di Claudia Padovano

L’area interessata ai lavori

*Era il 28 maggio quando, in uno dei suoi ormai consueti video su Facebook, il Sindaco annunciava urbi et orbi la perimetrazione di un lungo tratto di costa di Cozze, in vista dell’imminente avvio dell’intervento di riqualificazione ad opera della Città metropolitana di Bari. Nel suo breve video, il Sindaco ha tenuto a precisare, quasi a metter le mani avanti con prudente lungimiranza: “è la Città metropolitana di Bari ad aver competenza su questo tratto di costa …di conseguenza né il Sindaco né l’Amministrazione né gli Uffici comunali hanno responsabilità dirette in questo caso”. Sembrava ribadirlo di proposito, per tirarsi fuori da una storia che, ad oggi, avrebbe dell’incredibile, se non fosse tanto penosa e indicativa dell’incapacità totale di chi ci amministra, ad ogni livello. Ma andiamo con ordine. Assistendo all’installazione della recinzione che inibisce l’accesso a un lungo tratto di costa a Cozze, subito a nord del Coco Village, e ascoltando fiduciosi le parole del Sindaco, ci siamo detti: bene, pazienteremo, certo si tratta di lavori avviati in modo alquanto intempestivo, dato il sopraggiungere dell’estate ma, di sicuro, proprio per questo saranno rapidi e ci restituiranno presto un tratto di costa riqualificato e con un affaccio su un mare splendido, da poco insignito, nel tratto di costa Ripagnola/Coco Village, della Bandiera blu! Ebbene, è trascorso ormai più di un mese e i lavori come procedono? Siamo a metà luglio e ci tocca constatare che dei tanto attesi lavori si continua a vedere solo la recinzione, di cui si prendono cura con encomiabile dedizione gli operai che, con cadenza settimanale, ne ripristinano con pertinacia l’assetto, che, puntualmente, con analogo e speculare zelo, i bagnanti l’indomani provvedono ad abbattere, mossi dall’anelito di raggiungere gli scogli per un tuffo al mare. Così, l’unico lavoro a cui ci tocca realmente di assistere non è che tutto un fare e disfare una tela di Penelope: un giorno gli operai ripristinano le recinzioni che immancabilmente il giorno successivo i bagnanti forzano in più punti.

Detriti sulla spiaggia

Questa l’unica traccia di operosità in un contesto che, per il resto, estate dopo estate, rimane del tutto inalterato, come le foto, ben più eloquentemente delle parole, testimoniano: degrado, sporcizia e incuria ovunque, il tutto acuito dall’enorme disagio di un transennamento fine a sé stesso che rende inaccessibile gran parte della costa e impedisce finanche il piacere di una passeggiata a piedi o in bici sul litorale, dal momento che la recinzione preclude l’accesso a tutta la pista ciclabile. E, spiace doverlo dire, ma non è in buona fede il Sindaco che si premura di rassicurare la popolazione relativamente alla possibilità di raggiungere ugualmente gli scogli nonostante la presenza della recinzione; con il transennamento di tutti gli scivoli che consentivano l’accesso al bagnasciuga, i bagnanti di fatto non possono accedere per un lungo tratto di costa agli scogli e quindi al mare, se non al prezzo di rocamboleschi scavalcamenti e pericolose acrobazie. Ed è per questo che la vicenda assume una connotazione davvero odiosa: il transennamento e il mancato ripristino degli scivoli precludono di fatto l’accesso al mare soprattutto ai soggetti meno agili, quelli nei cui confronti le Amministrazioni dovrebbero aver maggiori considerazioni e riguardi: i bambini, gli anziani e i disabili. Ad oggi, per queste categorie di persone l’accesso allo scoglio e quindi al mare è, nel lungo tratto in cui è stata installata la recinzione, del tutto impedito. Peraltro, alcuni dei tratti di costa recintati e resi inaccessibili sono proprio quelli che più facilmente potrebbero essere percorsi per raggiungere il mare dai soggetti meno agili, ai quali, peraltro, sembra essere interdetto anche, in pieno periodo estivo, il piacere di una passeggiata sul litorale, in bici o a piedi, a meno che non accettino di avventurarsi in una fortunosa gimcana tra le auto posteggiate (irregolarmente) ai margini della carreggiata e quelle in movimento al centro strada. Tutto ciò, manco a dirlo, proprio nei mesi in cui Cozze si ripopola e gli Amministratori dovrebbero incentivare l’afflusso dei turisti, ancor di più dopo un periodo di depressione economica fortissima che rischia di avere strascichi importanti nei mesi futuri. Ed è per questo che la premura con cui il Sindaco ribadisce a più riprese che il tratto è di competenza della Città metropolitana di Bari suona come una ridicola foglia di fico, pretestuosamente addotta

Parcheggio selvaggio a Cozze

per rivendicare la sua presunta estraneità rispetto a ciò che, in realtà, dovrebbe vederlo impegnato in prima linea, con l’obiettivo di vedere immediatamente ripristinata e riaperta al pubblico una zona che rientra a pieno titolo nel territorio che lui amministra. Le responsabilità di chi governa un territorio, infatti, non si esauriscono nelle competenze strettamente intese in senso burocratico, ma si estendono a una vera e propria presa in carico di tutto il territorio e delle sue necessità, alle quali chi amministra è chiamato a dar voce e rappresentanza, anche con la dovuta forza, nelle opportune sedi. Dopo i sofferti mesi di lockdown e di recessione economica, in tutta la Penisola si susseguono gli inviti a viaggiare e investire in Italia e, del resto, solo a pochi passi da noi ci si adopera attivamente per rilanciare il turismo e l’economia, messi a dura prova da un periodo di pesante crisi; qui a Mola, invece, l’impressione è che non soltanto non si nutra alcuna ambizione turistica, ma che si persegua diabolicamente il perverso intento di scoraggiare finanche la popolazione del posto dalla fruizione di tutta la bellezza di cui la natura ci ha, forse immeritatamente, resi depositari. “Mola sarà bellissima”, recitava lo slogan della campagna elettorale del nostro Primo cittadino; bene, forse Mola bellissima lo è già, solo che chi la amministra non solo non riesce a valorizzare in alcun modo tutta questa bellezza ma, essendo incapace di garantire persino la cura ordinaria che si deve a tanto splendore, cerca di inibirne la fruizione anche ai suoi stessi cittadini.

*articolo pubblicato sulla rivista cartacea di Città Nostra di luglio-agosto 2020

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