SIG/DOTT. MICCOLIS, RITENGO L’ARGOMENTO MOLTO INTERESSANTE MA POTREBBE SCRIVERE L’ARTICOLO IN UN MODO MENO “PESANTE” PER CHI LO LEGGE?
AD ESEMPIO CON PERI0DI + CORTI E UNA RIGA DI SPAZIO TRA UN PERIODO E L’ALTRO. O COMUNQUE ANDANDO A CAPO DOPO IL PUNTO.
giovanni miccolis
11 Dicembre 2009 alle 08:00 -
L’inconveniente riscontrato dall’interlocutore anonimo sopra citato è dovuto all’impaginazione del testo e non ad altro.
Leo
11 Dicembre 2009 alle 08:46 -
Gli articoli di Miccolis sono sempre belli, interessanti e ben documentati. Complimenti.
unonessunocentomila
11 Dicembre 2009 alle 17:49 -
LEO CHI HA DETTO IL CONTRARIO?
SE DIPENDE DALL’IMPAGINAZIONE NON SI PUò FARE NULLA PER RENDERLO DI + FACILE COMPRENSIONE? LA SOLUZIONE è FARE UN COPIA-INCOLLA SU MS WORD E SCIOGLIERE LA MATASSA.
DOTT. MICCOLIS NESSUNA OFFESA, NON LA STO CRITICANDO. QUANTO AL MIO ANOMIMATO, POTREI ESSERE UNO QUALUNQUE, NESSUNO O CENTOMILA, E LA COSA NON CAMBIEREBBE NULLA.
Come sempre ogni comunicazione per essere efficace deve sempre tenere conto di quanto si vuole comunicare (significato) e del suo aspetto nel comunicarsi (significante). Forse la forma ha valore?
L’articolo è comunque interessante.
unonessunocentomila
13 Dicembre 2009 alle 18:02 -
SE DEVO SCRIVERE UNA LETTERA AD ES. UN RECLAMO, O PER UNA ASSUNZIONE, LO DEVO FARE BENE ALTRIMENTI CHI LA RICEVE NON LA LEGGERA’ FINO IN FONDO. IL SENSO è QUESTO E ANCHE LA FORMA HA VALORE.
IL DISCORSO PUò ESTENDERSI A UN QUALSIVOGLIA ARTICOLO DI GIORNALE. L’ARTICOLO QUI SOPRA VISTO COSì è UN MATTONE COMUNQUE INTERESSANTE DA LEGGERE.
Giovanni Miccolis
14 Dicembre 2009 alle 08:19 -
Chiedo scusa se il testo dell’articolo, così come è riportato nel sito, appare pesante o noioso per la sua “compattezza”.
Ciò è dovuto al modo di elaborazione della e-mail al direttore del sito ed, a sua volta, alla trasmissione dell’articolo ricevuto al web-master.
Tale inconveniente può essere accaduto altre volte (vedere da ultimo: “Puglia- il 5,20% dei cibi è contaminato”), ma trattasi di un problema secondario.
Lo scopo del mio intervento era di poter stabilire – con l’aiuto di lettori autorevoli del sito- se effettivamente il nostro castello è “angioino”, così come è riportato dappertutto, ovvero “aragonese”.
Beppe
14 Dicembre 2009 alle 14:47 -
e quando dura l’approvazione ?
Beppe
14 Dicembre 2009 alle 14:49 -
Senza nessuna pretenzione a qualificarmi ” lettore autorevole”, provo a dire la mia (breve) idea riguardo al soggetto.
Se ci fidiamo delle date e dagli scritti riportati da Wikipedia,Carlo I d’Angiò (21 marzo 1226 – Foggia, 7 gennaio 1285), spostata la sede della capitale del suo regno, da Palermo a Napoli (1266), nel suo nuovo insediamento passo’ comanda (1279) per la per la costruzione del Maschio Angioino a Napoli ( http://it.wikipedia.org/wiki/Castel_Nuovo#Le_origini_e_il_periodo_angioino ) da dove addirittura due anni prima (1277) passava comanda per il maniero molese. http://it.wikipedia.org/wiki/Mola_di_Bari#Castello_Angioino
Stando a quanto riportano gli scritti, la presenza aragonese è stata pressochè ininfluente al di sopra della penisola salentina (li’, vi fù presenza più impregnata) e comunque, più o meno le date e gli scritti riportati coincidono in un modo da risultare più propensi ad un castello “Angioino” piuttosto che “Aragonese” in quel di Mola.
