Preg.mo Direttore,

Vorrei  chiarire, a seguito dell’intervento sul suo Giornale on line del Dott.  Vittorio Farella, referente dell’Associazione “Chiudiamo la Discarica”, e del Comunicato Stampa dell’Amministrazione Comunale, che annuncia la prossima apertura di un Ambulatorio Infermieristico, presso la nostra RSA,  alcuni concetti tecnici e di politica sanitaria locale.

Mi sono occupato, per oltre trent’anni di Emergenza-urgenza  sanitaria, in qualità di Dirigente Medico di Emergenza-Urgenza e Pronto Soccorso e credo di poter dare alcuni spunti di riflessione.                              Il primo è molto tecnico e dobbiamo cercar di capire di cosa parliamo.

Per definire l’urgenza e l’emergenza (come per la gravità) è indispensabile il concetto di esito che, in ambito sanitario, si riferisce alle «modificazioni delle condizioni di salute prodotte nei destinatari dagli interventi sanitari». Se l’esito in gioco è la sopravvivenza del paziente, quindi sono compromessi i parametri vitali, e se occorrono interventi immediati per garantirla, si parla di emergenza; quando, invece, occorre un intervento pronto, ma non immediato (dilazionabile nel tempo) si parla di urgenza. La distinzione, dunque, risiede nei tempi di intervento necessari (ore, per quanto riguarda l’urgenza, minuti, per quanto riguarda l’emergenza) e, ovviamente, presuppone una valutazione “tecnica”.

Chi non sia un addetto ai lavori, nell’incertezza, farà comunque meglio a propendere per la prima ipotesi e chiamare soccorso immediatamente. La valutazione segue il metodo detto Triage, viene fatta in Pronto Soccorso o sul territorio e prevede per l’Italia quattro codici contrassegnati da colori. Questa distinzione in codici associati a colori, utilizzata in quasi tutti i Paesi europei, nel nostro Paese è codificata dal Decreto 15 maggio 1992 del Ministero della Sanità. Tale decreto ha poi demandato alle Regioni il compito di organizzare l’intero Sistema  dell’Emergenza Sanitaria.

Orbene, risulta chiaro, essendo così enunciate le definizioni e vigente un’ Organizzazione Sanitaria Regionale, che Mola non può (e forse non  ha mai potuto , anche quando la nostra cittadina era dotata di Ospedale) pensare di dotarsi di un Punto Fisso, così come pensato dal Dott. Farella. Si sarebbe potuto parlare, forse, di un “punto per le urgenze”  (interventi dilazionabili nel tempo, ma sempre critici per il paziente e comunque da trasferire in strutture di livello superiore: Dipartimento d’Emergenza). Ma che senso avrebbe  un tale stazionamento se la struttura non è adeguata?  Per la stabilizzazione di un “paziente critico”, non basta un medico competente ed esperto. Necessitano presidi sanitari (laboratorio, macchinari) e personale.

Non è, forse,  meglio, per il bene del cittadino una Organizzazione adeguata dei servizi emergenziali che “porti l’ospedale al paziente”?

E , da questo momento, passo al secondo punto, di politica sanitaria Regionale e Locale. Il Servizio 118 versa in gravi difficoltà. Recentemente, per mancanza  di medici di base a causa di un turnover inadeguato (ci dicono di tipo economico…), parecchi medici dell’emergenza territoriale hanno scelto “la mutua”, mandando potenzialmente in tilt l’organizzazione del 118. Quindi, dopo tanta buona volontà per formare medici d’emergenza abili e competenti, si dovrà far ricorso a nuovo personale da formare,con probabile, ulteriore spreco di tempo ed energie, anche economiche. Ma veniamo al nostro “Ambulatorio Infermieristico” di prossima istituzione.

Circa un anno fa,  l’ Associazione “FUtuRA”, cui mi onoro di appartenere, inviò al Sindaco e alla cittadinanza un ipotesi di lavoro, proprio in funzione della chiusura del Punto Fisso locale. In essa si invitava l’Amministrazione Comunale a far da tramite tra i Medici di Base locali e la ASL  affinché venisse favorito e attuato l’art. 40 della Convenzione dei Medici di Medicina Generale (Forme Associative di Assistenza Primaria), cioè la Medicina di Gruppo tra Medici, che prevede tutto quello che dovrebbe fare questo nuovo ambulatorio, e non solo.

Si potrebbero avere, quindi, ambulatori di medici di base aperti H12 (cioè aperti ai propri pazienti e/o a quelli di un altro collega associato, per dodici ore). La convenzione prevede inoltre che i medici possano assumere un infermiere dedicato a quello scopo, con le identiche mansioni, e forse anche altro, previste, anche dall’inaugurando Ambulatorio. Per di più, con la presenza di un medico.  Abbiamo anche incontrato il Sindaco a tal uopo, ma nonostante i nostri suggerimenti, ecco il “travagliato parto”.  Un pannicello caldo che non tranquillizza la salute dei cittadini. Intendiamo tornare, come Associazione “FUtuRA”,  su questo argomento, tra i molesi e con le Autorità competenti.

Cordiali saluti

Dott. Antonio Bonamassa

già Dirigente Medico Ospedaliero

Emergenza-Urgenza e Pronto Soccorso

Condividi su: