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Un altro passo in avanti per il recupero di Palazzo Roberti.

La giunta comunale ha approvato l’atto di indirizzo che demanda al capo-settore dell’ufficio tecnico di perfezionare «con la massima sollecitudine» gli atti che consentano l’affidamento degli incarichi per aggiornare il progetto esecutivo di restauro architettonico e artistico dell’edificio (il restauro delle facciate costituisce infatti solo uno primo stralcio delle opere necessarie) e anche per redigere uno studio di fattibilità tecnica, giuridica e finanziaria finalizzato a valorizzare il monumento in forma pubblico-privata (art. 151 del D.Lgs. 50/2016 – Nuovo Codice degli Appalti).

Tale articolo riguarda i contratti di sponsorizzazione di lavori, servizi e forniture relative a beni culturali, e le forme speciali di partenariato con soggetti anche privati allo scopo di favorire «il recupero, il restauro, la manutenzione programmata, la gestione l’apertura alla pubblica fruizione e la valorizzazione» di immobili monumentali, e prevede procedure semplificate per l’individuazione del partner. Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali è l’unico soggetto che può attivare queste forme speciali di partenariato; all’amministrazione preposta alla tutela del bene spetta il compito di impartire opportune prescrizioni in ordine alla progettazione, all’esecuzione, alla direzione dei lavori e al collaudo.

Secondo la giunta comunale, il recupero di palazzo Roberti dovrà articolarsi secondo due capisaldi: da un lato restaurare le strutture fisiche, conservandone tutti gli elementi costitutivi recuperabili, principalmente gli apparati murari e le relative decorazioni architettoniche; dall’altro, rendere gli spazi interni idonei per specifiche destinazioni d’uso, consone alle caratteristiche dell’edificio, allo scopo di valorizzare al massimo le peculiarità originarie del manufatto e garantire la sostenibilità economica della sua gestione e manutenzione. In particolare, gli obiettivi prioritari saranno:

  • la conservazione dell’immagine dell’edificio nel contesto di piazza XX Settembre;
  • il mantenimento dell’articolazione degli spazi interni, soprattutto lo scalone e il piano nobile;
  • la conservazione degli elementi architettonico-decorativi residuali, in particolare i plafoni telati dipinti del piano nobile, i serramenti interni dorati, le superfici affrescate e i solai lignei dipinti del piano nobile, l’apparecchiatura formale del “salone delle feste” e le decorazioni architettoniche sui prospetti;
  • la conservazione dei materiali e dei “meccanismi di funzionamento statico” originari.

Probabilmente, il tempo necessario a tradurre in atti concreti quest’atto di indirizzo non sarà troppo breve, anche perché è notizia di pochi giorni fa che la Soprintendenza di Bari, chiedendo l’aggiornamento del progetto esecutivo di restauro di Palazzo Roberti, ha evidenziato la necessità di esprimere un proprio parere sul nuovo progetto.

Quest’atto di indirizzo, tuttavia costituisce un passaggio fondamentale che ribadisce chiaramente le intenzioni della giunta Colonna, identificabili nella citazione riportata nella delibera (che scopriamo esser stata tratta da: Roberto Cecchi, “Abecedario. Come proteggere e valorizzare il patrimonio culturale italiano”, 2015):

«Valorizzare [un bene storico] non equivale ad avere il bollino di qualità del vincolo, né a inventarsi una destinazione museale purchessia. E non serve neanche che lo Stato si faccia nuovamente proprietario dei beni. Quel che deve fare è altro. Deve favorire rapporti di cooperazione tra i portatori d’interesse e cioè tra il sistema istituzionale e quello economico territoriale, non solo per cercare delle sponsorizzazioni, ma soprattutto per stimolare lo sviluppo dell’offerta culturale e creativa. In definitiva, bisogna arrivare ad avere una valorizzazione condivisa, in cui lo Stato conservi il ruolo di indirizzo e controllo che gli è proprio, coinvolgendo la parte privata nella progettualità e nella valorizzazione».

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