di Raffaele Ateniese

L’emergenza Covid ha reso, tra le altre cose, più complicato il ritiro dei sacchetti per contenere la raccolta differenziata nel nostro Comune. In questa fase è necessario telefonare al numero 3477538132 per prenotare l’appuntamento che consenta il ritiro da parte dell’utenza. Un solerte dipendente comunale, comunicando la procedura adottata, informa che bisogna telefonare dal martedì al venerdì, dalle ore 9 alle 12, al numero indicato, che corrisponde alla Navita srl, che ha il servizio in appalto. Lo stesso dipendente si affretta subito a precisare che è indispensabile munirsi di tanta pazienza e insistere nel contatto, perché le richieste ovviamente sono tante.

Ho provato a chiamare il numero per oltre 2 settimane ma il risultato è sempre uguale: occupato. L’unica variante è che a volte scatta già al primo squillo la segreteria telefonica che con la nota dizione partecipa che non è possibile aggiungere altri messaggi alla memoria esaurita,…  al pari dell’utenza.

In sostanza: la distribuzione dei sacchetti è in questo momento una variabile random. Gli utenti, che hanno l’obbligo comunque di essere diligenti, devono provvedere in proprio all’acquisto dei sacchetti perché il fornitore è difficoltoso, se non impossibile, raggiungerlo. L’unica cosa certa in questi frangenti è che con buona probabilità l’intero servizio di raccolta costerà probabilmente di più all’intera cittadinanza perché il nostro Comune è stato sanzionato dalla Regione con l’ecotassa.

Mi è capitato di verificare oltretutto, in tempi normali, l’unanime lamentela dell’utenza, al momento del ritiro delle buste, per la scarsità delle quantità distribuite rispetto alle necessità, in particolare in relazione al conferimento della frazione umida.

Insomma, il circuito presenta una catena di incongruenze: la raccolta differenziata va indubbiamente fatta, non raggiungiamo le quantità auspicate e per questo veniamo sanzionati, i sacchetti non sono distribuiti se non fidando su un comportamento virtuoso dell’utenza che si reca a ritirarli, ma l’utenza non è, per così dire, accolta.

È intuibile che il costo delle buste per la raccolta sia insito nella TARI; ma l’utenza se vuol mantenere un comportamento collaborativo deve provvedere in gran parte in proprio ai contenitori. Insomma, il circuito che nei fatti si crea non incoraggia al rispetto delle norme, e la cittadinanza, molto seccata, si trova di fronte ad evidenti difficoltà.

Mi chiedo: è così difficile cambiar metodo? È possibile auspicare un rapporto più efficiente tra utenza e società appaltatrice prevedendo un contatto telefonico periodico, per iniziativa di quest’ultima, così come avviene in molti sistemi distributivi pubblici evoluti alle famiglie? L’Amministrazione non intende intervenire per consentire una dinamica relazionale più, stabile, duratura, edificante ed efficace?

Noto, restando perplesso, che l’Ufficio stampa comunale è prodigo in comunicati che esaltano inaugurazioni, fondi conseguiti per opere pubbliche, flash mob, ma la gestione ordinaria quando riceverà finalmente cura e attenzione? Siam tornati ai tempi e ai metodi del Min. Cul. Pop.?

 

 

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