di Andrea G. Laterza
La questione dei 24 appartamenti costruiti anni fa all’angolo tra Via De Nicola e Viale Europa Unita ha tolto il sonno a diversi molesi.
E ancora oggi non è stata scritta la parola fine.
La vicenda è lunga e intricata.
Detta in poche parole, tutto risale ai tempi della Giunta Berlen, quando il programma edilizio sperimentale denominato “20.000 abitazioni in affitto”, trovò attuazione anche a Mola, a seguito della stipula di una convenzione tra il nostro Comune e la ditta SO.GRA.CO. s.r.l. di Gravina, in virtù della quale la SO.GRA.CO. si impegnò alla realizzazione di n. 24 alloggi da concedere in locazione, a canone convenzionato, nel quartiere Cozzetto.
Per legge, gli alloggi dovevano essere locati a categorie sociali deboli e nuclei familiari soggetti a provvedimenti esecutivi di sfratto secondo una graduatoria che il Comune aveva l’onere di approntare.
Tuttavia, non è un mistero che a prendere possesso dei 24 alloggi furono persone e famiglie, per gran parte, non proprio bisognose, forse per nulla. Anni orsono, la faccenda fece molto rumore e parecchio scandalo in paese.
Una cittadina, la sig.ra Claudia De Biasi, sentendosi lesa nei suoi diritti presentò ricorso in sede giudiziaria e, dopo un lungo iter, si arrivò finalmente alla sentenza del TAR che, alla fine, le ha dato ragione nel 2013.
A seguito di tale pronuncia giudiziaria, per la formulazione della graduatoria degli aventi diritto ai 24 alloggi, è stata nominata commissaria ad acta, presso il nostro Comune, la dott.ssa Raffaella Vacca.
Ora, dopo ulteriori passaggi burocratici, tra Comune e Regione, con la determina n. 45 del 18 aprile 2017, il Capo settore Urbanistica, ing. Vito Berardi, ha pubblicato la graduatoria definitiva degli aventi diritto, depurata cioè da coloro che non hanno più interesse alla stipula di un contratto di locazione.
Si tratta di un elenco di 13 nomi (comprensivo della sig.ra Claudia De Biasi), al quale seguirà un ulteriore elenco aggiuntivo di altri 8 nomi, come ci è stato dichiarato stamattina dalla dott.ssa Francesca Cisternino, che, nell’ambito del Settore Urbanistica, sta curando da tempo, con dedizione, l’intera pratica.
Poiché l’elenco degli aventi diritto si esaurirà con complessivi 21 nominativi, gli altri 3 titolati alla stipula del contratto di locazione saranno nella libera disponibilità del soggetto attuatore, purché possiedano i requisiti soggettivi (residenza nel Comune di Mola, non essere proprietari di immobili, limite di reddito previsto per legge).
La vicenda sembrerebbe così conclusa… ma, purtroppo, non è così.
Delegata a rispondere a “Città Nostra” dall’ing. Vito Berardi, la dott.ssa Cisternino, con molto garbo e professionalità, ci ha confermato che la questione è tutt’altro che risolta.
Infatti, ora si pone il problema dei problemi: dei 21 nominativi aventi diritto, soltanto due tra essi abitano già nella palazzina dei 24 alloggi e, quindi, hanno pieno titolo a rimanervi.
Gli altri 19 residenti sono, per così dire, “abusivi” e, quindi, dovranno lasciare gli appartamenti, salvo nuovi stravolgimenti giudiziari. In ogni caso, difficilmente lo faranno in maniera bonaria e, quindi, si pone il problema: chi dovrà “sfrattarli”?
Come ci ha detto la dott.ssa Cisternino, per il legale della sig.ra De Biasi, l’avv. Nicolò De Marco, a farlo dovrà essere il Comune, ma è probabile che gli aventi titolo debbano adire la giustizia civile per avviare le procedure di sfratto.
Tuttavia, neppure così le cose potrebbero risolversi.
Infatti, come ci ha spiegato la dott.ssa Cisternino, la faccenda è complicata dalla titolarità degli appartamenti.
Se tutto fosse filato come la legge stabilisce, il soggetto attuatore, cioè la società SOGRACO di Gravina, avrebbe dovuto affittare i 24 alloggi, a canone agevolato, alle persone presenti nella graduatoria degli aventi diritto elaborata dal Comune.
In realtà, la SOGRACO, utilizzando una facoltà concessa dalla Regione Puglia, ha venduto in blocco i 24 alloggi a due cooperative edilizie: l’Aurora e l’Isola Azzurra.
Queste due cooperative, in ogni caso, erano tenute a stipulare i contratti di locazione con le persone aventi titolo individuate dal Comune.
Nella realtà, come ben si sa, questo non è avvenuto. Ma c’è di più: sembra che gran parte dei 24 alloggi siano stati addirittura venduti dalle due cooperative agli occupanti.
Un’eventualità tuttavia assolutamente vietata dalla legge che disciplina questo tipo di interventi: infatti, la compravendita di tali alloggi è consentita (con diritto di prelazione degli aventi titolo) soltanto dopo il decorso di 15 anni dalla stipula del contratto di locazione a canone agevolato.
E, quindi, si apre un problema notevole: non solo chi sta occupando i 24 alloggi senza averne titolo deve “sloggiare” per far posto agli aventi diritto (secondo la graduatoria comunale), ma i contratti di compravendita, nel frattempo stipulati, sono nulli.
