di Nicola Bellantuono

«Ma in concreto la TARI quest’anno sarà più cara? E di quanto?».

Sono tanti i concittadini che in questi giorni si stiano ponendo questa domanda, rimasta sinora senza una chiara risposta oltre la prevedibile cortina della propaganda politica orchestrata dagli esponenti della maggioranza, che minimizzano gli aumenti, e da quelli delle opposizioni interne ed esterne al consiglio comunale, che parlano apertamente di una batosta fiscale con l’aggravante dell’insensatezza nella scelta delle categorie da colpire.


Sebbene il sito web del Comune non riporti ancora la delibera approvata giovedì in consiglio, sono entrato in possesso della tabella ufficiosa delle aliquote e ne ho potuto calcolare tutti gli importi. Considerando l’ufficiosità della tabella, che potrebbe non essere nella sua versione definitiva, invito comunque a prendere con cautela tutti i valori che seguono.

Per le utenze domestiche, si conferma la notizia dell’equiparazione di prime e seconde case. In altri termini, viene meno la riduzione del 10% della TARI che nel 2014 era stata applicata alle seconde case, rispetto alle prime case di pari superficie e con il medesimo numero di occupanti.

Si ricorda che a Mola il 33% delle abitazioni ha un solo occupante (tale percentuale è desunta dal piano economico finanziario del 2013, ma suppongo che in due anni non sia variata molto). Stando al contenuto della tabella in mio possesso, un’abitazione di 80, 100 e rispettivamente 120 metri quadri, usata come prima casa da una singola persona, quest’anno sarebbe assoggettata a una TARI di 178, 197 e rispettivamente 217 euro: si tratta di importi che, rispetto al 2014, hanno subito scostamenti nell’ordine di pochi centesimi.

Se gli occupanti diventano due (è questa la condizione del 20% delle abitazioni molesi), per 80, 100 e 120 metri quadri la nuova TARI ammonterebbe rispettivamente di 292, 314 e 336 euro (l’anno scorso era di 265, 287 e 308 euro): per questa categoria di utenze l’aumento è pertanto del 10%, pari a circa 28 euro.

Se invece gli occupanti sono tre (come accade per il 27% delle abitazioni) per 80, 100 e 120 metri quadri l’importo della TARI sarebbe rispettivamente di 324, 349 e 373 euro (l’anno scorso era di 303, 327 e 351): per questa categoria di utenze l’aumento è pertanto del 6%, pari a circa 22 euro.

Infine, se gli occupanti sono quattro (è la condizione di un altro 17% di utenze domestiche) per 80, 100 e 120 metri quadri la nuova TARI ammonterebbe rispettivamente a 381, 408 e 434 euro (l’anno scorso era di 331, 356 e 381 euro): per questa categoria di utenze l’aumento è pertanto del 14%, pari a circa 52 euro l’anno. Del 15% circa sono invece gli aumenti che gravano sulle prime case di famiglie con cinque o più membri (il 4% del totale).

In sintesi, tenendo conto solo della diversa consistenza numerica nella dimensione dei nuclei familiari, con approssimazione grossolana sulle prime case ci sarà un aumento medio del 7%. Sulle seconde case l’aumento medio sarà di del 18,5%, per effetto della mancata riduzione riconosciuta a queste ultime.

Più articolata è la situazione delle utenze non domestiche, che sono assoggettate alla TARI in funzione della categoria merceologica, coerentemente con il principio che chi più produce rifiuti, più è chiamato a pagare. Anzitutto, emerge che quest’anno non è stata reiterata la misura straordinaria che aveva riconosciuto delle agevolazioni (dal 10% al 50%) a sette categorie merceologiche su trenta, quelle con aliquote maggiormente penalizzanti rispetto a quelle che vigevano ai tempi della vecchia TARSU.

Tra queste sette categorie, per cui l’entità di rifiuti prodotta è presuntivamente maggiore delle altre, le principali (ossia quelle con la maggiore superficie assoggettata) erano relative a bar; ristoranti e assimilati; ed infine ortofrutta, pescherie e pizze al taglio. In tutti i casi, i minori introiti della TARI rivenienti dalle agevolazioni venivano compensati con “risorse diverse dai proventi del tributo”, ossia ricorrendo alla fiscalità generale del Comune.

