di Annella Andriani Aloja

Il Presidio di Mola di Bari incontra Lisa Ginzburg, il 1° Marzo nell’Aula Magna dell’IISS Tridente in Piazza dei Mille. Il titolo del libro, PURA INVENZIONE, dodici variazioni su Frankenstein. L’autrice presenta insieme alla Professoressa Maria Grazia Montedoro e ad Annella Andriani, Responsabile del Presidio di Mola di Bari

Quando ho accettato di proporre ai lettori il testo PURA INVENZIONE di Lisa Ginzburg, non immaginavo che mi avrebbe invitato a rileggere il libro che da ragazza mi aveva molto inquietato, FRANKENSTEIN di Mary Shelley.

Questo racconto della Shelley, che uscì la prima volta con il nome del marito, il poeta Percy Bysshe Shelley, sarebbe potuto sembrare a una tredicenne quale ero, un horror gotico, con tutti gli ingredienti inquietanti del genere: il Mostro, lo scienziato folle, la bella fidanzata, gli omicidi e l’amico superstite che narra i tragici accadimenti. No, fin da allora avvertii una strana sensazione, una cosa mi fu subito chiara: il romanzo racconta di un essere creato da un presuntuoso, folle scienziato che volle infondere vita nella materia morta.  Purtroppo non avrebbe mai immaginato che quella creatura, una sorta di Golem, potesse ribellarsi: lui aveva immaginato un essere privo di sentimenti del tutto asservito ai suoi desideri, invece, come accade ai figli che non hanno padri e madri sensibili e presenti, divengono mostri che covano vendetta, che non perdonano le assenze che ingombrano le loro menti e le loro anime, e che soprattutto, vivono nella paura buia della solitudine.

Il Mostro, che bello non era, infatti, era un assemblaggio di resti organici di cadaveri trafugati, mi pose di fronte al concetto di bellezza. A differenza dell’uso moderno negativo, il termine mostro, in latino corrisponde a qualcosa di prodigioso, di fenomeno portentoso, eccezionale, quindi qualcosa che simmetricamente può essere una possibile interpretazione della bellezza interiore.  Analizziamo il testo: esso è una sorta di epistolario, una serie di lettere dal contenuto sempre più angoscioso che Frankenstein invia all’amata Elizabeth. Egli narra la sua avventura, con la paura di chi assiste a tragici accadimenti: i delitti commessi dal Mostro.

La sua è una sorta di lotta fra il reale e il sogno, colui che crea senza limiti, che non ha ponderato e considerato l’errore come probabile accadimento. I due paiono rincorrersi: è la conferma di come il servo e il suo padrone si scambiano i ruoli, inevitabilmente. Entrambi i protagonisti vivono i loro tormenti: uno di aver creato; l’altro di essere stato creato.

Lisa Ginzburg, che ha analogie con Mary Shelley in quanto entrambe figlie di intellettuali e di femministe, analizza il testo attraverso dodici capitoli i cui titoli iniziano con le lettere che compongono il nome Frankenstein.

FFelicità. Scrivere è una maniera per emanciparsi dalla propria storia di figlia, un ripartorirsi, partendo da sé, senza dimenticare le proprie origini. La fantasia, poi, il suo potere rivoluzionario, infonde gioia, lì dove gioia non sembrerebbe proprio esserci.

R – Rabbia. Comprendere il nesso tra la rabbia e il dolore, capire come dietro di questi si nasconda una sofferenza implosa. Il Mostro è vulnerabile, sa di essere brutto, percepisce la paura di chi lo guarda. A me, sinceramente, fin dalla prima lettura, la sua pena mi commuoveva, ne ebbi e ne ho ancora pietà. Questo suo dolore profondo, pieno di rabbia verso il suo creatore, tocca il cuore e allo stesso tempo, disorienta. Il Mostro sa di non poter ambire a un amore, né a quello di una donna, né a quello del suo padre-creatore. Entrambi hanno un inesorabile destino: la morte.

A – Asimmetrie. Il fallimento di questa vicenda umana fatta di amori inespressi, di vittime innocenti, di anime che vorrebbero elevarsi, ma invano, i loro tentativi falliscono di fronte ad un legame asimmetrico tra Victor Frankenstein e la sua Creatura. Il Mostro ha disatteso le aspettative, il creatore-padre gli nega quindi la paternità.  È quasi naturale che decida di voler dannare la vita di chi la vita gliel’ha data. Il senso di fallimento che li accomuna è l’incastro che li vincola, non li lascia liberi, anzi, il Mostro afferma l’inversione dei ruoli “Tu sei il mio creatore ma io sono il tuo padrone; obbediscimi!”. Legami che non sono positivi, persone che si imprigionano a vicenda pur di non restare soli, un morire di anime e corpi a conferma di una vita di fallimenti.

N – Notte. Un lutto improvviso di un genitore, madre o padre che sia, si abbatte sulla testa come un fulmine a ciel sereno, provoca un trauma che ha bisogno di tempo per essere elaborato. Se poi è solo uno a mancare, questi rimane come una ferita che sanguina ogni volta che è sfiorata. Gli amici, allora, giungono e servono ad alleggerire questo fardello, è la loro funzione. La vita pertanto trova significato nelle relazioni fra esseri affini, che cancellano la malinconia: lo afferma il Mostro che ha difficoltà a relazionarsi.

K – Kaos. Osservare la deformità, la bruttezza crea disagio, disordine, timore. Ovviamente si riposizionano le asimmetrie, calibrando la distanza da ciò che non corrisponde alle aspettative. La bellezza è intesa come ordine e proporzione. Il bello è ciò che genera armonia, relazione, simmetria. L’assenza crea una pietra d’inciampo, dove è incisa la bellezza, quindi è l’enigma del passato, la nostalgia per ciò che si è perso, per chi hai amato. La bellezza scaturisce dalla nostalgia, dal tentativo di recuperare un passato ormai perduto.   I poeti sono coloro che cantano in versi la bellezza, armonizzando parole e suoni. L’armonia pone fine al caos, ordinando il mondo.

E – Eros. Ridere è erotico. Perdere i freni inibitori per vivere gli stessi spasmi orgasmici che rilasciano il piacere, lo stesso che sorprende inaspettatamente e rende felici.

N – Nessuno. Una frase detta da un tale incontrato per caso: “Il tuo nome nel mondo, tutto il resto verrà.”, può cambiare la vita, alle volte. Essere nel mondo può trasformarsi in apparire, quello stesso che genera il narcisismo. Un fallimento che rende il creatore anaffettivo, e il Mostro lo avverte fino a odiare se stesso e il suo creatore. La Morte è la soluzione.

S – Sogno. I sogni riparano gli errori, creano nuove prospettive, e se mostrano la via per rimediare, bisogna seguirli.

T – Terra. Se si hanno Radici in una Terra ricca e fertile, la scrittura è più intensa. Guardando orizzonti differenti ma intensi, riscopri te stesso e l’intensità delle emozioni che con facilità si tradurranno in parole. Da qui Mary, che visse aborti e figli che morirono dopo pochi mesi, uno solo sopravvisse, partorirà il romanzo Frankenstein. Una sorta di maternità temuta e agognata allo stesso tempo. Ritorna la nostalgia simmetrica della madre morta per Mary, assente per Lisa, quell’assenza che scandirà il tempo di entrambe, un ritrovare Proustiano del tempo interiore mai perduto solo sopito.

E – Errore. L’errore, di cui trasuda tutta la vicenda umana e (dis)umana dei due protagonisti, li insegue, li tormenta fino alla fine del romanzo.  Errare è umano, ma perseverare nell’errore è diabolico. L’errore diviene un light motif ossessivo, crea nausea e disgusto, e quando il Mostro dice “La mia compagna dovrà essere  della mia stessa specie, con i miei stessi difetti. E tu me la devi creare … saremo mostri, ma mostri insieme. Saremo errori, ma errori insieme.”, Frankenstein non lo accontenta.

I – Inventare. L’urgenza di creare, di scrivere che è nell’aria e che improvvisa assale chi scrive simile al partorire, è un atto creativo, da qui il romano prende forma.

N – Nascere. Il Golem e il Mostro presentano analogie inconfutabili. Entrambe creature non partorite ma create da altri uomini. Il primo, creato dal rabbino umile, preveggente; il secondo, da un presuntuoso, borioso. Il Golem ha bisogno di una parola chiave per agire, emef – verità, che diviene il suo nome. Il Mostro non ha nome, prova a imitare il canto degli uccelli, ma inorridisce ascoltandosi. Comprende la sua condizione di nato/non – nato, vorrebbe farsi comprendere, ma invano. L’autrice Lisa Ginzburg a questo punto conclude: l’assenza di conflitto fra padri e figli rende difficoltosa l’emancipazione, la realizzazione. Scrivere è spezzare quei legami che imprigionano, così nascono i romanzi, così è nata una Pura Invenzione.

locandina Presidio

 

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