di Nicola Rotondi

Un momento della presentazione del volume

È un bene trascurato che, nonostante l’abbandono, conserva il suo valore culturale e il fascino misterioso e attrattivo di tutte le opere incompiute.

Recuperarlo e renderlo fruibile è il miglior modo per ricordare un grande artista molese e tramandare il significato della sua opera principale.

Ma non solo: è anche il monito espresso dal nuovo libro di Valeria Nardulli “Il giardino di Don Pedro”, presentato questa sera all’interno del salone di Palazzo Pesce.

Don Pedro nella testimonianza di Valeria Nardulli:

«Durante gli studi universitari è nata in me la curiosità di conoscere il suo pensiero e di poter dialogare con lui della sua arte, ed allora, facendomi coraggio, l’ho fermato un pomeriggio d’estate, mentre passeggiava a Mola in piazza XX settembre, lungo il bordo della fontana monumentale.

Non mi aspettavo di essere accolta con un sorriso! ricordo che poi il maestro fu particolarmente contento di mostrarmi la sua produzione pittorica e di farmi conoscere gli amici che da tempo qui a Mola lo apprezzavano e lo stimavano.

Il regalo maggiore che egli mi fece, oltre a darmi la possibilità di presentare una sua personale al Castello Angioino, fu quello di aprirmi le porte del giardino di pietra che stava realizzando nel nostro comune…»

É un’opera che ci lancia dei messaggi: ci parla di tanti popoli e nazioni, di integrazione e diversità. Messaggio più che mai attuale” è l’introduzione dell’assessore alla cultura Lucia Parchitelli, la quale ha anticipato che il giardino sarà valutato nell’ambito del bando “Luoghi Comuni” ai fini della sua rivitalizzazione.

Per illustrare a grandi linee il contenuto del libro, è intervenuto Dionisio Simone, già docente di lettere classiche: “Va  restituito alla cittadinanza. Sarà un utilissimo sussidio per gli insegnanti che vorranno guidare gli studenti alla simbologia racchiusa nel giardino”.

Don Pedro (al secolo, Pietro Di Giorgio, ndr) aveva una personalità poliedrica. Col giardino, ha voluto manifestare le sue idee di pensatore e filosofo. Aspirava a una fratellanza universale e alla fusione dei princìpi validi di tutte le religioni in direzione dell’ecumenismo religioso e civile.

Il libro è diviso in due parti: nella prima, c’è la descrizione dei vari aspetti che caratterizzano il giardino. Nella seconda, vengono studiati e interpretati alcuni lavori lasciati incompiuti da Don Pedro. Nel testo, è presente inoltre del materiale fotografico curato da Antonella Berlen.

L’autrice del testo è entrata nei dettagli spiegando il suo avvicinamento all’artista e alla sua creatività, ricca di simboli e culture, dalla cui unione emerge una notevole apertura mentale. Se in ambito pittorico, il suo riferimento è Kandinskij, l’ispirazione al modernismo risalta in chiave scultorea, in dialogo con le costruzioni di edilizia popolare dei dintorni, per proporre la bellezza lì dove non c’è solo apparentemente.

Valeria Nardulli sottolinea che Don Pedro doveva essere rivalutato quando era in vita. Un tributo postumo alla sua memoria deve puntare all’obiettivo di salvaguardare il suo capolavoro e di renderlo visitabile a bambini, ragazzi e studenti, nel nome di quel senso di fratellanza che ha voluto trasmetterci.

L’evento è stato scandito dalle letture di Valeria Pinto e da brani eseguiti al violino da Francesco Pignataro.

Un più ampio ed articolato servizio sarà pubblicato sul prossimo numero del mensile “Città Nostra”.

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