di Nicola Lucarelli

Essere buono“A combatter con il fango, che si vinca o che si perda, sempre ci si infanga”.

Da qualche tempo assistiamo ad una continua denigrazione dell’attività della stampa molese da parte del candidato sindaco della lista “LiberiamoMola”, sig. Pino Castellana, che, dalla sua pagina Facebook, comunque, spara bordate ad alzo zero contro tutto e tutti.

Se c’è qualcosa che si muove, lui spara. A prescindere. Senza una prova, senza un documento, senza declinare fatti, persone, circostanze. La sua è la vecchia e collaudata tecnica della “macchina del fango”: si spara e si spala nel mucchio con l’intento, alla fine, che qualche schizzo resti attaccato al malcapitato di turno.

E’ da qualche giorno però che il sig. Castellana, evidentemente a corto di veri argomenti politici per la sua sgangherata e solitaria campagna elettorale, dopo aver ricevuto una ben pilotata e interessata informazione, ha deciso di scagliare i propri strali direttamente contro “Città Nostra”.

Naturalmente lo sta facendo (l’operazione è ancora in corso) secondo il suo stile: giri di parole, allusioni, ammiccamenti, utilizzo di nomignoli dispregiativi, insulti, provocazioni, ecc.. Insomma, tutto l’armamentario di chi, pur avendo nuotato e goduto a lungo nella politica della prima repubblica, ha deciso di rifarsi una verginità fuori tempo massimo.

Ma veniamo al caso specifico. Con la solita tecnica, non avendo il coraggio di sfidare con fatti concreti i veri “poteri forti” di questo paese o affrontando “de visu” il diretto interessato, il Castellana ha colto l’opportunità per colpire una delle poche voci molesi davvero libere e indipendenti che, fin dalla sua fondazione nel 2002, ha servito l’opinione pubblica e mai il potere costituito.

E poiché egli non ha il coraggio di esporre alla luce del sole l’informazione ricevuta (immagino da chi), lo ha fatto chiedendo a “Città Nostra” di renderla pubblica, per poi giovarsene ai suoi fini elettorali e sottraendosi in tal modo al confronto con la libera stampa. Un atteggiamento estremamente comodo e furbesco, ma evidentemente redditizio per chi non vuole assumersi fino in fondo le proprie responsabilità.

Ovviamente, quello che ora dirò non lo faccio per compiacere e dare soddisfazione al Castellana. Lo faccio perché non rimangano zone d’ombra e schizzi di fango sul giornale che ho diretto per tanti anni e, ovviamente, sulla mia persona.

In 43 anni di attività “volontaria e mai retribuita” nell’informazione locale non ho mai conosciuto un tribunale o un giudice. Ho scritto migliaia di articoli, ho criticato anche duramente personaggi pubblici per il loro operato, salvaguardando sempre e comunque la dignità delle persone e meritandomi il rispetto di ognuno. A Mola ci conosciamo un po’ tutti ed in tanti anni di attività mai nessuno si è permesso di chiamarmi in giudizio. C’è voluta una signora di Conversano, che non conoscevo nemmeno personalmente, a farmi vivere un’esperienza assurda per come si è dipanata in dieci anni la vicenda giudiziaria.

E’ vero. Sono stato condannato in primo grado dal Tribunale civile di Bari (civile, non penale! – come, invece, ha lasciato credere Castellana) per una vecchia storia attinente l’esercizio del pubblico diritto di critica.

Ma, ammesso e non concesso che si fosse trattato di una condanna penale, perché avrei dovuto renderla pubblica? Sono centinaia i giornalisti italiani che hanno dovuto affrontare querele e processi per diffamazioni. In quel caso sarei stato in buona compagnia, visto i nomi illustri dei condannati. Ha chiesto anche a questi il sig. Castellana di pubblicare la sentenza?

Quindi, innanzitutto, chiariamo: il Castellana ha mistificato la realtà. La mia condanna non è avvenuta in sede penale per diffamazione, come il candidato sindaco di “LiberiamoMola” ha lasciato intendere, ma nell’ambito di una citazione in sede civile con richiesta di risarcimento danni.

E’ pur vero che non ho reso pubblica la notizia (e di questo il Castellana mi accusa). E, peraltro, non ho neppure informato dell’esito processuale, del 30 ottobre 2014, i redattori di “Città Nostra” che, quindi, ne erano all’oscuro.

