Ha scritto di lui, all’indomani della morte, Indro Montanelli: “Scomparso, quasi centenario, De Marsico, credo che Araldo di Crollalanza fosse, coi suoi novantaquattro anni, il decano dei superstiti del ventennio. Ma del ventennio fu un protagonista piuttosto atipico……Crollalanza non fece mai mostra di sé, mai partecipò a spedizioni punitive, mai si fece un partito o una clientela personale, mai brigò per carriere politiche.
Di origine valtellinese anche se nato a Bari, aveva nel sangue le <>, e fu fascista solo perché il fascismo gli consentiva di farle.
Bari è in gran parte figlia sua (e tale ha continuato a sentirsi anche dopo il fascismo). Fu lui a istituirvi la Fiera del Levante e l’Università. Fu lui a trasformare il Tavoliere delle Puglie e farne una delle zone più fertili del Sud (una volta Di Vittorio mi disse:<).
Ciò che in sei anni aveva fatto, come podestà di Bari, lo ripetè come Ministro dei Lavori Pubblici, su quello nazionale. La costruzione della direttissima Firenze-Bologna è opera sua, come lo fu tutto il riassetto dell’Agro Pontino, lo sviluppo di Littoria, la nascita di Aprilia e Pomezia.
Eppure di lui si parlava pochissimo. Non apparteneva alla Nomenclatura del regime, e lui non fece mai nulla per entrarci. Credo abbia visto Mussolini poche volte in vita sua: forse solo all’inaugurazione delle grandi opere, di cui era lui il vero artefice, e di cui Mussolini si appropriava.
Non fece mai parte del Gran Consiglio. Ma quando gli chiesi come si sarebbe comportato la notte del 25 luglio, mi rispose senza esitare:<>.
Lo aveva dimostrato, del resto, con la sua condotta.
Dopo l’8 settembre, raggiunse Mussolini a Said, ma rifiutò qualsiasi incarico politico. Cercò solo di creare un tessuto amministrativo per <>, e a qualcosa riuscì.
Dopo il 25 aprile, non si nascose, e si lasciò arrestare e processare per >. Ma sebbene questo accadesse nel momento dei più accesi bollori epurativi, dovettero assolverlo in istruttoria: non una voce si levò ad accusarlo di qualcosa, e ogni indagine sul suo patrimonio risultò vana: l’uomo che aveva costruito città e redento province non aveva una casa, né un palmo di terra, né un conto in banca.
Entrò , per coerenza, nel MSI, ed i pugliesi lo elessero senatore per sette legislature di seguito. Nessun suo collega degli altri partiti trovò qualcosa da obbiettare quando il presidente Fanfani propose di conferire a Crollalanza, in occasione del suo novantesimo compleanno, una medaglia d’oro.
Fu l’ultima che lo vidi. Era commosso. Gli chiesi se del suo passato covava qualche rimpianto o rimorso. Mi rispose, a voce bassissima:<>. Ma se c’era un uomo a cui questo rimprovero non poteva essere mosso, era proprio lui.” (Il Giornale, 19 gennaio 1986)
Quale occasione migliore per additare alle nuove generazioni la figura di un nostro Concittadino, il quale (al di la di eventuali e comprensibili remore rivenienti da considerazioni circa il ruolo rivestito dal medesimo nel contestuale periodo epocale), tanto si è prodigato per la elevazione qualitativa del modus vivendi anche degli abitanti della sua Mola.
Basti ricordare, al riguardo, come Egli, nella veste dapprima di Sottosegretario e quindi di Ministro dei Lavori Pubblici del Governo fascista, abbia provveduto allo stanziamento in due riprese di una somma di danaro alquanto ragguardevole, finalizzato alla realizzazione dell’impianto fognario (opera che, a distanza di decenni, ancora regge … per fortuna!) ed alla sistemazione della rete viaria del luogo d’origine materno. Due interventi mirati, nel cui merito Araldo Di Crollalanza (così come a suo tempo riportato dallo scrivente su “Città Nostra”) riteneva opportuno,per di più, dover invitare le Autorità cittadine a non divulgare le generalità dell’autore di tale intervento; dando prova, in tal modo, di possedere un requisito difficilmente riscontrabile anche ai giorni nostri: l’UMILTA’.
