di Raffaele Ateniese

Il pino fortemente inclinato

Quando il Grande Eduardo venne a Mola per la riapertura, dopo decenni di abbandono, del Teatro Van Westerhout, la performance che preparò con i giovani del G.U.T. fu “L’Arte della Commedia”, uno tra i suoi più stupendi capolavori. Ricordo con emozione che, allora adolescente, durante le prove mi intrufolavo nei locali al piano terra di Palazzo Delfino Pesce, dove la compagnia teatrale aveva sede e preparava il debutto.  Il sottilissimo confine tra realtà e finzione scenica è il tema conduttore dell’opera. L’intreccio nel succedersi dei racconti dei protagonisti lascia irrimediabilmente interdetto il Prefetto loro interlocutore, che non saprà mai discernere se si trova di fronte a degli abilissimi attori di una troupe bisognosa o a uomini e donne alle prese con i drammi della vita.

Eduardo non è stato “trattato bene” a Mola. Troppe defaillances lo indussero successivamente a mantenere distanza e probabilmente un ricordo non molto lusinghiero, diciamo, della nostra cittadina. Per fortuna però non proprio di tutti coloro che aveva conosciuto. Noi invece, mettendo da parte fondati sensi di colpa, lo celebriamo in momenti di circostanza, qualcuno ricorso di recente, su questo prezioso giornale e al Van Westerhout, e grati per ciò che rappresenta nella storia del Teatro contemporaneo e nella storia cittadina gli abbiamo intitolato una scuola.

Ma se Eduardo potesse vedere oggi la sua scuola che direbbe? Giochiamoci un po’ su provando a rispondere, ambendo non senza ammettere presunzione, a buttar giù un’appendice de “L’arte della Commedia”. Affidiamo il ruolo dell’esposizione ad un personaggio centrale della commedia, la Maestra Lucia Petrella, mirabilmente interpretata da Palmina Quaranta nella rappresentazione del G.U.T. che debuttò al Van Westerhout il 24 maggio 1973, e concediamoci anche la licenza di sostituire la figura del Prefetto, a cui i personaggi di Eduardo impetravano di aiutarli, con quella del Sindaco. Lo facciamo per due ragioni: la prima è che il Prefetto di Eduardo si chiama De Caro (quando dici le coincidenze profetiche …) e, come constatiamo frequentemente in maniera lapalissiana, siamo in clima emulatorio, la seconda è che il nostro incipit, molto ardito lo riconosciamo, è rivolto proprio al nostro Sindaco.

Sintetizzando, quindi: i personaggi di questo ardito tentativo sono due, la Maestra Lucia Petrella e il Sindaco De Caro.

Scena: la Maestra entra ansimante nell’ufficio del Sindaco e parla trasportata dal pathos.

La chioma dei pini ha raggiunto la terrazza del palazzo accanto alla scuola. Siamo a quattro piani di altezza

Lucia Petrella: Sig. Sindaco, Sig. Sindaco, sono qui da lei implorante, per presentarLe un problema che solo Lei può affrontare. Si tratta di una situazione di estremo pericolo. Faccio appello alla Sua sensibilità di Primo cittadino, ma anche di padre.

Sindaco (un po’ prevenuto …): mi dica Signorina, dica pure. Di che si tratta?

