di Nicola Bellantuono

Il freddo non ferma i volontari. Si è tenuto ieri mattina, nonostante la prima pungente giornata invernale della stagione, “Polistirolo portami via”, l’evento spontaneo per la pulizia di due porzioni del bacino portuale. L’iniziativa, promossa dai pescatori molesi con l’avallo della Capitaneria di Porto, ha visto l’attiva collaborazione di Retake Mola di Bari (un movimento spontaneo per il decoro urbano e la riappropriazione pubblica di spazi degradati) e del locale circolo di Legambiente “Dai capodieci al mare”, che nelle scorse settimane avevano già dato prova di cittadinanza attiva occupandosi insieme della pulizia di due aree verdi al quartiere Cozzetto.

L’evento si è svolto in due zone distinte del porto: l’area retrostante il molo vecchio e la distesa di posidonia spiaggiata all’acqua di Cristo, verso il molo di levante. Due aree che, per ragioni diverse, raccolgono quanto il mare restituisce agli uomini: sabbia, ciottoli, alghe e purtroppo montagne di rifiuti non biodegradabili.

Nei pressi Alle spalle del vecchio molo, quello che parte dalla Capitaneria di porto e che protegge dal maestrale il bacino del porto, nelle scorse settimane gli organizzatori hanno osservato un fenomeno singolare, dal quale hanno tratto ispirazione per il nome dell’iniziativa: durante le giornate ventose, nell’area alle spalle dei cassoni frangiflutti le onde depositano tutti i tipi di materiali leggeri, che per la particolare esposizione del molo e in assenza di un servizio regolare di rimozione tendono a creare cumuli particolarmente cospicui. Impressionante è soprattutto la quantità di polistirolo, per lo più proveniente dalle cassette per conservare il pescato congelato a bordo, spesso smaltite illegalmente al largo.

Gli esponenti della marineria molese che hanno partecipato alla manifestazione, prendendo le distanze da questo modo di operare, tengono a sottolineare che i pescatori che vendono il pesce immediatamente a terra, nel mercato ittico, non hanno bisogno di impiegare cassette di polistirolo e respingono così l’addebito che li vuole causa diretta dell’inquinamento marino e in particolare del nostro porto: un palese invito per chi acquista il pesce a prediligere la “filiera corta”.

Nel corso della mattinata, in poche ore i volontari presenti al molo nord, sfidando la pioviggine e soprattutto un vento teso che giocava a loro sfavore, hanno raccolto quasi sessanta bustoni di polistirolo (circa due quintali), insieme a boe galleggianti, salvagente, brandelli di reti da pesca, decine di immancabili ciabatte da mare, una muta da sub e persino quattro palline da tennis. Perché tutto, alla fine, torna a terra.

Altrettanto fruttuosa è stata l’opera del secondo gruppo di volontari (in questo caso, soprattutto volontarie), impegnati all’interno del porto nell’area nota come acqua di Cristo: il punto ideale per il deposito della posidonia spiaggiata, che di per sé non costituirebbe motivo di preoccupazione ambientale se non fosse frammista a ingenti quantità di rifiuti provenienti da mare e da terra. Anche qua, nonostante le condizioni climatiche avverse, sono stati recuperati grandi quantità di rifiuti: soprattutto oggetti di plastica – bottiglie e altri recipienti ma anche tantissime reti per la coltivazione, e poi la vendita, delle cozze, spazzolini da denti, brandelli di sacchetti della spesa – insieme a indumenti, coperte, vetro e le più improbabili tipologie di rifiuto.

Come d’incanto, però, in mezzo al degrado è emerso un ramo di corallo rosso, un regalo che il mare ha fatto ai presenti e che i presenti, dopo qualche fotografia, hanno restituito al mare con l’ammirazione e il rispetto che gli sono dovuti perché continui ad essere ancora fonte di meraviglia e ricchezza per tutti.

L’attività dei volontari è stata davvero lodevole! 

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