Riceviamo dal consigliere Giangrazio Di Rutigliano (Rinascita) e pubblichiamo:

Harambee! L’incitamento che in swahili, la lingua nazionale del Kenya corrispondente all’italiano “Oh issa”, è la metafora che accompagna il movimento culturale e politico organizzato dal senatore Matteo Richetti e utilizzata per descrivere un agire più profondo: quello della generosità di chi non abbandona una situazione di difficoltà e quello di un impegno che ha bisogno del contributo di tutti. Un agire che racconta di come la politica senza umanità e coraggio, senza il riconoscimento di fatica e fragilità, perda il suo significato più alto.

Un anno fa prendeva corpo l’associazione nazionale “Harambee” partendo da Roma, poi facendo tappa a Torino, Modena, Napoli, Brescia, Brindisi, Bari, Latina ed in tante altre città che hanno ospitato momenti di discussione e partecipazione. A distanza di un anno, domenica scorsa, a Milano al Teatro Parenti, è stato festeggiato il primo compleanno associativo a cui hanno preso parte i simpatizzanti di tutta Italia.

É stato un momento di discussione con interventi di personalità della cultura, della politica, dell’economia e dell’associazionismo dove la mission comune è stata: impegno, passione, squadra e cambiamento con momenti di approfondimento con Mauro Berruto e Don Antonio Mazzi, Leonardo Becchetti ed Hillary Sedu.

All’incontro ha preso parte anche Giangrazio Di Rutigliano, in rappresentanza del gruppo molese “Diversamente Mola” che da tempo ha avviato un percorso politico e culturale direttamente con il senatore Richetti ed altri referenti del territorio pugliese nel viaggio di Harambee.  “A noi non serve un nemico per fare Politica, ma se proprio ne dobbiamo indicare uno il nostro nemico è l’indifferenza”, comunica Giangrazio Di Rutigliano: “è in questo intervento che si può sintetizzare lo spirito dell’agire politico, culturale e sociale che accumuna gli aderenti all’associazione.

É il tempo di scegliere fra il “Kronos” e il “Kairos”. “Kronos” é inteso come il tempo che passa nell’indifferenza degli eventi, in contrapposizione al “Kairos” che esprime il tempo come momento opportuno, la possibilità data a ognuno di noi di partecipare attivamente alla storia. Possiamo scegliere se i fatti che accadono dobbiamo osservarli e subirli oppure se capirli e cambiarli.

Da tempo abbiamo scelto il “Kairos” per appartenere ad un Paese che si riprenda il suo tempo perché c’è fame di solidarietà, resistenza civile e comune, con la voglia di andare oltre le paure del nostro tempo. C’è sete di comunità, di buone pratiche e di buona politica. È questa la sfida che dobbiamo accettare. Oltre il Kronos, verso il Kairos!”

 

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