di Nicola Bellantuono

«La fruizione delle spiagge sarà soggetta a restrizioni rilevanti e risulterà notevolmente diversa rispetto agli anni precedenti». Misure organizzative mai viste, e mai sperimentate, saranno richieste tanto negli stabilimenti balneari in concessione ai privati quanto nelle spiagge libere, e altereranno in modo radicale l’estate al mare degli italiani.

È la sintesi del documento tecnico elaborato dall’INAIL in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e approvato dal Comitato tecnico-scientifico per l’emergenza Covid-19 presso la Protezione Civile. Il documento articola una serie di disposizioni organizzative, presentate sotto forma di linee guida preliminari per la regolamentazione della materia da parte delle autorità nazionali, regionali e locali. Tra il 16 e il 17 maggio le indicazioni sono state recepite con due distinti provvedimenti del governo. A sua volta, la Regione Puglia ha emanato un’ordinanza che declina i criteri generali alla luce delle specificità locali, alle quale occorrerà attenersi su tutto il territorio pugliese.

Se per i Comuni costieri con litorali ampi e sabbiosi l’applicazione delle misure previste si prefigura complicata, laddove la linea di costa si presenta frastagliata e rocciosa come a Mola essa diventa estremamente problematica.

In prima battuta saranno gli Enti locali a dover tradurre in pratica e far rispettare le norme previste: laddove, per le carenze organizzative delle Pubbliche Amministrazioni, non si manifesterà la pericolosa tendenza a disattendere le prescrizioni, è concreto il rischio che siano emessi provvedimenti per inibire a tutti l’accesso alle spiagge libere. È altrimenti plausibile che i Comuni esercitino ampie deleghe in favore di soggetti privati, con o senza scopo di lucro: costoro sarebbero chiamati, né a costo zero né a rischio zero, a far rispettare le norme, cosicché senza dubbio ribalteranno tali oneri sui bagnanti, persino senza assicurare i servizi minimi obbligatori nei lidi in concessione.

Di seguito sintetizziamo le principali indicazioni relative alle spiagge libere previste dalle linee guida dell’INAIL e dai successivi provvedimenti nazionali e regionali. Se da un lato – riconosce il documento tecnico – poter utilizzare gratuitamente l’arenile è un’opportunità per i suoi fruitori, tale pratica pone in seria difficoltà l’attuazione e il controllo delle misure per evitare assembramenti e rispettare il distanziamento sociale. È pertanto essenziale la comunicazione istituzionale per sensibilizzare i cittadini e accrescere il senso di responsabilità individuale, ma occorrerà fare pesante affidamento su altro: secondo i tecnici dell’INAIL, «tenendo conto delle specifiche caratteristiche delle spiagge, della loro localizzazione, dei flussi dei frequentatori nei diversi periodi della stagione balneare, dovranno essere localmente definite puntualmente le modalità di accesso e di fruizione delle spiagge stesse, individuando quelle più idonee ed efficaci».

Non basteranno quindi semplici cartelli con le indicazioni chiare sui comportamenti da seguire, da affiggere in tutti i punti di accesso: i tecnici hanno suggerito di «mappare e tracciare il perimetro di ciascuna postazione» con il posizionamento di nastri, in modo da garantire «il corretto posizionamento delle attrezzature proprie nel rispetto del distanziamento ed al fine di evitare l’aggregazione». Non solo gli stabilimenti privati, ma anche le spiagge pubbliche saranno di fatto soggette all’individuazione della capienza massima consentita, in grado di garantire il rispetto della distanza di sicurezza: l’ordinanza regionale fissa la distanza interpersonale a un metro ed inoltre prevede non meno di 10 metri quadrati per ciascun ombrellone. Un rompicapo non da poco sugli scogli sconnessi delle spiagge molesi.

