamente responsabile per non aver saputo cogliere appieno l’occasione offerta dai finanziamenti comunitari. Innanzitutto, perchè ha sperperato in mille rivoli e in mille attività inutili, goderecce e di facciata, fior di milioni di euro che, invece, dovevano essere concentrati in poche ma essenziali attività strutturali, in specie sul versante delle aree produttive attrezzate. E ciò, al fine di cambiare in meglio il disastrato scenario socio-economico di Mola, aumentando concretamente e sensibilmente – in quantità e in qualità – l’occupazione e le attività imprenditoriali, non certo le azioni propagandistiche e festaiole. Allo stesso tempo, i nostri amministratori non hanno capito per tempo la necessità di dover adeguatamente controllare e proteggere i beni pubblici recuperati. Infatti, essi hanno lasciato che importanti investimenti di restauro venissero lasciati alla mercè dei vandali senza mettere in campo, per tempo, adeguati strumenti di video-sorveglianza: sembra che ora si voglia correre ai ripari, tuttavia con un colpevole ritardo che ci costerà denaro aggiuntivo per ripristinare i beni danneggiati.
Come pure era l’occasione per migliorare sensibilmente l’organizzazione urbanistica del paese con un adeguato Piano di recupero del centro storico, con il rifacimento e l’arredo urbano di Piazza XX Settembre e delle principali arterie (Corso Umberto, Via Battisti, Via Bovio, Via Van Westerhout) e con un efficace Piano della viabilità, dei parcheggi e delle isole pedonali, adottando moderni strumenti e tecnologie per dare ordine e razionalità ad una circolazione veicolare caotica e inquinante, per introdurre zone a traffico limitato con varchi a controllo elettronico, per estendere le aree pedonali e per utilizzare mezzi pubblici eco-compatibili. Allo stesso tempo, andava colta l’occasione per varare un moderno Piano dei servizi al fine di dotare il paese di strutture ad alto valore aggiunto sociale, come ad esempio: centro congressi, auditorium, parco urbano, piscina comunale. Si tratta di strutture di cui Mola è assolutamente carente e la cui presenza, invece, qualifica i centri urbani ad alto indice di civiltà.
In secondo luogo, la nostra classe dirigente è politicamente colpevole per aver fatto credere ai cittadini molesi che le grandi trasformazioni urbane annunciate (incentrate in primo luogo sul Progetto Bohigas) sarebbero avvenute in tempi rapidi e per intero. Così non è stato. Gli amministratori comunali si sono comportati come se il “tempo” (quello cronologico) fosse una variabile indipendente e non, invece, una componente fondamentale da rispettare nel suo scorrere inevitabile, in presenza di precise scadenze prefissate dalla normativa comunitaria.
Il Piano Urban, ha ormai esaurito i suoi effetti e il colossale Progetto Bohigas, dopo aver ingenerato enormi aspettative nella popolazione, si è ridotto al solo Fronte mare nord, il cui appalto ha avuto inizio con ritardi enormi e ingiustificabili. Si tratta di lavori a cui il programma comunitario destina, come abbiamo visto, solo le briciole e in maniera del tutto insufficiente alla reale portata delle attività da eseguire.
E del tutto incerti e futuribili sono i finanziamenti pubblici per il completamento dell’intero Progetto Bohigas. Infatti, i nostri amministratori sanno benissimo che con i programmi comunitari 2007-2013 i fondi sono destinati prevalentemente ai Paesi dell’Est da poco entrati nell’Unione Europea. D’altraparte, il governo italiano (con il consenso dell’opposizione) ha già richiesto alla Commissione Europea di utilizzare le risorse disponibili per finanziare gli “ammortizzatori sociali”, al fine di fronteggiare l’ondata di disoccupazione incalzante in questa drammatica fase di recessione economica. Insomma, il danaro facile per imprese faraoniche e narcisistiche è finito.

L’ETICA DEL “BENE COMUNE”
Cosa rimane allora ai molesi di questa grande “avventura” chiamata Urban? Saranno gli storici locali, fra qualche decennio, ad individuare e ad attribuire precise responsabilità politiche e operative per la gigantesca montagna che ha partorito un piccolo topolino.
Tuttavia, consapevoli che la Storia la si fa giorno dopo giorno, come cronisti di questi tempi grami abbiamo il compito di richiamare i lettori e i cittadini a prendere atto del prevalente ed enorme sciupìo di danaro pubblico; della mancata svolta della nostra economia; di trasformazioni urbanistiche ancora ben al di là da venire ma pomposamente reclamizzate; di un eccesso di strumenti propagandistici; di un indotto aumento del costo delle abitazioni e del carovita a causa delle forti attese psicologiche per un “boom” economico che poi, nella realtà, non è avvenuto.
Ci sarebbe materia di studio per giornalisti del calibro di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella – che alla “Casta” e allo sperpero della Pubblica Amministrazione hanno dedicato pagine di largo successo – ma, allo stesso tempo, anche per un’approfondita indagine della Corte dei Conti. Sarebbe anche ora che la Comunità Europea la smettesse di elargire finanziamenti indiscriminati senza un controllo di efficacia reale dei risultati e degli obiettivi prefissati.
Evidentemente si è perso il senso della misura e del valore reale e concreto del denaro: se poi si tratta di quello a “costo zero” delle pubbliche istituzioni, allora la propensione alla spesa “allegra” aumenta in maniera esponenziale. Di fronte alla crisi economica globale va messa da parte la politica del superfluo, dell’improduttivo, del festaiolo, dell’effimero per utilizzare le risorse disponibili in un’unica direzione: sostegno concreto e finalizzato agli imprenditori in grado di creare nuovi e veri posti di lavoro (con esenzione o drastico abbattimento ICI e TARSU sui nuovi capannoni industriali); sgravi fiscali (riduzione TARSU legata ai risultati della raccolta differenziata ed eliminazione del balzello addizionale IRPEF) e forte diminuzione delle esose tariffe dei servizi comunali (mensa scolastica, ecc.) alle famiglie disagiate e a quelle mono-reddito.
In questi tempi di grave dissesto economico ci sono tantissimi molesi costretti a vivere con poche centinaia di euro al mese: disoccupati, cassintegrati, precari, invalidi, pensionati al minimo. E’ davvero uno schiaffo alla povera gente vedere come tanti milioni di euro di finanziamenti pubblici siano andati dispersi, senza alcun ritorno concreto e significativo per il miglioramento della condizione occupazionale e sociale di migliaia di nostri concittadini, e senza un apprezzabile cambiamento in meglio della struttura urbana e della qualità della vita nel nostro paese.
L’amministrazione della cosa pubblica richiede un’etica della responsabilità finalizzata al “bene comune” molto stringente e precisa: serietà, equilibrio, competenza, lungimiranza sono le doti che fanno, innanzitutto, una buona classe politica.
Non ci pare che Mola rifulga in tal senso, ormai da troppi anni. Né, al momento, si vedono ricambi all’altezza dell’improbo compito: quello di far rinascere, per davvero, una cittadina da decenni nelle basse secche delle classifiche provinciali e regionali per reddito, occupazione e imprenditoria, e che, ogni giorno che passa, nonostante le veline propagandistiche, perde in vitalità e in slancio economico, sociale e culturale. Ma questa è un’altra storia.

Ed ecco tutte le slides proiettate nel convegno dell’ottobre 2009 (con l’aggiornamento dell’iniziale delibera di Giunta comunale n. 215 del 14-10-2008 alla successiva delibera di Giunta comunale n. 159 del 30-06-2009):

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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