Comunicato stampa

La scorsa settimana c’è stato un “convegno” al Castello per discutere sulla questione nuova variante della Statale 16 tra Bari e Mola. Ed effettivamente i convenuti hanno convenuto che c’era poco da convenire e che più o meno tutti hanno convenuto che l’unica opzione possibile per decongestionare il traffico della Statale 16 è la costruzione di una nuova strada, l’opzione a maggior consumo di suolo. Centinaia di ettari che saranno inghiottiti dall’asfalto, di cui oltre una sessantina solo a Mola.

Il convegno ha assunto aspetti grotteschi e si sono sentite cose che voi umani… Tralascio l’approccio alla Marchese del Grillo dell’assessore regionale Giannini (io so’ io e voi nun siete un c…) e quelle del sindaco di Mola, le cui posizioni prone agli interessi extra-molesi sono arcinote.

E tralasciamo anche quelle degli organizzatori di Futura che hanno assunto una posizione furbissima: essendo “de sinistra” non si sono dichiarati a favore della soluzione sponsorizzata da Regione, Comune e Anas, ma hanno escluso decisamente qualsiasi altra opzione tranne l’opzione sponsorizzata da Regione, Comune e Anas.

CONSUMO BUONO E CONSUMO CATTIVO
Ma l’intervento che più mi ha lasciato esterrefatto è stato quello della professoressa Angela Barbanente del Politecnico di Bari, e già assessore alla Qualità del Territorio che si è lanciata in una perorazione (supercazzola con termine scientifico) sulla necessità e bontà della nuova strada, e disquisendo su consumo di suolo buono (supponiamo quello che decide lei) e consumo di suolo cattivo (tutto il resto).

Siamo venuti quindi a conoscenza di questo nuovo concetto urbanistico. Talmente nuovo che è sconosciuto ai più. Ho chiesto all’oracolo Google di illuminarmi su tale concetto ed ho ricercato (incluso le virgolette) “consumo di suolo buono”: è venuto fuori 1 solo documento. Ho rifatto la ricerca con “consumo di suolo cattivo”: zero documenti. Non ho specificato aggettivi e ho ricercato solo “consumo di suolo”: i risultati ottenuti sono stati 902mila. Morale della favola: questi concetti di consumo di suolo buono e cattivo o sono riservati ad una ristretta cerchia di pensatori che li trasmettono per via esoterica o esistono solo nella testa dell’esimia professoressa Barbanente.

D’altronde questo ardito concetto di consumo di suolo buono fa il paio con l’altro, altrettanto ardito concetto espresso dal nostro valente assessore all’Urbanistica, architetto Berlen che, sempre per giustificare questa nuova strada, aveva perorato la causa del “consumo di suolo reversibile”. Possiamo sommessamente ricordare al nostro ottimo assessore che la classificazione dell’ISPRA di consumo di suolo reversibile include esclusivamente: strade sterrate, cantieri, aree in terra battuta, campi fotovoltaici a terra e poco altro, mentre le strade asfaltate vengono classificate, senza se e senza ma, come consumo di suolo permanente?

QUALITA’ DEL TERRITORIO?

Sia come sia, la professoressa Barbanente nella sua carriera ha ricoperto il ruolo di Assessore alla Qualità del Territorio della Regione Puglia. Che qualità si possa apportare a un territorio nel devastare centinaia di ettari di una risorsa preziosa, limitata e non rigenerabile come un suolo agricolo fertile, è un altro dei misteri che la professoressa dovrebbe chiarire.

Il suolo è un bene comune finito, i tempi di creazione di nuovo suolo sono di millenni. Consumare suolo è un danno per tutti e un comportamento privo di visione per il futuro. Da ogni punto di vista, non solo ma anche economico. Cose come la difesa del paesaggio furono poste dai Costituenti fra i principi fondamentali della Repubblica (art. 9). Principi, non opzioni legate alla domanda del mercato. Il suolo è il sostegno del paesaggio, ci nutre e al tempo stesso sostiene la bellezza e la cultura profonda d’Italia e la sua identità. Ci dice chi siamo. Dovrebbe bastare questo.

Inoltre, la lotta ai cambiamenti climatici ci impone la tutela dei suoli. Ma dove sono le associazioni ambientaliste e i tanti seguaci di Greta? Volatilizzati di fronte al miraggio di arrivare a Bari qualche minuto prima?

