di Nicola Rotondi

Giangrazio Di Rutigliano con i suoi alleati e con il Sindaco di Modugno Nicola Magrone (a sinistra)

Negli ultimi giorni, la voglia di rivalsa dell’ex sindaco Giangrazio Di Rutigliano si è dispiegata con la sua candidatura, presentata alla stampa giovedì scorso e ai cittadini ieri pomeriggio.

Lontani i fasti dalla Bene Comune per Mola, superate le acque agitate delle correnti del centrosinistra naufragato in cerca di rotta, la sua sfida ricomincia da tre, sostenuto dal partner “storico” Progetto Mola, da Sinistra Liberamente e Italia Giusta per la Costituzione, nel quale Di Rutigliano si è reinserito dopo lo scioglimento anticipato della consigliatura.

Proprio davanti a Nicola Magrone, sindaco di Modugno e leader di Italia Giusta, Giangrazio espone il tentativo di rinfrancarsi: la mozione di sfiducia del 23 marzo 2017, condivisa anche da parte della sua ex maggioranza, è il trauma politico non ancora risolto, la ferita ancora aperta, la sconfitta che grida vendetta. Usa espressioni tagliate con l’accetta per definirla: “porcata”, “inciucio”, “congiura di palazzo”.

Nicola Magrone saluta i rappresentanti delle forze politiche che sostengono la candidatura di Giangrazio Di Rutigliano

Al di là delle invettive, la serafica e affabile narrazione sottesa al programma insiste su slogan, parole e concetti chiave: princìpi, metodo e programma, amministrazione amica al servizio dei cittadini, città solidale.

Di Rutigliano inverte il senso delle ragioni che si sono consumate nell’amarezza della sua caduta: “È accaduta perché eravamo nella direzione giusta”.

Chiede coraggio ai cittadini presenti nella sede-rifugio di via Di Vagno, lancia la sua idea di città (“bene pubblico che deve trasformarsi da aggregazione di cittadini a comunità”). “Lo stavamo facendo”, riferendosi a una messa in rete della attività commerciali e delle associazioni, simboleggiate da una panoramica del Natale molese del 2015, rispetto al quale ammette di “aver forzato la mano” sulle autorizzazioni alle attrazioni.

Il suo lungo intervento si concede una pausa, lasciando la parola ad Annella Andriani, attivista e operatrice culturale di lungo corso, per lanciare l’allarme su femminicidio e violenza sulle donne.

Il pubblico presente nella sede di Via Di Vagno

Giangrazio riprende il suo discorso a braccio, predicando ottimismo: “Noi facciamo quello che diciamo: il programma elettorale che diventerà programma di governo”.

Si scaglia contro il muro di cemento della macchina amministrativa, invoca la riabilitazione del potere politico, a suo dire umiliato dall’arroganza del potere burocratico. Non chiude le porte ad altri interlocutori politici del disgregato centrosinistra, ma sbarra l’ingresso a chi lo ha disarcionato. “No alla vecchia politica”, scandisce. “Volevamo farlo, ci hanno fermato. Noi lo faremo” è il suo grido di battaglia.

Le condizioni in cui Di Rutigliano torna a competere sono decisamente proibitive rispetto a tre anni fa, ma il coraggio e la determinazione non sembrano mancargli lungo la strada che porterà al momento della verità del 10 giugno.

 

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