di Vitangelo Magnifico

È già passato un mese da quando Pinuccio Tanzi ci ha lasciati attoniti dopo una rapida malattia. Oggi, alle 19,00 nella chiesa di San Domenico i parenti lo ricorderanno con chi gli ha voluto bene.

Allora fu Raffaele Dimarino a ricordarlo per il suo attaccamento al lavoro e la coerenza nello svolgere un incarico che si presta a magagne e menzogne.

Io voglio ricordarlo non solo come amico e fratello di un carissimo amico, ma, cosa che molti non sapranno, anche come attore dilettante della Compagnia Filodrammatica Molese degli Anni Settanta del secolo scorso diretta da Luico Delfino Pesce.

In particolare voglio ricordare la sua bella interpretazione di Giuseppe, il nostro concittadino tutto fare (portabagagli, venditore ambulante di giornali, ecc.) che Piero Delfino Pesce ricordò nella sua commedia ”Le due Rose”  scritta nel 1934 e andata in scena in dialetto molese nel nostro Teatro “N. Van Westrhout” ad ottobre 1974 in occasione del Primo Centenario della Nascita del grande intellettuale e politico molese.

Al personaggio Giuseppe con i suoi atteggiamenti e linguaggio Piero Delfino Pesce affidò il compito di alleggerire il clima pesante della commedia che trattava del tradimento di Rosodda nei confronti di Pietro, il marito americano ritornato a Mola.

Giuseppe compariva al primo e terzo atto nei momenti dell’arrivo a Mola di Pietro e della sua partenza per l’America con il tormentone “Amerechêne ca partene é amerechêne c’arrèvene”(Americani che partono e americani che arrivano).

Pinuccio con il suo stile sembrava nato apposta per interpretare la parte di Giuseppe. Ad ogni rappresentazione il pubblico lo gratificava con il maggior numero di applausi a scena aperta. E lui ne era felice; ma con moderazione; senza scomporsi.

Era il suo modo di affrontare la vita. Quella vita che lo aveva provato togliendogli il padre quando era ancora un ragazzino e che ultimamente lo aveva messo alla prova con qualche guaio fisico e il fulmineo colpo finale.

L’ultima volta che lo incontrai, appena ripresosi da un duro intervento a seguito di una banale caduta, accennò alla imminente domanda per la pensione. E come era sua abitudine il tutto condito da un sorriso e una leggera incredulità.

Anche quella volta ci lasciammo con un sorriso e il nostro tradizionale e reciproco offensivo ma cordiale saluto.

Poi arrivò il messaggio del nipote: “Zio Pinuccio non c’è più”. Ma resterà il suo sorriso!

“Le due rose” – I atto

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