di Nicola Rotondi

Le presentazioni dei libri di Luca Bianchini sono piacevoli momenti di intrattenimento, soprattutto in questo periodo in cui abbiamo ripreso confidenza con eventi partecipati, pur nel rispetto delle misure di sicurezza.

Ma non solo: l’autore torinese considera la Puglia una patria d’elezione e ironizza sulle nostre consuetudini e sull’immaginario attribuito agli affetti (“Qui siete tutti congiunti”). Bianchini ricorda scherzosamente le interviste in cui gli attribuiscono Mola come luogo di nascita.

Stasera è stato nuovamente ospite in un evento organizzato dalla libreria Culture Club Cafè, dalle associazioni Etra e Like a Jazz per presentare il nuovo romanzo “Baci da Polignano”, col quale consolida il rapporto con questa città che fa da sfondo all’amore in sospeso di don Mimì e Ninella, giunto al terzo capitolo (conclusivo?) della saga iniziata con “Io che amo solo te” e “La cena di Natale”.

Rispetto ai due protagonisti, Bianchini difende la scelta di attribuirgli la centralità della storia, pur essendo adulti e quindi fuori dal cliché dell’amore che travolge solo i cuori dei giovani.

In un’intervista flash rilasciata prima di salire sul palco e di essere introdotto da Annamaria Minunno, lo scrittore risponde di essere affezionato ai suoi personaggi e fedele all’ambientazione “Sono legato a loro come se fossero dei parenti. A volte, sono anche insopportabili: con loro un rapporto conflittuale, ma alla fine gli voglio bene. Questa terra è accogliente, generosa, piena di storie perché sono grandi famiglie e accade ogni tipo di vicende e litigi. In questo libro, ci sono dei risvolti inaspettati e dei colpi di scena. Sembra quasi un romanzo sudamericano”.

Nel mentre, risuonavano le note di “Io che amo solo te” di Sergio Endrigo, eseguite dai Sense of Life, che hanno allietato la serata con alcuni intermezzi musicali, compresa la conclusiva “Nel blu dipinto di blu” che il polignanese più illustre, Domenico Modugno, ha fatto conoscere al mondo intero.

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