Lucia Petrella: nella scuola in cui sono insegnante, precaria purtroppo, la De Filippo, c’è un albero di pino, pendente, pericolosamente pendente, che è possibile vedere scrutando dal cancello che conduce alla palestra. Deve farlo abbattere immediatamente, per evitare che cada sulla scuola. L’albero, Eccellenza, è inclinato pericolosamente, ben più della Torre di Pisa, sull’edificio scolastico frequentato da bambini della materna e delle elementari. La sua chioma ormai accarezza il tetto delle aule antistati l’edificio, ed è preceduto da un altro pino, altrettanto maestoso, che ambisce alla stessa inclinazione del primo. Sotto il pino transitano anche bambini e ragazzi che frequentano la palestra dove svolge proficuamente la sua attività l’associazione sportiva Atletica Mola, guidata dal bravissimo Prof. Talenti. Si renda conto di persona, vada a vedere direttamente. Se può ci vada nei giorni in cui soffiano maestrale o tramontana. Potrà constatare di persona come il vento pieghi non solo i pini pericolanti, ma tutti gli alberi del giardino. Sono tanti anni che non vengono potati. I loro rami crescono incontrollati, creando ombra all’interno delle aule, al punto che si è sempre costretti a ricorrere alla luce artificiale. Le chiome hanno raggiunto la terrazza del palazzo accanto, che è alto ben tre piani. Durante la fioritura primaverile il polline ingiallisce per settimane i balconi di tutte le palazzine vicine, arrecando seri problemi a chi soffre di allergie. Alcuni abitanti della zona si stanno interessando per chiedere una indagine ambientale. Vi è poi un salice piangente, molto piangente, che è l’albero più alto in questo tratto di giardino. Si sviluppa a poco più di un metro del menzionato palazzo immediatamente accanto alla scuola. La sua chioma supera di oltre due metri l’edificio se la si guarda dal terrazzo dello stesso, ma anche dalla strada intitolata allo scultore Onofrio Martinelli. Il fusto dei salici è estremamente elastico: dovrebbe vederlo ciondolare nelle giornate ventose, spinto dal maestrale verso la strada dove transitano i bambini che si recano a scuola accompagnati dai genitori. E poi, ancora una cosa: alcuni hanno visto ratti passeggiare indisturbati nel giardino pieno di sterpi. I topi salirebbero anche lungo gli alberi. Lei si ricorderà del grande regista Ermanno Olmi. Non tutti sanno che era un assiduo frequentatore del nostro Paese durante i mesi estivi. Era grande amico del Dr. Tommy Pesce, nostro esimio concittadino, trapiantato sin da giovane a Milano, che fu anche vice Direttore generale dell’allora Banca Commerciale Italiana. Olmi a Cannes vinse nel 1978 la Palma d’oro col film “L’Albero degli zoccoli”. Signor Sindaco, non vorrà mica vincere l’Ago di pino d’oro con la versione al femminile “L’albero delle zoccole”? Un’ultima nota, mi consenta: una puntualissima comunicazione su tutte queste situazioni è stata data con ben cinque informative indirizzate al Suo Comune dall’Ingegner Michele Saponara, che abita nel più volte citato palazzo, accanto la scuola. Si tratta di una missiva indirizzata all’URP nell’agosto 2019, e di ben quattro PEC, rispettivamente del 3 ottobre 2019, del 3 marzo, 18 aprile, 31 maggio corrente anno. Pur trattandosi di corrispondenza certificata non vi è stata nessuna risposta. Certo, vi è da capire che, al Suo pari, anche i Suoi collaboratori hanno un gran bel da fare nella conduzione della efficientissima macchina comunale … Mi consenta una considerazione conclusiva: ho visto di recente all’opera un’impresa che curava la potatura di siepi. Era proprio intenta a tagliate quella della Casa comunane, la Sua seconda casa, insomma. Ha fatto proprio bene a cominciare da lì: un vero esempio di condivisione. Non è che, approfittando della pausa scolastica estiva, potrebbe allargare gli orizzonti, dando priorità anzitutto alla tutela dei bambini?

Sindaco (in tono molto austero): gentile Signorina Maestra, sono veramente allibito da quanto mi dice. Le assicuro che provvederò subito a porre rimedio alla situazione. Farò la cosa più efficace e che mi è più consona: emetterò un comunicato! Incaricherò subito il mio Ufficio stampa che, come avrà notato, è quotidianamente impegnato nell’informare i cittadini nel raggiungimento degli ineguagliabili risultati ottenuti dalla nostra Amministrazione. Il nostro motto è: “Che abbia Scelgo Mola, resta un’Idea, una Voce, che circola impetuosa e inarrestabile”. 

Il salice piangente visto da via Onofrio Martinelli

Che Eduardo mi perdoni per averlo profanato: un vero sacrilegio.

Vorrei partecipare una impressione conclusiva che sento forte. La comunicazione amministrativa a Mola è stucchevolmente unilaterale, evita l’interlocuzione, sciorina soprattutto progetti futuri ma scansa quasi sistematicamente l’hic et nunc. Fa lo slalom speciale intorno ai problemi immediati e reali. Al più è una comunicazione bilaterale: amministrazione/coalizione di maggioranza vs opposizione, e viceversa. Un ping pong che somiglia ad un bastimento che si aggira nei nostri mari senza avere nulla a bordo. Quando invece i cittadini segnalano effettive situazioni di difficoltà cala il sipario.

Dopo quasi cinquanta anni dobbiamo ancora dar ragione al Maestro Eduardo? Su cosa? Su non aver avuto una impressione di adeguatezza della nostra classe politica.

 

Lo stesso salice visto dalla terrazza del palazzo accanto; la supera di oltre due metri

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