Cerchiamo ora di capire in che modo fra il 2014 e il 2015 è variato l’importo da pagare da parte delle utenze non domestiche, concentrandoci sulle categorie principali. Il 31% della superficie totale delle utenze non domestiche (anche in questo caso faccio ricorso ai dati del 2013) è data da autorimesse e magazzini senza alcuna vendita, che soggiace ad un’aliquota di 3,41 euro per metro quadro: nel 2014 l’aliquota per metro quadro era di 4,41 euro, cosicché tale categoria beneficia di una riduzione del 23%.

La seconda categoria di utenze non domestiche per superficie (il 12% del totale) è data da uffici, agenzie e studi professionali, per i quali la riduzione dell’aliquota è del 18%: l’aliquota 2015 ammonta infatti a 7,36 euro per metro quadro, contro gli 8,96 dell’anno scorso.

La terza categoria, che comprende un decimo della superficie totale delle utenze non domestiche, racchiude negozi di abbigliamento e calzature, cartolibrerie, ferramenta e altri beni durevoli: l’aliquota 2015, pari a 8,31 euro per metro quadro, è dell’8% inferiore a quella del 2014, pari a 5,78 euro.

Vi sono poi quattro categorie, ciascuna comprendente circa il 5% della superficie complessiva: una è quella delle botteghe artigianali (falegname, idraulico, fabbro, elettricista) che vede calare la propria aliquota da 9,13 a 6,60 euro al metro quadro (si tratta di un calo del 28%);

un’altra comprende campeggi, impianti sportivi e distributori di carburanti, la quale vede ridursi l’aliquota da 6,87 a 5,79 euro per metro quadro (-16%);

una terza riguarda supermercati, macellerie, panifici e negozi di generi alimentari, che con un’aliquota ridottasi da 15,53 a 13,33 euro per metro quadro, gode di una riduzione del 14%.

Infine, vi è la categoria di ristoranti, pizzerie e pub, una di quelle che nel 2014 avevano ottenuto un abbattimento straordinario dell’aliquota, che per effetto di tale decurtazione era stata di 26,52 euro per metro quadro anziché di 33,90 (percentualmente, l’agevolazione ammontava al 27,8% e veniva coperta ricorrendo alla fiscalità generale): quest’anno, tale categoria merceologica pagherà 29,09 euro per metro quadro, il 10% in più rispetto all’aliquota dell’anno scorso a valle dell’agevolazione e comunque il 15% in meno rispetto a quella che avrebbe pagato nel 2014 se si fosse rinunciato ad attingere alla fiscalità generale del Comune.

Le sei categorie descritte, che coprono quasi i tre quarti della superficie complessiva delle utenze non domestiche, danno un’idea sufficiente di quello che accade nelle categorie restanti. Facendo una media pesata di aumenti e riduzioni si ottiene che, nel complesso, le utenze non domestiche registrano una riduzione della TARI che, con approssimazione grossolana, si attesta sul 16%.

Per scrupolo riporto però anche il dato di altre due delle categorie che nel 2014 avevano beneficiato dello sconto fiscale e che quindi, essendo venuta meno l’agevolazione, sono in potenza le più penalizzate: la prima racchiude i bar e le pasticcerie (2,9% della superficie) che avrebbero dovuto pagare 25,50 euro per metro quadro, ne hanno pagati 22,77 l’anno scorso e ne pagheranno 21,88 quest’anno, con una riduzione del 4% rispetto al 2014 (la riduzione è del 14% se non si tiene conto delle agevolazioni).

Infine, la categoria che secondo le tabelle ministeriali produce la maggiore quantità di rifiuti e, pertanto, più delle altre è chiamata a contribuire al costo per il loro smaltimento è quella comprendente ortofrutta, pescherie, fiorai e pizzerie al taglio, che a Mola copre appena l’1,5% della superficie complessiva delle utenze non domestiche: nel 2014 avrebbe dovuto pagare 44,09 euro al metro quadro; per effetto di un’agevolazione che ne ha sostanzialmente dimezzato la tassazione (caricando sul bilancio del Comune la quota rimanente) ne ha pagati 29,61; nel 2015 sarà chiamata a contribuire per 37,83 euro per metro quadro, ossia il 28% in più dell’anno scorso, ma comunque il 14% in meno rispetto a quello che avrebbe pagato nel 2014 se il consiglio comunale non avesse scelto, a settembre scorso, di alleviarne gli importi attingendo alle altre risorse di bilancio del Comune.

I lettori che abbiano avuto la pazienza di leggere sin qui hanno ora degli elementi concreti per valutare se l’assessore Mola, e con lei la maggioranza consiliare, ha minimizzato la reale entità delle variazioni TARI oppure se sono stati gli esponenti delle minoranze ad esasperare immotivatamente i toni.

Condividi su: