di Andrea G. Laterza

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L’organizzazione del Comitato Festa Patronale, presieduto dal bravo ed encomiabile Vito Lucarelli, ha svolto, come ogni anno, un lavoro egregio e, quindi, tutti dovrebbero esserne grati, a cominciare dagli esercenti di Piazza XX Settembre che, invece, lamenta il Presidente, in un suo post sui social, in taluni casi hanno avuto il “braccino corto” nel contribuire alle spese.

La Festa è ben fatta, ordinata, attrattiva ma la mentalità di molti molesi non cambia, anzi sta peggiorando. Ricordiamoci che, innanzitutto, la Festa è in onore della Santa Patrona, quindi religiosa prima ancora che civile.

In realtà, per molti è diventata soltanto San Tavolino: ci sono centinaia di persone che la concepiscono soltanto come una 3 giorni da passare seduti, inamovibili, dalla prima serata a notte fonda ai tavolini dei bar.


Non entrano neppure in Chiesa a salutare la Madonna, non assistono ai fuochi per paura di perdere il posto a tavolino, non ascoltano la banda musicale se non distrattamente, non assistono a nessuno spettacolo offerto nella programmazione. Ovviamente, i bar della piazza ne traggono grandi guadagni.

Peraltro, il carosello finale ha perso la sua natura iniziale di momento gioioso conclusivo, per diventare una kermesse dove tutto è consentito: cori da stadio ad alto tasso alcolico, gruppi di descamisados, fino all’ultima (pessima) novità del tuffo nella fontana monumentale, monumento ai Caduti della prima guerra mondiale.

Forse la Chiesa molese dovrebbe dire qualcosa in merito a questa deriva finale: la Festa è in onore della Santa Patrona e non di San Maradona e neppure di San Tavolino.

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