di Nicola Lucarelli

Il giorno di San Giuseppe, il 19 marzo, in concomitanza con la festa del papà, in molte località italiane si accendono i falò, denominati anche “Fuochi di San Giuseppe”.

È una manifestazione antichissima,  popolare che ha fuso, attraverso i secoli, aspetti del paganesimo con la religiosità cristiana, conservando tutti i riti arcaici del fuoco.

L’accensione dei falò ricade nella notte antecedente l’equinozio di Primavera, motivo per cui diverse teorie indicano l’accensione dei fuochi come gesto rituale per salutare l’inverno freddo e improduttivo e dare il benvenuto alla primavera, stagione di vita e rinascita.

In Puglia, si rinnova la tradizione del falò di  San Giuseppe in diverse località della regione, l’inverno, rappresentato simbolicamente da un fantoccio, viene fatto così bruciare, per salutare la stagione fredda e inaugurare la primavera, che in realtà quest’anno tarda ad arrivare.

A Mola la continuità della tradizione è assicurata dalla Parrocchia SS. Trinità dei padri Vocazionisti, che ha varato il seguente programma:

Ore 18,30: Celebrazione della S. Messa a cui seguirà la processione della statua del Santo.

Ore 19,00: Accensione del grande falò e degustazione di prodotti tipici. A seguire l’esibizione dei gruppi musicali “Trinity’s Choir”; Duo Leo Vita e Roberto Casulli; Senza Meta.

Ingresso dal parcheggio illuminato del campo sportivo.

Analoga iniziativa presso il giardino parrocchiale della chiesa di Loreto, con la degustazione di ZEPPOLE, PANZEROTTI E FRITTELLE. L’accensione del FALO’ e la benedizione avverrà alle ore 19:30

Musica dal vivo a cura del gruppo “MARICA&Co.” composto da:

Marica Dipalma (Voce) – Nicola Lepore (Chitarra) – Gaetano Dalessio (Tastiera) – Vito Tenzone (Batteria)

Salvaguardare e far rivivere le sane tradizioni locali tramandateci dai nostri avi. E’ questa una delle mission della Parrocchia. che martedì 19 marzo, dopo il successo delle precedenti edizioni, riproporrà l’accensione del falò di San Giuseppe per la felicità di tutti i molesi che vorranno partecipare.

Legato al nome del padre putativo di Gesù, è questo un culto di tradizione pagana: il 19 marzo è infatti, a tutti gli effetti, la vigilia dell’equinozio di primavera, allorquando venivano celebrati quei riti volti alla propiziazione della fertilità. E la pira vuole salutare l’Inverno dei rigori e delle miserie che cede il passo alla Primavera, quindi l’avvento della stagione dei raccolti e della rinascita della natura.

Questo rito diveniva occasione per festeggiare e riunire le famiglie dei villaggi e dei paesi, ed era accompagnato da musiche e canti popolari, cibi e dolci consumati all’aperto al fuoco scoppiettante del falò.

Quando le fiamme erano ormai basse e la notte tarda, aiutati dal vino, in molti sfidavano il fuoco saltandogli attraverso. Nell’immaginario del rituale, che affonda le sue radici in epoche storiche assai lontane, tali salti avevano l’inconscio significato dell’uomo che sfida e domina le forze della natura.

Infine le “carbonelle” prodotte dal rogo venivano raccolte ed utilizzate per alimentare i bracieri delle case contadine durante le ultime fredde giornate di marzo. Appare quanto mai indispensabile comprendere il presente e scoprire chi siamo, partendo dal passato, attraverso la conoscenza delle nostre abitudini, nei riti, nelle ricorrenze, nelle usanze popolari.

Le tradizioni sono saperi trasmessi di generazione in generazione e noi molesi, anche nell’era della globalizzazione, abbiamo il dovere di salvaguardare quell’immenso patrimonio di usi e costumi tramandatici dai nostri avi.

 

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