Ha scritto di lui, all’indomani della morte, Indro Montanelli: “Scomparso, quasi centenario, De Marsico, credo che Araldo di Crollalanza fosse, coi suoi novantaquattro anni, il decano dei superstiti del ventennio. Ma del ventennio fu un protagonista piuttosto atipico……Crollalanza non fece mai mostra di sé, mai partecipò a spedizioni punitive, mai si fece un partito o una clientela personale, mai brigò per carriere politiche.
Di origine valtellinese anche se nato a Bari, aveva nel sangue le <>, e fu fascista solo perché il fascismo gli consentiva di farle.
Bari è in gran parte figlia sua (e tale ha continuato a sentirsi anche dopo il fascismo). Fu lui a istituirvi la Fiera del Levante e l’Università. Fu lui a trasformare il Tavoliere delle Puglie e farne una delle zone più fertili del Sud (una volta Di Vittorio mi disse:<).
Ciò che in sei anni aveva fatto, come podestà di Bari, lo ripetè come Ministro dei Lavori Pubblici, su quello nazionale. La costruzione della direttissima Firenze-Bologna è opera sua, come lo fu tutto il riassetto dell’Agro Pontino, lo sviluppo di Littoria, la nascita di Aprilia e Pomezia.
Eppure di lui si parlava pochissimo. Non apparteneva alla Nomenclatura del regime, e lui non fece mai nulla per entrarci. Credo abbia visto Mussolini poche volte in vita sua: forse solo all’inaugurazione delle grandi opere, di cui era lui il vero artefice, e di cui Mussolini si appropriava.
Non fece mai parte del Gran Consiglio. Ma quando gli chiesi come si sarebbe comportato la notte del 25 luglio, mi rispose senza esitare:<>.
Lo aveva dimostrato, del resto, con la sua condotta.
Dopo l’8 settembre, raggiunse Mussolini a Said, ma rifiutò qualsiasi incarico politico. Cercò solo di creare un tessuto amministrativo per <>, e a qualcosa riuscì.
Dopo il 25 aprile, non si nascose, e si lasciò arrestare e processare per >. Ma sebbene questo accadesse nel momento dei più accesi bollori epurativi, dovettero assolverlo in istruttoria: non una voce si levò ad accusarlo di qualcosa, e ogni indagine sul suo patrimonio risultò vana: l’uomo che aveva costruito città e redento province non aveva una casa, né un palmo di terra, né un conto in banca.
Entrò , per coerenza, nel MSI, ed i pugliesi lo elessero senatore per sette legislature di seguito. Nessun suo collega degli altri partiti trovò qualcosa da obbiettare quando il presidente Fanfani propose di conferire a Crollalanza, in occasione del suo novantesimo compleanno, una medaglia d’oro.
Fu l’ultima che lo vidi. Era commosso. Gli chiesi se del suo passato covava qualche rimpianto o rimorso. Mi rispose, a voce bassissima:<>. Ma se c’era un uomo a cui questo rimprovero non poteva essere mosso, era proprio lui.” (Il Giornale, 19 gennaio 1986)
Quale occasione migliore per additare alle nuove generazioni la figura di un nostro Concittadino, il quale (al di la di eventuali e comprensibili remore rivenienti da considerazioni circa il ruolo rivestito dal medesimo nel contestuale periodo epocale), tanto si è prodigato per la elevazione qualitativa del modus vivendi anche degli abitanti della sua Mola.
Basti ricordare, al riguardo, come Egli, nella veste dapprima di Sottosegretario e quindi di Ministro dei Lavori Pubblici del Governo fascista, abbia provveduto allo stanziamento in due riprese di una somma di danaro alquanto ragguardevole, finalizzato alla realizzazione dell’impianto fognario (opera che, a distanza di decenni, ancora regge … per fortuna!) ed alla sistemazione della rete viaria del luogo d’origine materno. Due interventi mirati, nel cui merito Araldo Di Crollalanza (così come a suo tempo riportato dallo scrivente su “Città Nostra”) riteneva opportuno,per di più, dover invitare le Autorità cittadine a non divulgare le generalità dell’autore di tale intervento; dando prova, in tal modo, di possedere un requisito difficilmente riscontrabile anche ai giorni nostri: l’UMILTA’.