di Domenico Marinelli

2 maggio 2021: al posto delle rituali candeline, ci piacerebbe decorare con 70 dolci caramelline una torta virtuale, ed offrirla ad Antonio Marinelli, lo storico elettrauto di Via Principe Amedeo o molto più affettuosamente, al nostro indimenticabile “Caramella.”

Un compleanno che diventa un pretesto per rendere omaggio ad una generazione di lavoratori che hanno fatto la storia della nostra cittadina e le cui botteghe e officine hanno spesso dovuto chiudere per cedere il passo all’avanzare della tecnologia o all’apertura di nuovi centri commerciali. Non scriviamo per giudicare, ma per ricordare. Un tempo passato, certo, ma custode di valori che meritano di essere preservati; valori di cui l’officina di Antonio è, secondo noi, tra i più degni rappresentanti:

LO SPIRITO LAVORATIVO di tanti artigiani come Antonio, il cui lavoro non era solo un’attività da portare avanti ma parte indelebile della loro identità.

LA TENACITÀ e lo SPIRITO DI SACRIFICIO. Perché anche quando il freddo ti entrava nelle ossa e il caldo soffocante dei motori si univa a quello torrido di agosto, quelle mani non smettevano di smontare motorini, radiatori e batterie. E anche se sporco, stanco e sudato da sotto quell’auto ne usciva sempre un sorriso e una battutina.

L’ ORGOGLIO di chi non ha mai lasciato un lavoro incompiuto: se un’auto entrava in officina, potete starne certi, ne usciva riparata.

LA LEGGEREZZA e l’IRONIA necessarie per affrontare le giornate lavorative, anche le più dure. La parte più bella di una visita in officina non era la ricezione dell’auto riparata ma il tempo trascorso lì, tra sorrisi, battutine e amici, anche se appena conosciuti. Mentre le batterie si ricaricavano di energia elettrica, la gente si ricaricava di buon umore.

LA DISPONIBILITÀ verso tutti. Quanti dei nostri lettori sono stati “salvati” dall’arrivo (spesso sotto la pioggia) di Antonio, che cavi e martello alla mano, rianimava motori ormai esanimi.

L’AFFETTO e il RISPETTO reciproco tra un lavoratore ed il suo paese. Credeteci, non c’era un solo molese che passando davanti all’officina non facesse un saluto. Ognuno a modo suo: un cenno della mano, un colpo di clacson o un “Forza Inter!. ” Gesti semplici ma carichi di un affetto sincero.

Tra le pareti di quell’officina non c’erano i calendari di donne avvenenti (come tradizione vorrebbe) ma le foto di un allenatore e del suo passato calcistico che tanti dei nostri paesani ricordano ancora con emozione; c’erano i logori attrezzi da lavoro ed un vecchio bancone che nonostante i duri colpi ricevuti, come il suo proprietario, non smetteva mai di fare il suo dovere; c’era una bandiera bianca e azzurra che gridava: “FORZA MOLA” e il cui messaggio andava ben oltre quello calcistico.

Una vecchia officina forse, ma anche un centro sociale, un centro massaggi (chiedete un po’ in giro se non ci credete), un circolo ricreativo, sportivo e, noi crediamo, un esempio per la nostra cittadina.

Come dice una vecchia canzone di De Gregori “La Storia siamo noi… perché è la gente che fa la Storia”. Una Storia che non si identifica solo nei grandi avvenimenti, ma acquisisce spesso la sua più alta espressione nella semplicità dei gesti quotidiani e che attraverso una bottega o un’officina diventa fucina di valori eternamente semplici e semplicemente eterni…

Grazie Antonio, e buon compleanno.

Un molese che non dimentica

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