Beppe
14 Dicembre 2009 alle 19:17 -
Senza nessuna pretenzione a qualificarmi ” lettore autorevole”, provo a dire la mia (breve) idea riguardo al soggetto.
Se ci fidiamo delle date e dagli scritti riportati da Wikipedia,Carlo I d’Angiò (21 marzo 1226 – Foggia, 7 gennaio 1285), spostata la sede della capitale del suo regno, da Palermo a Napoli (1266), nel suo nuovo insediamento passo’ comanda (1279) per la per la costruzione del Maschio Angioino a Napoli da dove addirittura due anni prima (1277) passava comanda per il maniero molese.
Stando a quanto riportano gli scritti, la presenza aragonese è stata pressochè ininfluente al di sopra della penisola salentina (li’, vi fù presenza più impregnata) e comunque, più o meno le date e gli scritti riportati coincidono in un modo da risultare più propensi ad un castello “Angioino” piuttosto che “Aragonese” in quel di Mola.
salvatore
10 Febbraio 2010 alle 13:24 -
Il palacium di Mola ,congiuntamente a quello di Villanova, fu concepito nel Novembre del 1278 nel corso della visita del Sovrano al cantiere della costruzione delle mura , il cui termine per la consegna era stato stabilito nel Marzo 1279. Esso avrebbe costituito, una volta ultimato, un posto di tappa sulla via marittima da Bari a Brindisi allora scarsamente utilizzato dalla Corte che normalmente percorreva la strada interna con posti di tappa nei centri abitati. la gestione del Palazzo il cui progetto si deve agli stessi ideatori del circuito delle mura ,fu affidata ad un apposito ufficio della Corte ( officium Grafferii hospicii nostri) e notificata al Giustiziere di terra di Bari, che aveva il compito di seguire ed affiancare il sovrastante di tale ufficio, nel gennaio del 1279. I dettagli delle caratteristiche costruttive della nuova costruzione si possono leggere nei registri della cancelleria Angioina, trascritti prima della loro distruzione avvenuta nel Settembre del 1943. Il palazzo era comunque ubicato all’interno del recinto. Sovrastante ai lavori fu in primo momento nominato il piccardo Baucelin del Linnays, funzionario del predetto Ufficio che fu poi sostituito da guidone del Monastero di S. Giovanni. L’attribuzione di questa funzione ad Alberico de Mornay, più volte segnalato da coloro che si sono occupati a vario titolo della storia di Mola è erronea poichè costui nello stesso periodo era in Sicilia castellano del castello di Bove ( probabilmente da qui nasce la confusione)prima e successivamente di Caltabellotta ). Peraltro basterebbe esaminare il documento ciatato dal Minieri Riccio e riportato dal De Santis ( Reg. Ang. 1278-79 H 33 fol 167t) per rendersi conto della svista. L’assuntore delle opere, lo stesso che aveva realizzato le mura di Mola suggerì di utilizzare per alimentare la cisterna l’acqua d un pozzo esistente nei pressi che avrebbe comodamente fornito di acqua la nuova struttura, ma il sovrano dette disposizione di costruire una cisterna alimentata con acqua piovana, lasciando il pozzo a disposizione degli abitanti. ( tale pozzo, chiamato in epoca cinquecentesca fontana della Torre, fu in funzione sino al 1798, quando con la demolizione del manufatto fu deciso il suo atterramento). Segue
salvatore
10 Febbraio 2010 alle 13:43 -
una volta completato venne affidatao alla custodia di un contergius ovverosia un custode che almeno sino al 1312 custodirono il manufatto che aveva solo funzioni rsidenziali. In qualche caso, come documentato dai Registri contabili della cancelleria Angioina, si trattava di reduci di guerra. (si conoscono i nomi di almeno 5 custodi; l’argomento sarà oggetto di un prossimo articolo). Il Palazzo ed il castello sono stati costruito all’interno delle mura e ne poteva essere diversamente; una testimonianza di viaggiatori della metà del xv secolo certifica che ” Mola è circondata da forti mura ed ha un piccolo fortilizio nel suo circuito”. La separazione del castello dal circuito difensivo delle mura avvenne infatti all’inizio del XVI secolo, a seguito dell’occupazione di Mola da parte dell’armata veneta che dal Luglio del 1495
tenne in possesso la terra di Mola, mentre il castello era nelle mani degli Aragonesi. A seguito di fatti di armi tra le due fazioni il Sovrano su richiesta dei Veneti autorizzò la separazione, tramite un fossato ed un antemurale ,della fortezza dalla città. La comunità di Mola fu quindi costretta ad erigere una nuovo baluardo utillizzando le pietre vive che erano state accantonate per la ricostruzione della Chiesa Matrice. Segue
salvatore
10 Febbraio 2010 alle 13:54 -
Ritornato nelle mani del Feudatario, che nel 1503 era stato reimmesso dagli Spagnuoli con il titolo di Castellano nel possesso del Castello, ch la struttura subì una serie di adeguamenti alle nuove esigenze della guerra, dopo i primi lavori di fortificazione eseguiti al tempo dell’ultimo sovrano Aragonese che aveva provveduto con mantellette a renderne più sicuri gli spalti. Gli studi più recenti hanno comunque escluso che l’autore delle fortificazioni più recenti siano opera di Evangelista MENGA da copertino, il quale si limitò a tracciare il disegno della fortezza per ordine del Sovrano e forse realizzò il bastione verso mare che oggi risulta demolito. Tale bastione fu certamente realizzato dopo la seconda ed effimera dominazione veneta (1528); anche in questo caso la citta si offrì ai Veneziani mentre il Castello, in cui si erano asserragliati gli Spaguoli ed i seguaci dei Toraldo, provocò danni gravissimi. Il comandante della flottiglia veneta, Agostino da Mula dovette concludere una tregua con il presidio Spagnuolo. (agosto 1528). Segue
Mary
6 Marzo 2010 alle 22:10 -
Io devo fare i miei complimenti, perche’ un approfondimento storico di mola ci vorrebbe, anzi aldilà dei punti e delle virgola, magari ci fosse unarticolo o uno spazzietto che davvero di facesse conoscere la storia di mola sarebbe bellissimo ed affascinante conosce dall’inizio ad oggi!!!
SIG/DOTT. MICCOLIS, RITENGO L’ARGOMENTO MOLTO INTERESSANTE MA POTREBBE SCRIVERE L’ARTICOLO IN UN MODO MENO “PESANTE” PER CHI LO LEGGE?
AD ESEMPIO CON PERI0DI + CORTI E UNA RIGA DI SPAZIO TRA UN PERIODO E L’ALTRO. O COMUNQUE ANDANDO A CAPO DOPO IL PUNTO.
L’inconveniente riscontrato dall’interlocutore anonimo sopra citato è dovuto all’impaginazione del testo e non ad altro.
Gli articoli di Miccolis sono sempre belli, interessanti e ben documentati. Complimenti.
LEO CHI HA DETTO IL CONTRARIO?
SE DIPENDE DALL’IMPAGINAZIONE NON SI PUò FARE NULLA PER RENDERLO DI + FACILE COMPRENSIONE? LA SOLUZIONE è FARE UN COPIA-INCOLLA SU MS WORD E SCIOGLIERE LA MATASSA.
DOTT. MICCOLIS NESSUNA OFFESA, NON LA STO CRITICANDO. QUANTO AL MIO ANOMIMATO, POTREI ESSERE UNO QUALUNQUE, NESSUNO O CENTOMILA, E LA COSA NON CAMBIEREBBE NULLA.
Come sempre ogni comunicazione per essere efficace deve sempre tenere conto di quanto si vuole comunicare (significato) e del suo aspetto nel comunicarsi (significante). Forse la forma ha valore?
L’articolo è comunque interessante.
SE DEVO SCRIVERE UNA LETTERA AD ES. UN RECLAMO, O PER UNA ASSUNZIONE, LO DEVO FARE BENE ALTRIMENTI CHI LA RICEVE NON LA LEGGERA’ FINO IN FONDO. IL SENSO è QUESTO E ANCHE LA FORMA HA VALORE.
