di Nicola Rotondi

L'Assessore all'Ambiente Bufo con accanto l'avv. Chiusolo e il dott. Di Marino

L’Assessore all’Ambiente Bufo con accanto l’avv. Chiusolo e il dott. Di Marino

Doveva essere un’occasione per fornire le istantanee tecniche e processuali di un degrado in lento e progressivo avanzamento. La resa in realtà non ha pienamente rispettato le premesse: galleggiano più perplessità che certezze, dopo il consiglio comunale di venerdì scorso che ha trattato la relazione dei periti designati dalla Procura di Bari nell’ambito dell’incidente probatorio riguardante la discarica Martucci.

 

Molto attese le dichiarazioni in aule dei consulenti tecnico e legale dei comuni di Mola e Conversano, in particolare di Raffaele Di Marino, i cui commenti alla relazione peritale erano finiti nell’occhio del ciclone, con tanto di dimissioni dall’incarico poi ritirate.

Le polemiche sono alle spalle, ma decantano sullo sfondo: il professionista ha esposto in assise la sua relazione, offrendo la sua disponibilità a dare altri ragguagli (dopo la prolusione, a dire il vero, non è stato più interpellato).

Rinfrancato dalla fiducia espressa dall’assessore all’ambiente Niki Bufo e in maniera bipartisan dai consiglieri, il professionista ha ribadito, e non poteva essere altrimenti, le posizioni già espresse a suo tempo. E si spinge oltre, ritenendo l’ipotesi di danno ambientale (e non quella di disastro ambientale prospettata, invece, dalla Procura della Repubblica) più confacente alle risultanze dei vari controlli eseguiti.

Dello stesso avviso, anche Massimo Chiusolo, consulente legale, anch’egli intervenuto in aula. Entrambi fanno fronte comune criticando il tavolo tecnico regionale per non aver offerto “un solo dato utile per l’incidente probatorio”.

Tesi e pareri non condivisi, invece, da “Chiudiamo la discarica Martucci” e “Legambiente”, rappresentate da Vittorio Farella e Ronnie Berlen. Le osservazioni mosse e i passaggi testuali richiamati dai portavoce ambientalisti non trovano particolari sponde durante il dibattito, benché vengano ringraziati (di rito) per l’impegno profuso nel seguire questa annosa vicenda.

Quali sono gli aspetti che rendono il quadro confuso pur davanti a un responso ufficiale? Di quel report così corposo e dettagliato, i dati rimangono scolpiti e vengono messi agli atti del procedimento in corso. Va da sé che si tratta di elementi che saranno affrontati in punta di diritto e valutati da un giudice che deciderà l’eventuale rinvio a giudizio e i reati a carico degli imputati.

Pensare che una seduta consiliare possa spostare di una virgola l’andamento processuale è mera fantasia. E nei fatti, pur nella doverosa informativa da rendere al massimo consesso cittadino, essa si è limitata nella pratica a riaffermare (giustamente) che “Mola ha già dato” e a esprimere delle prese d’atto. Del percolato “che per fortuna si è fermato prima” (cit. Dimarino), ma non si può estrarre perché le aree in cui è stato individuato sono sotto sequestro; degli interventi suggeriti dai periti (“una strada che non percorrerei”, sostiene Chiusolo), tuttavia da evitare per non subire la beffa nefasta della ripresa di ogni attività nel sito; di ulteriori approfondimenti e monitoraggi che richiedono significative risorse economiche.

Giustizia e pragmatismo sembrano andare a velocità diverse se non addirittura in contrasto tra loro: altro effetto collaterale dei disastri (o dei danni?) della discarica Martucci. Le conseguenze per il territorio e i suoi abitanti sono questioni di tempo e di natura, non coercibili nelle aule di tribunale.

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