PERCHÉ DOBBIAMO PREOCCUPARCI DI TUTELARE IL SUOLO?

Per avere ancora una chance di sopravvivere: sigillando il suolo sigilliamo il nostro futuro in una tomba di asfalto e cemento. Si pensi, per esempio, all’alterazione dell’assetto idrogeologico del territorio: il suolo impermeabilizzato dal cemento e dall’asfalto non è più in grado di trattenere una quantità sufficiente di acqua piovana che finisce per incanalarsi in maniera scomposta. E così ad ogni evento atmosferico un po’ più intenso si rischia il disastro. Disastri che recentemente si sono verificati con insistenza. Ma i danni non finiscono qui.

Cemento e asfalto compromettono le capacità del suolo di assorbire anidride carbonica alterando la sfera climatica, distrugge e frammenta gli habitat naturali e interferisce con i corridoi migratori delle specie selvatiche. Senza contare che compromette profondamente il valore estetico del paesaggio incidendo negativamente sulla funzione e sul valore turistico del territorio.

Ecco, questo è un punto cruciale, considerando che questa amministrazione vuole dare a Mola una “vocazione turistica”: consentiremo ai turisti di raggiungere, forse, più velocemente i nostri territori ma per venire a visitare cosa? Una strada a 6 corsie più complanari? O una selva di fabbricati di dubbio gusto. O una foresta di centri commerciali uguali a quelli di casa loro?

Occorre avere una visione sovracomunale ci ammonisce la illustre professoressa. Certo, la difesa del suolo va estesa anche ai territori di Noicattaro e Triggiano, perché la qualità dell’aria e del paesaggio è un fatto che ci riguarda anche al di fuori dei confini molesi. E guarda caso i sindaci di quei territori, a differenza di quello di Mola, sono fortemente contrari alla costruzione della nuova variante.

Ma soprattutto, occorre un sistema di trasporto pubblico da città metropolitana che risolve la necessità di spostamenti in modo razionale ed integrato e non affidato a soluzioni tampone e di breve periodo.

A PROPOSITO DI SICUREZZA

Durante il convegno è stata invocata la “sicurezza” intesa a ridurre il rischio di incidenti stradali. Aspetto certamente importante, ma non meno importante del rischio idrogeologico (presente nel 91% dei comuni italiani) così come il rischio per la salute.

Il deterioramento del suolo ha ripercussioni dirette sulla qualità delle acque e dell’aria, sulla biodiversità e sui cambiamenti climatici, sulla sicurezza dei prodotti destinati all’alimentazione umana e animale e incide direttamente sulla salute dei cittadini.

Già, perchè il suolo costituisce anche una riserva di carbonio (si stima che il 20% delle emissioni di CO2 dell’uomo siano catturate dal suolo, e il carbonio nel suolo è pari a 3 volte quello in atmosfera). Negli ultimi 5 anni, a causa del consumo di suolo, c’è stata una riduzione dello stock di carbonio nel suolo di 5 milioni di tonnellate, pari a una emissione di CO2 in atmosfera potenzialmente pari a 18 milioni di tonnellate. È come se oggi ci fossero 4 milioni di auto in più circolanti in Italia.

BANDIERE E CONCLUSIONI

L’eccellentissima professoressa ci ammonisce anche dallo sventolare bandiere. Evidentemente la contrarietà al consumo di suolo, vera emergenza mondiale dei nostri tempi, che in Italia si manifesta con la scomparsa di territorio agricolo al ritmo di 2 mq al secondo, viene considerata una bandiera puramente simbolica. Da quando avete iniziato a leggere questo articolo sono scomparsi 600 mq di suolo. E se lo rileggete ne scompariranno altri 600 mq. E scompariranno anche se non lo rileggete.

Ecco, la cosa diventa ancora più inquietante se riflettiamo per un attimo che alla professoressa Barbanente questa Amministrazione ha intenzione di affidare il nuovo Piano Urbanistico Generale. Anzi, l’ha già affidato in deroga alle modalità previste dalla normativa italiana ed europea.

Saremo invasi da consumo di suolo buono.

Movimento 5 Stelle

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Campagna di Città Nostra per “Mola pulita”

 

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