Redazionale

Oswiecim (Auschwitz in tedesco) era una località della Polonia non distante dalla Germania, ben collegata a livello ferroviario. Si trovava nel cuore dell’Alta Slesia, area ricca di ferro e carbone, ed era isolata dai principali centri abitati.

Era considerato dai nazisti il luogo ideale per diventare contemporaneamente campo di concentramento – in cui i detenuti lavoravano per le aziende tedesche fino allo sfinimento (soprattutto Auschwitz III, ossia Monowitz, con le sue decine di sottocampi) – e campo di sterminio con Auschwitz II, ossia Birkenau.

Nella “fabbrica delle morte” morirono 1,1 milioni di prigionieri: il 90 per cento dei quali ebrei, 150 mila polacchi, 23 mila Rom e Sinti, 15 mila prigionieri di guerra sovietici e 400 Testimoni di Geova.

Con il “Treno della memoria” le nostre quattro ragazze di Mola hanno visitato Auschwitz e Birkenau ed hanno pubblicato su FB la loro esperienza:

Il nostro viaggio continua alla scoperta di Cracovia. Abbiamo camminato nei luoghi che tanti ebrei hanno percorso prima di noi e dove in tanti hanno concluso la propria strada.

Abbiamo visitato la fabbrica di Schindler. Un luogo che spicca come un faro di umanità in un periodo di grande oscurità. Spesso siamo portati a ricordare solo i nomi di chi ha portato nel mondo grande malvagità, ma affianco a questi personaggi, OGGI, è importante ricordare i giusti tra i popoli. Oskar Schindler.

Aspettavamo di scrivere il post di oggi dall’inizio di questa esperienza; oggi abbiamo visitato i campi di Auschwitz e Birkenau. Pensavamo che avremmo avuto tanto da trasmettere dopo questa giornata ma in realtà…siamo senza parole. Scusateci.

L’incredibile vastità e desolazione che abbiamo incontrato in questi luoghi ci hanno lasciato sensazioni forti e indescrivibili nel profondo, che porteremo sempre con noi.

Incredibile è stato toccare con mano l’immenso libro dei nomi e calpestare lo stesso terreno percorso dai prigionieri, sul quale, in un momento di commemorazione collettivo, abbiamo restituito dignità ai tanti numeri di questi “non-individui” pronunciando ad alta voce i loro nomi.

Per non dimenticare”.

Nilla, Maria, Erica e Lucia.

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