di Andrea G. Laterza
Tutti lo vedono, ma nessuno ormai ne parla pubblicamente.
E’ lì da un ventennio, immobile ma devastante: è il bubbone delle villette a mare, prima sequestrate dalla Magistratura e poi confiscate a seguito di una sentenza della Cassazione.
Il Comune di Mola è stato diffidato più volte dalla ASL e dalla Prefettura a mettere in sicurezza e a bonificare l’area diventata ricettacolo di rifiuti, nonché rifugio di sbandati e ritrovo per spaccio di stupefacenti e prostituzione.
Peraltro, la Procura di Bari ha aperto un procedimento penale per omissione di atti d’ufficio a carico degli ex Sindaci Nico Berlen e Stefano Diperna per non aver adempiuto alla bonifica e alla messa in sicurezza.
A seguito delle numerose diffide, ora la Giunta Comunale di Giangrazio Di Rutigliano ha dovuto stanziare 100mila euro allo scopo: denaro pubblico che peserà sulla collettività per lottizzazioni sanzionate come abusive dalla Cassazione e ora passate nella proprietà comunale.
Alcuni immobili sono a pericolo di crollo per l’azione corrosiva del mare sulle strutture in cemento armato, ormai ridotte ad un ammasso di ferraglia.
In quanto frutto di lottizzazioni abusive, i manufatti vanno abbattuti e l’area ripristinata allo stato originale.
Ma nessuna forza politica (a destra, al centro, a sinistra), ha il coraggio di fare quanto prescrive la legge: la connivenza è trasversale. E le ragioni sono intuibili: in troppi hanno accumulato responsabilità, dirette o indirette, nella vicenda.
La “foglia di fico”, con la quale la politica locale giustifica la propria inazione, è un ricorso pendente presso la Corte europea di Strasburgo: alcuni proprietari confiscati richiedono la proprietà dei suoli, pur sapendo che, in ogni caso, i manufatti rimarranno abusivi.
Vi terremo aggiornati sugli sviluppi.
Eredità degli anni passati. Un abusivismo consumato, negli anni, lungo la costa molese. Un mancato amministratore, ne parla, sempre e ancora. Per non dimenticare. Strade verso il mare scomparse. Un senso di amarezza. A proposito: chi è diventato il proprietario della strada che porta ai “Cannoni” sulla strada per Cozze, che ha bloccato il passaggio al mare che consentiva, fino a qualche anno fa, alle famiglie di accedere al mare con i loro bambini? Nel Piano delle Coste (un segmento del quale è stato discusso, ieri, a Polignano ), è previsto il recupero del frutto della prepotenza e dall’approfittamento perpetrato, quando tutto questo, si faceva e nessuno sollevava problemi, seguendo criteri, maledetti, di vecchia politica?
Cosa dire di queste ville al mare!si è detto tutto e di più aspettiamo solo l’epilogo: il CEDU (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) di Strasburgo ), che opera in ultima e definitiva istanza, ove ne ricorrano i presupposti Però una riflessione la si può fare per quello che vale. Una denuncia ha fatto scoperchiare il vaso della illegalità urbanistica e paesaggistica. La legge bisogna rispettarla!!
Quelle ville non sono rispondenti ai dettami della Legge n. 431 del 1985 (“Galasso”), che stabilisce il divieto di edificazione nella fascia di 300 metri dalla battigia del mare.Nessuno lo sapeva? Ci hanno provato ma è andata male.Che fortuna però hanno avuto chi ha costruito le ville prima della legge Galasso usufruendo forse anche di sanatorie e condoni vari.(fortuna ha voluto che la stessa legge non fosse retroattiva ma valeva dalla data di approvazione)…quelle non sono bubboni? Altrettanta fortuna hanno avuto purtroppo quelle ville che sono anch’esse bubboni edificate dopo perché è intervenuta una legislazione regionale piuttosto lassista che ha vanificato i dettami della legge Galasso. E allora! allora niente quelli che hanno sacrificato vita e patrimonio per fare quelle villette che sono dei bubboni che deturpano la nostra costa hanno sbagliato ma sono stati di una sfortuna ma di una sfortuna senza pari.