di Nicola Bellantuono

Attenzione all’alga tossica ostreopsis ovata, segnalata anche quest’anno sul litorale tra Bari e Brindisi.

Si tratta di un organismo unicellulare alloctono (ossia originario di altre aree del pianeta) presente nel Mediterraneo da una ventina d’anni e in grado di proliferare sui fondali prossimi alla costa, dove le acque sono più calde.

La sua notorietà è legata alla tossina che si sviluppa durante la fase della cosiddetta fioritura ed è in grado di provocare nell’uomo malesseri transitori ma molto fastidiosi: dermatiti, congiuntiviti, febbre alta, cefalea, disturbi intestinali e affezioni delle vie respiratorie, dalla comune rinite fino alla bronchite. Per queste ragioni l’Agenzia Regionale per l’Ambiente (ARPA) monitora il fenomeno per rilevare la presenza della microalga e informare la popolazione (i bollettini quindicinali per la Puglia sono disponibili sul sito http://www.arpa.puglia.it/web/guest/algatossica).

Nell’ultimo monitoraggio (1-15 luglio 2018), è stata riscontrata una concentrazione molto abbondante di ostreopsis ovata sul litorale sud di Bari (lido Trullo a San Giorgio) e lungo la costa di Fasano (località Forcatella e Torre Canne). Limitatamente alla condizione del fondo marino, l’alga è risultata molto abbondante anche in alcune località marine del Salento orientale (Porto Badisco, tra Otranto e Santa Cesarea Terme) e occidentale (Torre Columena, che è in comune di Manduria ma non è lontana dalla celebre Punta Prosciutto).

Appare per il momento buona la situazione sul litorale sud di Mola (località ex IOM), che è l’unico punto di monitoraggio tra Mola e l’abitato di Monopoli. All’inizio di settembre 2017, tuttavia, la concentrazione dell’ostreopsis ovata in località ex IOM era elevata al punto da indurre il commissario straordinario a disporre (con singolare ritardo: il 6 novembre) un divieto di balneazione. Il divieto è stato revocato solo a giugno scorso.

Nelle persone in buono stato fisico di norma l’intossicazione da ostreopsis ovata si risolve spontaneamente entro qualche giorno. Per prevenirla non basta evitare di fare il bagno nelle aree in cui l’alga è presente: è sconsigliato anche permanere a riva senza bagnarsi, soprattutto in presenza di mareggiate, poiché agli stessi rischi è esposto chi inala l’aerosol marino (l’aria che “profuma di mare”). Infine, poiché le tossine sono in grado di concentrarsi negli organismi acquatici è rischioso anche il consumo di frutti di mare prelevati dalle aree contaminate.

Si ricorda comunque che, indipendentemente dalla presenza dell’alga tossica, la legge vieta oggi la pesca sportiva di ricci, “cetrioli di mare” (olutorie) e molluschi a guscio (cozze, patelle, vongole, etc.) e limita nelle quantità e anche nelle dimensioni quella di crostacei (ad esempio le “pelose”) e cefalopodi, come i polpi. La pesca di frodo crea un danno permanente al nostro mare ed è un illecito che può essere denunciato presso la Guardia Costiera.

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