di Nicola Bellantuono

Dopo l’Acqua di Cristo, Portecchia: è all’opera stamattina presso il popolare porticciolo molese un mezzo meccanico impegnato nella rimozione degli accumuli di posidonia, il cui spiaggiamento, protrattosi negli anni, aveva determinato la formazione di una banquette, che rendeva impraticabile lo scalo d’alaggio. Non solo un’immagine poco decorosa, proprio all’imbocco del lungomare nord, ma anche un problema igienico-sanitario e un ostacolo concreto alla fruibilità del porticciolo.

In effetti la conformazione di quel tratto di costa, unita alla geometria dell’imboccatura del porto, soprattutto in presenza di correnti da nord si rivela poco efficace a proteggere il bacino portuale dall’immissione dei residui secchi della pianta acquatica. Nel corso degli anni, il protrarsi del naturale spiaggiamento della posidonia e l’assenza di un’opera costante di manutenzione avevano reso ostico l’accesso alle piccole imbarcazioni ormeggiate così come l’ingresso in acqua dei quelle tirate a secco sullo scalo d’alaggio, al punto da costringere i proprietari ad aprirsi un vero e proprio varco nella banquette, che aveva raggiunto oltre un metro di spessore.

I pescatori avevano creato un varco nella banquette di posidonia (foto M. Morelli)

Se questo aveva permesso di ovviare il problema pratico degli appassionati di piccola pesca, immutata era rimasta la questione igienico-sanitaria, dovuta all’emanazione maleodorante, specie con la stagione calda, e al proliferare degli insetti in una zona peraltro molto frequentata, vista la prossimità del parco giochi.

Nel 2017, al termine di un lungo iter amministrativo, l’amministrazione comunale aveva potuto affidare la caratterizzazione degli accumuli, obbligatoria per legge allo scopo di identificarne la più idonea destinazione: smaltimento in discarica o conferimento negli impianti a biomasse per il recupero energetico o la produzione di fertilizzanti.

In rosso l’area interdetta dall’ordinanza della capitaneria

La rimozione della posidonia costituisce un importante passo per la riqualificazione di cala Portecchia, ma per il recupero dell’intera area sono necessari altri interventi, non meno urgenti. Anzitutto si impone la concreta messa in sicurezza del manufatto pericolante addossato all’ex ristorante Gabbiano, posto nell’area demaniale al margine nord del porticciolo, e della banchina artificiale che lo separa dagli scogli, in parte già crollata. Inevitabile sarà pure la funzionalizzazione dell’area sterrata chiusa tra il porto e la strada, che oggi dà un senso di incompiutezza alla riqualificazione del lungomare nord.

Ricordiamo, infine, che da maggio 2018 è formalmente in vigore – benché completamente disattesa – un’ordinanza della Capitaneria di Porto che, a salvaguardia della pubblica incolumità, inibisce l’ormeggio dei natanti a cala Portecchia e la circolazione pedonale su entrambi i moli e lungo lo scalo d’alaggio. Un’ordinanza che – temiamo – potrà essere revocata solo dopo che saranno risolti l’insabbiamento del porticciolo e il problema del cattivo stato di conservazione dei piani di calpestio dei bracci, privi di illuminazione e dei dispositivi anti-caduta in mare richiesti dall’Autorità Portuale.

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