di Francesco Spilotros

Una grande partecipazione di pubblico ha inaugurato la prima lezione del secondo ciclo di incontri sulla storia molese, organizzati dal Centro di Aiuto alla Vita, venerdì 29 novembre 2019 nella sala Convegni dell’Accademia delle Belle Arti, riguardante l’importantissima presenza della Villa Romana sulla costa a Nord di Mola di Bari, in contrada Paduano.

Il referente delle attività culturali del CAV ha aperto la seduta ringraziando il Direttore dell’Accademia e l’amministrazione Comunale e ci ha tenuto a spiegare che gli incontri programmati fino ad aprile vengono chiamati “lezioni” perché, ab ovo, sono nate con l’intento di formare le giovani leve affinché potessero diventare i nuovi cantori del nostro sempre più ricco ed interessante territorio. Quindi erano indirizzate prevalentemente agli studenti coinvolgendo naturalmente gli studiosi del territorio a 360° e contemplando con piacere la possibilità di accogliere un pubblico di interessati e curiosi desiderosi di saperne di più sul nostro paese che si sta rivelando un vero tesoro.

Di fatto, le lezioni si sono trasformate in veri e propri momenti di crescita sociale, in conversazioni partecipate, solamente guidate da un coordinatore o presentatore il quale ha il compito di introdurre un aspetto o un evento preciso della nostra storia.

L’argomento della prima lezione è stato introdotto dallo scrivente con alcune slide che hanno permesso di inquadrare la villa romana in un contesto temporale e sociale ben definito, chiarendo cosa c’era prima della dominazione romana per passare poi all’analisi della villa illustrandone gli ambienti.

I relatori: P. Lassandro, M. Zonno, F. Spilotros e M. Lepore

È stata analizzata ed illustrata la situazione della Peucezia prima che i Romani la conquistassero indicando in breve le influenze delle colonie greche sul nostro territorio e analizzando il contesto in cui tra il I secolo a. C. e il I secolo d.C. è sorta la villa romana di Mola di Bari che si inseriva in un ambito abbastanza ricco e complesso di ulteriori presenze tutte non molto lontane tra di loro: la villa romana di Monopoli, quella di Adelfia e quella recentissimamente scoperta a  San Vito a Polignano.

La villa romana è stata inquadrata all’interno di una rete di strade, tra cui la Traiana, e una serie di vie/mulattiere risalenti a epoche precedenti alla romanizzazione, tra le quali la via per Norba, la via vecchia turi, la strada che costeggia la lama e che conduce ad Azezium un importantissimo e potentissimo centro peuceta che disponeva di un esercito e batteva moneta.

La prima serata iniziata alle 19 si è arricchita dell’impulso di tre ricercatrici del CNR (centro ricerche nazionali) che stanno studiando le modalità di illuminazione della villa romana di contrada Paduano.

Le tre ricercatrici del CNR di Bari, arch. Paola Lassandro, arch. Marina Zonno e ing. Maria Lepore hanno illustrato la finalità del loro progetto, ricostruire in 3D la villa romana, per comprendere come la struttura antica veniva illuminata sia dalla luce del sole che da quella delle lucerne. Infatti il progetto a cui lavorano si chiama “Luce crea luce”. Sono stati ricostruiti gli alzati, le coperture e le aperture delle porte partendo dalla pianta della villa romana e dalla presenza di soglie e di ciò che rimaneva dei battenti.

Come prima cosa hanno studiato nei minimi particolari la posizione della villa sulla costa, come era orientata, per poter capire come i raggi del sole entravano nell’abitazione e come la illuminavamo, in seguito hanno cercato di comprendere quanta luce artificiale, ottenuta con l’olio lampante nelle lucerne, fosse necessaria per illuminarla nelle ore della notte. Si tratta di uno studio internazionale perché condotto in due località italiane, una chiesa rupestre a Santa Barbara a Matera e la nostra villa romana, e la tomba di Cirene in Libia. La nostra villa è l’unica ad essere in positivo anche se non ha alzati: gli unici elementi verticali sono due massi rimasti in verticale perché inseriti in un muretto a secco, mentre gli altri due ambienti oggetti di studio sono in negativo perché letteralmente scavati nella roccia.

L’attento pubblico

Le tre ricercatrici hanno sottolineato l’importanza della presenza sul territorio di un profondo interesse per la villa romana perché è stato grazie a questo che il loro lavoro è stato possibile. Infatti, sono state fornite loro foto della villa durante gli scavi e disponibilità personale a visitare il fondo su cui la villa sorgeva  mettendo a disposizione tutte le notizie possedute.

La conversazione che è subentrata dopo la presentazione delle slide ha colpito molto le studiose che hanno apprezzato molto il clima di collaborazione.

Adesso si aspetta che le ricercatrici pubblichino l’esito delle loro ricerche su una rivista internazionale  specializzata per poi invitarle nuovamente a relazionare sulle loro conclusioni condividendo con noi una parte della nostra storia. Ubi maior minor cessat.

 

 

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