Non l’ho fatto per due motivi: 1) la vicenda processuale (come di seguito spiegherò) non coinvolgeva direttamente il giornale; peraltro ho sempre ritenuto che la responsabilità è esclusivamente personale, a maggior ragione in questo caso che non riguardava un articolo pubblicato sul mensile (e quindi, condiviso dalla Redazione, ma l’espressione di mie valutazioni nel contesto di una riunione ristretta, seppure pubblica). 2) la sentenza non è penale e, quindi, essa è circoscritta alla mia sfera personale, anche patrimoniale.

In breve, i fatti. Il 29 dicembre 2005 partecipai alla conferenza stampa indetta dall’allora consigliere provinciale Stefano Diperna, tenutasi presso la saletta del Bar degli Amici, in Piazza degli Eroi. In quell’occasione, invitato in qualità di direttore editoriale pro-tempore di “Città Nostra”,  esposi il mio punto di vista sul tema, trattato da Diperna, riguardante la situazione ed il futuro del Liceo Scientifico di Mola. In ogni caso, la mia esposizione non fu mai riportata su “Città Nostra”.

Sebbene il mio intervento fosse basato sulla realtà oggettiva del tempo, alcune espressioni da me utilizzate furono considerate offensive da parte della Preside pro-tempore del Liceo, che, dopo parecchi mesi dall’accaduto, ritenne di chiedere un risarcimento danni in sede civile, senza mai proporre querela in sede penale. Mi preme sottolineare che in quella, per me “famigerata”, riunione ci furono interventi molto più “pesanti” del mio, ma a qualcuno interessava evidentemente colpire me e non altri.

Il processo civile è durato quasi dieci anni, caratterizzato da continui rinvii e sostituzioni di giudici. Una montagna di documenti presentati a giustificazione della mia tesi non sono stati considerati. Nonostante un tentativo di composizione bonaria della vicenda, alla fine è stata emessa una sentenza di condanna nei miei confronti per un risarcimento di € 7.500,00 a favore della parte attrice, a fronte della richiesta iniziale di ben 50.000 euro.

Non ho ritenuto di proporre appello (oggi dico, sbagliando) alla sentenza (che accetto ma che assolutamente non condivido), e, quindi, ho liquidato di tasca mia quanto stabilito dal Giudice, soprattutto per non allungare ancora i tempi processuali e chiudere una vicenda quanto mai incresciosa, che ha prodotto in me uno stato di frustrazione ed impotenza di fronte ad una sentenza che ritengo assolutamente ingiusta, anche a giudizio di esperti in materia.

Fin qui i fatti. Avrei anche potuto ignorare le provocazioni del sig. Castellana e non darvi alcun seguito. Tuttavia, poiché ho condotto tutta la mia vita personale e sociale all’insegna dell’onestà e della trasparenza, a 72 anni non posso permettere che gli schizzi di fango di questo signore rimangano attaccati alla mia persona e al giornale che ho fondato e diretto per dodici anni, e che continuo a seguire con il mio quotidiano apporto.

Infine, mi rivolgo a tutte le persone libere di Mola e, in particolare, ai giovani. Non lasciate che la vita pubblica della nostra cittadina si imbarbarisca, non permettete che i veleni, gli insulti, le accuse gratuite e prive di prove e di fondamento prendano il sopravvento. Non consentite che vengano avvelenati i pozzi della democrazia, della vera libertà di espressione, della civile convivenza.

Lasciare il paese alla mercé di avventurieri senza scrupoli può essere estremamente pericoloso per il futuro di tutti noi, e, soprattutto, delle future generazioni.

Al sig. Castellana chiedo umilmente, ma fermamente di trovarsi altri obbiettivi. Pensi a fare campagna elettorale con intelligenza e rispetto degli altri. Io non sono candidato, dal 1991 non sono più iscritto a partiti, ho le mie idee politiche che tengo per me. Non intendo rispondere alle sue offese gratuite con lo stesso metodo e con lo stesso linguaggio. Sono orgogliosamente un cattolico osservante (e non sagrestano, come mi definisce) ed in quanto tale conosco perfettamente il valore del perdono. Dico questo perché conosco della sua vita sociale, politica, famigliare e lavorativa ben più di quanto crede…Ma non si preoccupi: io sono una persona corretta e dotata di buon senso. A buon intenditor, poche parole!

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