di Nicola Rotondi

La piattaforma dell’Eni Saipem 12000 (foto Ap)

Il caso della Saipem 12000, bloccata dalla marina militare turca al largo di Cipro, non trova ancora una risoluzione.

La piattaforma dell’Eni si stava dirigendo verso Cipro per iniziare operazioni di trivellazione quando il 9 febbraio scorso ha ricevuto l’alt da parte delle navi da guerra turche, giustificato – afferma il governo di Ankara – dallo svolgimento di attività militari nella zona di destinazione.

Il gruppo petrolifero italiano ha spiegato che “che il mezzo ha prudentemente eseguito gli ordini e rimarrà in posizione in attesa di un’evoluzione della situazione”.

Nel frattempo, sono in corso contatti tra le autorità politiche, all’interno di uno spinoso quadro di relazioni diplomatiche che investe – oltre ad Ankara e Nicosia – l’Egitto e, sempre di più, l’Italia e l’Unione europea (di cui anche Cipro fa parte).

La questione viene trattata con prudenza, date le tensioni politiche di antica origine e le manovre strategiche di carattere commerciale nell’area del Mediterraneo orientale.

Mentre i giorni passano tra incertezza e notizie frammentarie, anche due componenti molesi dell’equipaggio, insieme alle loro famiglie, attendono novità rassicuranti sul buon esito della vicenda nella quale sono loro malgrado coinvolti.

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