Non è difficile ipotizzare che, a questo punto, si instaurerà un contenzioso dai risvolti molto delicati e dagli esiti imprevedibili.
In ogni caso, rimangono alcune inderogabili domande:
1) Chi ha permesso che si generasse questo scabroso e inquietante guazzabuglio?
2) Chi ha consentito che non aventi titolo si insediassero in appartamenti da concedere in locazione, invece, a categorie svantaggiate ben individuate dalla legge?
3) Perché non è stata formulata la graduatoria tempestivamente, in modo da impedire l’avvio del terribile pasticcio ancora in corso?
4) Chi ha permesso le compravendite non consentite dalla legge?
Arriveranno mai le risposte? Oppure, come è più probabile, accanto ai già tanti scheletri, rimarranno ben sigillate negli armadi del potere cittadino?
Egregio Dott. Laterza ho letto attentamente il suo articolo su questa vicenda. A mio parere, i 4 e giusti quesiti che lei si pone, avrebbe dovuto chiederli alla dottoressa funzionaria del comune che lei ha intervistato che a quanto pare conosce ha piena cognizione di tutta la vicenda e quindi di sicuro è in grado di esaudire le sue risposte.
Gentile Sig. Colella, non compete alla dott.ssa Cisternino rispondere a queste domande, le cui risposte, invece, attengono ai politici: Sindaco dell’epoca (Berlen) e assessori competenti in primis (cioè lo stesso Berlen che, all’epoca della convenzione tra Comune e Sograco (10-07-2007) e fino alle elezioni del 2010, deteneva ad interim anche gli assessorati all’Urbanistica e lavori pubblici).
Peraltro, ricordo che nel 2013 (Giunta Diperna), l’allora consigliere di opposizione Stefano Gaudiuso chiese l’istituzione di una commissione consiliare d’inchiesta a norma dello Statuto comunale.
Se ne discusse in Consiglio comunale, ma la proposta fu ritirata da Gaudiuso su richiesta di Berlen (nel frattempo diventato consigliere di minoranza)che chiese invece che se ne discutesse nella commissione consiliare competente (terza).
Non mi risulta che la terza Commissione consiliare abbia deliberato qualcosa in proposito, ma potrei sbagliarmi e, quindi, attendo eventuali precisazioni dei componenti pro-tempore di quella commissione.
Egregio Dott. Laterza mi permetto di replicare. Quello che lei asserisce e cioè che la responsabilità è di natura politica poteva trovare fondamenta prima dell’avvento della legge Bassanini e del Testo unico degli degli Enti Locali in cui è ben distinta la responsabilità ed i compiti che la legge assegna ai politici ed ai dirigenti e/o facente funzioni. Nel merito non si può dare colpe e/o responsabilità politica alla faccenda dei 24 alloggi in quanto dal bando sino all’assegnazione tutto l’iter procedurale era demandato agli uffici preposti. Tanto è vero che tutti gli atti sono a firma del responsabile del settore (come in tutti i comuni)il quale si è assunto e si assume tutte le responsabilità che la legge gli ha demandato. Infatti il sindaco in base al TUEL e Decreto Legislativo 267 del 2000 nomina ogni anno i responsabili dei servizi a cui affidare la gestione tecnica e l’emissione di tutti gli atti previsti per legge. Quindi anche se l’organo politico può in alcuni casi influenzare il dirigente spetta al dirigente far rispettare comunque la legge e le norme di applicazione. Nello stesso tempo il dirigente o facente funzione diventa direttamente responsabile di fronte alla legge di tutti gli atti gestionali che sottoscrive. Ritornando quindi alla problematica dei 24 alloggi ritengo che le responsabilità fanno capo al responsabile del settore a cui spettava far rispettare la legge e vigilare sull’andamento del procedimento. Non a caso esiste anche la figura del responsabile del procedimento che in alcuni casi coincide con il responsabile e/o dirigente del settore preposto. Pertanto ribadisco che secondo me le risposte ai quesiti da lei giustamente evidenziate vanno richieste a chi ha gestito e firmato gli atti di cui rimane sempre responsabile. Se uno scorre l’albo pretorio di del nostro comune si rende conto che tutti i provvedimenti gestionali tecnici ed amministrativi sono firmati dai responsabili dei servizi (determinazioni) Non a caso ho scritto che i funzionari preposti sanno benissimo quali siano stati i punti critici (chiamiamoli così)della faccenda che hanno provocato quanto da lei scritto. Con questo non voglio difendere e/o accusare nessuno sia politici che funzionari ma solo esprimere una mia considerazione sulla responsabilità della vicenda gli atti costituiscono una testimonianza veritiera. Una cosa rimane certa che questa faccenda ha comportato e continua a comportare un dispendio di tempo e di denaro pubblico. Purtroppo non è un caso isolato.
Quello che Lei dice è giusto e nessuno lo disconosce sulla responsabilità degli atti amministrativi in capo ai funzionari.
Tuttavia, in questo caso, non per la dott.ssa Cisternino, ma per il capo-settore ing. Berardi.
In ogni caso, non sfugge che, quasi sempre, i politici assumono le decisioni che poi i funzionari eseguono. E il gioco allo scaricabarile tra politici e funzionari è diventato una vera arte un po’ in tutti i Comuni italiani.
Non le sfuggirà peraltro quanto ho scritto a proposito della commissione d’inchiesta sul caso specifico: uno strumento eminentemente politico che, se istituita, avrebbe fatto chiarezza sulla vicenda.
Una chiarezza che stiamo ancora aspettando a distanza di tanti anni.