Gli assembramenti di bagnanti saranno vietati anche sulla battigia, con disposizioni atte a «limitare lo stazionamento», e le misure di distanziamento interpersonale dovranno essere assicurate «in tutte le attività sull’arenile ed in acqua», anche per i bambini. Saranno richieste inoltre «opportune misure di pulizia della spiaggia e di igienizzazione delle attrezzature comuni» eventualmente presenti.

Il documento INAIL prefigura poi il concetto di prenotazione della spiaggia pubblica, o per meglio dire delle postazioni individuali, anche facendo ricorso a non meglio definite «turnazioni orarie» e raccomanda il ricorso alla gestione online delle prenotazioni, che favorirebbe il contact tracing nell’eventualità di contagi.

A tale scopo i tecnici dell’INAIL si spingono a suggerire un’integrazione fra la prenotazione delle postazioni in spiaggia e quella del parcheggio per i veicoli, «prevedendo anche tariffe agevolate, ove possibile». Su questo punto, il documento resta vago e non precisa se la tariffa da applicare in forma agevolata debba riferirsi al mero parcheggio, qualora esso non sia gratuito, oppure anche alla prenotazione della spiaggia pubblica, che diventerebbe quindi un servizio erogato a pagamento.

A sostegno di questa interpretazione, che implicherebbe la sospensione di fatto dell’accesso libero (nelle forme) e gratuito (nel prezzo) anche alle spiagge pubbliche, vi è il passaggio finale delle disposizioni riportate nel documento tecnico: «È opportuno, ove possibile, affidare la gestione di tali spiagge ad enti/soggetti che possono utilizzare personale adeguatamente formato, valutando altresì la possibilità di coinvolgimento di associazioni di volontariato e soggetti del terzo settore».

Le norme regionali, sebbene abbiano alleggerito le previsioni del documento redatto dall’INAIL sull’esplicita delimitazione delle postazioni individuali e sul sistema per prenotarle, ribadiscono la necessità del distanziamento tra individui e tra ombrelloni. In particolare, secondo l’ordinanza regionale per garantire il rispetto di tali norme «si suggerisce la presenza di un addetto alla sorveglianza».

Come vorrà e potrà attrezzarsi il Comune di Mola, che già in anni normali arranca nel garantire la fruizione ordinata delle sue spiagge e a contrastare le prolungate occupazioni abusive di interi nuclei familiari organizzati con camper e tende?

Stando ai suggerimenti dell’INAIL, esso potrebbe senz’altro far ricorso a eventuali volontari operanti sul territorio, ma in cambio di cosa costoro potrebbero essere disposti a sobbarcarsi i compiti gravosi previsti dalle linee guida e impegnarsi a farli rispettare? In alternativa ai volontari, il servizio potrebbe essere affidato ai percettori di reddito di cittadinanza, nell’ambito dei Progetti Utili alla Collettività (PUC), ossia i servizi che costoro sono tenuti a prestare a beneficio degli Enti locali, pena la perdita del diritto a fruire dei benefici economici. Una simile misura è stata proposta in diversi Comuni, tra i quali la vicina Bisceglie e due importanti mete turistiche pugliesi, Otranto e Margherita di Savoia. La nostra amministrazione comunale è in grado di garantire direttamente la formazione degli operatori e l’organizzazione necessaria per erogare con continuità il servizio, o di individuare un idoneo soggetto attuatore dei PUC, anche alla luce dell’avviso pubblico che ha emesso il 27 febbraio 2020?

Infine, per evitare tanto il far west quanto la chiusura, sul tavolo c’è una terza eventualità, comoda ma non indolore: abdicare alla natura pubblica delle spiagge libere, sorvolare sulla loro funzione sociale e demandarne la gestione alle iniziative, non filantropiche, di soggetti privati. La giunta Colonna e la maggioranza di Cantiere Civico che la sostiene si trovano davanti a un bivio delicato della propria azione amministrativa, che imporrà di fare delle scelte impegnative sia per la collettività sia sul piano del consenso politico.

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