di Vito Palazzo

Parma, le strade completamente deserte

Vito Palazzo, trentasettenne molese, da 17 anni vive a Parma dove lavora come progettista di veicoli industriali a guida autonoma presso un’azienda multinazionale. Sposato con due figli ci racconta il clima che si respira in questi giorni a Parma.

24 Febbraio 2020, sembra estate e non perché fuori ci sia il sole ma per il silenzio. Un silenzio surreale. È come una giornata di Agosto quando la maggior parte dei parmigiani sono al mare in Liguria e le scuole son chiuse. Questa è la sensazione che ho provato quella mattina. Parma si è svegliata in silenzio, siamo una delle prime province interessate dal decreto che comunica la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado.

Nella settimana precedente si era registrato il primo caso da Covid19 a Codogno, un paesino per molti sconosciuto ma non molto lontano da Parma. Nell’azienda per la quale lavoro da Gennaio 2005, molti colleghi abitano in località non lontane da Codogno.

Ammetto che in quei giorni ho pensato anch’io di tornare nella mia amata Mola per poter permettere ai miei figli di potersi godere un po’ i nonni che vedono solo due volte l’anno. Poi, a mente lucida, mi son dovuto ricredere, sarebbe stata una scelta pericolosa per tutti, ho capito che l’unica soluzione sarebbe stata aspettare e ne sono convinto anche oggi.

Parma non è certo conosciuta per la sua movida e, nonostante ciò, in questi giorni si percepisce una città vuota, immobile come se anch’essa stesse aspettando. Per strada si vedono solo file fuori dai supermercati tutti con mascherina e guanti come se fosse la normalità, ma non lo è. Siamo a casa ormai da settimane, i bambini sono esausti e spesso chiedono quando finirà questo virus, gli ripeto di aver pazienza.

Alterniamo momenti di gioco con delle letture, con film e torte, ma c’è un appuntamento puntale tutti i giorni, anche la domenica: aspettiamo con ansia il bollettino della protezione civile per capire la situazione a Parma e se si può iniziare a sperare nel ritorno alla normalità. Sono arrivato a Parma nel 2003 e in tutti questi anni ho conosciuto tante persone e inizio a ricevere chiamate e messaggi dai miei amici che purtroppo sono stati contagiati dal virus e questo mi fa capire che non è poi così lontano dalla nostra porta di casa.

Insieme ai contagi crescono anche i morti, sempre più spesso familiarizziamo con un nuovo suono: le ambulanze, che corrono lungo strade vuote e desolate. Gli autobus sembrano fare le loro corse su piste da gioco: non c’è traffico né passeggeri. Solo le campane scandiscono le ore nel silenzio.

Eppure i preparativi erano febbrili, era tutto un affaccendarsi per festeggiare il nostro anno: Parma capitale della cultura italiana 2020. Il calendario era pieno di eventi, iniziative, spettacoli, concerti, danze e giochi per bambini. Sembra una beffa crudele. È tutto annullato, cancellato, rimandato, ma a quando? Speriamo di poter tornare presto a cantare e a sentire risuonare tra le strade del centro le celebri arie del maestro Verdi: Libiamo, amore, amor fra i calici. Più caldi baci avrà. Ah! Libiam, amor, fra’ calici. Più caldi baci avrà.

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