di Andrea G. Laterza

Vitantonio padre 1

Il peschereccio “Vitantonio padre” costretto ai lavori per i danni riportati dall’insabbiamento del porto

“Siamo all’assurdo! Il porto è fatto per proteggere e invece io ho rischiato di andare a fondo nel porto di Mola!”

E’ lo sfogo di Vito Martinelli, armatore del motopesca “Vitantonio padre”, che qualche tempo fa ha rischiato seriamente di fare naufragio all’imboccatura del nostro porto. Non per una tempesta, ma per l’insabbiamento che cresce a vista d’occhio.

Il buco nella carena del "Vitantonio padre" che ha rischiato di mandarlo a fondo

Il buco nella carena del “Vitantonio padre” che ha rischiato di mandarlo a fondo

E’ sempre Martinelli che parla: “Ormai è rimasto uno stretto passaggio per l’ingresso e l’uscita. E’ largo 5-6 metri ed è profondo appena 1 metro. Basta una bassa marea per andare in secca anche lì, come è successo alla mia barca. Ho avuto 7mila euro di danni: timone, elica e fasciame con un buco nella carena che rischiava di farmi colare a picco.”

I danni al timone

I danni al timone

E aggiunge: “Mi sono pianto il danno perché a voler richiedere il risarcimento pare che il porto di Mola non risponda a nessuna autorità. Anzi, quando ho protestato mi è stato pure risposto dalla Capitaneria: se metti l’avvocato vuol dire che saremo costretti a chiudere il porto… Ma non si può andare avanti così. Ancora un po’ e il porto si chiuderà da solo!”

Giuseppe Di Bari, un giovane pescatore, interviene: “I pescherecci molesi d’altura che vanno a pescare in Albania non vengono più a fare gasolio nel porto di Mola, perché se riescono ad entrare non è detto che ce la facciano ad uscire, con il peso del carburante addosso. Vanno direttamente a rifornirsi a Monopoli per non rischiare di rimanere incagliati nel nostro porto. I motopesca che fanno base a Otranto e in Sicilia ormai non ci provano nemmeno a ritirarsi a Mola, come facevano un tempo per le feste.”

Danni anche all'elica

Danni anche all’elica

E naturalmente non è un problema che riguarda solo le barche da pesca. Anche i diportisti sono in forte difficoltà.

Aggiunge Di Bari: “L’altra mattina una barca da diporto francese ha provato ad entrare. Ha fatto manovra 4-5 volte senza riuscirci, perché se non conosci bene lo stretto canale che è rimasto non ce la puoi fare! I francesi, alla fine, se ne sono andati!”

Insomma, al di là degli eventi folkloristici e di pura immagine ma poca sostanza (come la “parata” ad uso e consumo delle telecamere di “Linea Blu“), siamo alle battute finali di un pessimo copione scritto da ancor peggiori autori: la politica sia locale che regionale non riesce a dare risposte concrete ad un bisogno elementare, ovvero alla necessità inderogabile di dragare il porto di Mola.

Le chiacchiere stanno a zero, con il roboante seguito di complicazioni burocratiche e di assoluta inerzia tecnica e politica, mentre la sabbia continua silenziosa ma inesorabile a salire.

Un metro di acqua per continuare a lavorare, sia pure tra mille incognite e rischi.

In quel metro d’acqua, destinato a ridursi ancora fino all’insabbiamento totale in assenza di rapidi interventi, si è ormai incagliato da tempo Michele Emiliano, che promise e non mantenne.

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