Comunicato stampa CIA
Il presidente della Cia Scanavino: no allarmismi per evitare possibili reazioni a catena su altre produzioni e provvedimenti analoghi di altri paesi Ue. Servono interventi urgenti a livello nazionale e comunitario per scongiurare la situazione e indennizzare gli agricoltori colpiti. L’embargo della Francia su 102 specie vegetali a rischio Xylella rappresenta una minaccia reale per l’economia pugliese e, più in generale, per l’immagine dell’agricoltura italiana.
Lo afferma il presidente della Cia Dino Scanavino, commentando il decreto del ministero dell’Agricoltura francese già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, a poche ore dall’incontro in Salento tra il ministro Martina e le associazioni di categoria.
Si tratta di una decisione presa unilateralmente da uno Stato Membro al limite delle regole comunitarie -osserva Scanavino- che rischia di innescare un pericoloso effetto domino che andrebbe ad aggravare una situazione già di per sé difficile.
Ecco perché -continua il presidente nazionale della Cia- ora più che mai bisogna tenere alta l’attenzione per evitare possibili reazioni a catena e ingiustificati allarmismi nei confronti delle spedizioni pugliesi di altri prodotti oltre alle piante già inserite nel provvedimento del ministro Le Foll. Anche perché l’export della Puglia verso la Francia di uva, agrumi, alberi da frutto, pomodori, piante aromatiche, frutta tropicale vale circa 40 milioni di euro e rappresenta il 14% del totale nazionale. Se poi si aggiungono anche le colture agricole non permanenti (inclusi i cereali) e le piante vive, il valore supera i 60 milioni di euro. Un patrimonio agricolo strategico che non può essere messo a rischio e che deve essere difeso con forza nelle sedi opportune.
È urgente quindi -sottolinea Scanavino- che le istituzioni ora intraprendano tutte le iniziative nei confronti delle autorità francesi e comunitarie, per evitare di aggravare un’emergenza sanitaria di proporzioni senza precedenti. Inoltre, è altrettanto urgente l’adozione di misure di sostegno, in ambito nazionale ed europeo, per gli agricoltori che con sacrificio stanno rispettando gli impegni del Piano del commissario Silletti per contrastare il dilagare dell’emergenza e non compromettere la sostenibilità economica delle loro aziende.
A essere in gioco -evidenzia il presidente della Cia- è sia l’economia di un’intera regione che fa dell’agricoltura e dell’olivicoltura la principale leva di sviluppo, sia il valore paesaggistico legato alla presenza di ulivi secolari di inestimabile valore ambientale.
Ragionando in prospettiva, infine, deve essere messa in atto una strategia comune che, attraverso un progetto di riforma degli strumenti di prevenzione e gestione delle crisi, possa consentire agli agricoltori di minimizzare l’esposizione al rischio cui sono soggetti. Le crisi nel settore agroalimentare, siano esse sanitarie, climatiche o di natura commerciale -conclude Scanavino- sono diventate sempre più frequenti e diffuse e le conseguenze sono spesso drammatiche per l’economia di interi territori.
ESPORTAZIONI PER ANNO DELLA PUGLIA VERSO LE FRANCIA (VALORE) | ||
Export (euro) | Incidenza puglia/Italia (%) | |
Prodotti di colture agricole non permanenti | 20.992.023 | 12% |
Prodotti di colture permanenti | 39.132.272 | 14% |
Piante vive | 704.841 | 1% |
Fonte: elaborazione Cia su dati Istat
Penso di scrivere un articolo sul caso Xylella nel prossimo numero (Giugno) di Città nostra. Però qui voglio ricordare un episodio della mia vita di oltre 40 anni fa per farvi capire come si affrontano seriamente i problemi in agricoltura con particolare riferimento ai parassiti da quarantena, come la terribile Xylella fastidiosa.
Io e alcuni colleghi delle Università di Bologna, Firenze e Padova, tutti -loro- esperti di frutticoltura, e come me ospiti dell’Università di California a Davis, andammo in Oregon a visitare le meravigliose coltivazioni di mele. Al ritorno, alla barriera autostradale ai confini con la California, ci ispezionarono la macchina e ci fecero lasciare le poche mele che avevamo preso dai campi, perché un parassita, da quarantena, comparso in Oregon non doveva invadere altri Stati. Quindi, non passavano né mele né alberelli di mele senza il loro minuzioso controllo!
Nel 1991, dopo la guerra del Golfo, gli aerei e militari americani portarono in California la moschina bianca che invase le colture orticole del Sud della California. Fin quando non misero a punto il protocollo di controllo del parassita nessun melone o pomodoro, ecc. uscì dalla California! Questo per dire come si affrontano i problemi dei parassiti riconosciuti da accordi internazionali “da quarantena”. Perciò, da questo punto di vista, la Francia ha fatto il suo dovere, soprattutto considerando che nel Salento si è “cazzeggiato” (scusate il termine) su una questione serissima, perché la filosofia dominante davanti al prevedibile flagello (subito segnalato dai bravissimi fitopatologi dell’Università di Bari e del Servizi Fitopatologico della Regione già una decina di anni fa !!) è stata: ” E chi se ne frega degli ulivi del Salento ormai in grandissima parte abbandonanti perché le olive non conviene neanche raccogliere e l’olio non è manco buono!”. E ora piangiamo perché quei cattivoni dei Francesi non vogliono più i nostri prodotti per paura che i loro campi vengano infestati dalla Xylella!
Qualcuno dice: “Un flagello simile non si è mai visto!”. Forse è vero anche perché noi non c’eravamo ai tempi in cui la fillossera distrusse le nostre viti dopo aver distrutto quelle francesi. Con l’invenzione dell’innesto sulla vite americana poi creammo, noi e i francesi, la moderna viticoltura, loro con il vino noi con l’uva da tavola. I Francesi, quindi, hanno imparato e ricordano la lezione; noi l’abbiamo dimenticata!
Il piccolo flagello del punteruolo rosso, ancora in atto, doveva farci aprire gli occhi! Evidentemente per i nostri politici e per i pugliesi le palme sono molto più importanti degli ulivi del Salento; tant’è vero che nel 1970, alle prime Elezioni Regionali, tutti i Partiti politici promisero come primo atto Il Piano Olivicolo Regionale! Si è fatto quasi niente. Il nostro patrimonio olivicolo è vecchissimo, poco produttivo e gli alberi vengono abbandonati soprattutto nelle aree più difficili per fare olio buono come il Salento. E poi piangiamo e ce la prendiamo con i francesi, gli spagnoli, e l’Europa che ci lascia soli! Ecco, ora ci vorrebbe un vero Piano Olivicolo Regionale per rimodernare l’olivicoltura regionale (e nazionale!) ed impedire che si realizzi il solito “piangi e fotti” (i soldi ovviamente) per lasciare le cose come stanno: cosa che, purtroppo, prevedo che avverrà…..anche per non rischiare di perdere voti alle elezioni!!! Quindi, ben vengano gli appelli degli intellettuali (che, detto fra noi, non capiscono una mazza di agricoltura!!!!).