IL DISCORSO PUò ESTENDERSI A UN QUALSIVOGLIA ARTICOLO DI GIORNALE. L’ARTICOLO QUI SOPRA VISTO COSì è UN MATTONE COMUNQUE INTERESSANTE DA LEGGERE.
Chiedo scusa se il testo dell’articolo, così come è riportato nel sito, appare pesante o noioso per la sua “compattezza”.
Ciò è dovuto al modo di elaborazione della e-mail al direttore del sito ed, a sua volta, alla trasmissione dell’articolo ricevuto al web-master.
Tale inconveniente può essere accaduto altre volte (vedere da ultimo: “Puglia- il 5,20% dei cibi è contaminato”), ma trattasi di un problema secondario.
Lo scopo del mio intervento era di poter stabilire – con l’aiuto di lettori autorevoli del sito- se effettivamente il nostro castello è “angioino”, così come è riportato dappertutto, ovvero “aragonese”.
e quando dura l’approvazione ?
Senza nessuna pretenzione a qualificarmi ” lettore autorevole”, provo a dire la mia (breve) idea riguardo al soggetto.
Se ci fidiamo delle date e dagli scritti riportati da Wikipedia,Carlo I d’Angiò (21 marzo 1226 – Foggia, 7 gennaio 1285), spostata la sede della capitale del suo regno, da Palermo a Napoli (1266), nel suo nuovo insediamento passo’ comanda (1279) per la per la costruzione del Maschio Angioino a Napoli ( http://it.wikipedia.org/wiki/Castel_Nuovo#Le_origini_e_il_periodo_angioino ) da dove addirittura due anni prima (1277) passava comanda per il maniero molese. http://it.wikipedia.org/wiki/Mola_di_Bari#Castello_Angioino
Stando a quanto riportano gli scritti, la presenza aragonese è stata pressochè ininfluente al di sopra della penisola salentina (li’, vi fù presenza più impregnata) e comunque, più o meno le date e gli scritti riportati coincidono in un modo da risultare più propensi ad un castello “Angioino” piuttosto che “Aragonese” in quel di Mola.
Senza nessuna pretenzione a qualificarmi ” lettore autorevole”, provo a dire la mia (breve) idea riguardo al soggetto.
Se ci fidiamo delle date e dagli scritti riportati da Wikipedia,Carlo I d’Angiò (21 marzo 1226 – Foggia, 7 gennaio 1285), spostata la sede della capitale del suo regno, da Palermo a Napoli (1266), nel suo nuovo insediamento passo’ comanda (1279) per la per la costruzione del Maschio Angioino a Napoli da dove addirittura due anni prima (1277) passava comanda per il maniero molese.
Stando a quanto riportano gli scritti, la presenza aragonese è stata pressochè ininfluente al di sopra della penisola salentina (li’, vi fù presenza più impregnata) e comunque, più o meno le date e gli scritti riportati coincidono in un modo da risultare più propensi ad un castello “Angioino” piuttosto che “Aragonese” in quel di Mola.
Il palacium di Mola ,congiuntamente a quello di Villanova, fu concepito nel Novembre del 1278 nel corso della visita del Sovrano al cantiere della costruzione delle mura , il cui termine per la consegna era stato stabilito nel Marzo 1279. Esso avrebbe costituito, una volta ultimato, un posto di tappa sulla via marittima da Bari a Brindisi allora scarsamente utilizzato dalla Corte che normalmente percorreva la strada interna con posti di tappa nei centri abitati. la gestione del Palazzo il cui progetto si deve agli stessi ideatori del circuito delle mura ,fu affidata ad un apposito ufficio della Corte ( officium Grafferii hospicii nostri) e notificata al Giustiziere di terra di Bari, che aveva il compito di seguire ed affiancare il sovrastante di tale ufficio, nel gennaio del 1279. I dettagli delle caratteristiche costruttive della nuova costruzione si possono leggere nei registri della cancelleria Angioina, trascritti prima della loro distruzione avvenuta nel Settembre del 1943. Il palazzo era comunque ubicato all’interno del recinto. Sovrastante ai lavori fu in primo momento nominato il piccardo Baucelin del Linnays, funzionario del predetto Ufficio che fu poi sostituito da guidone del Monastero di S. Giovanni. L’attribuzione di questa funzione ad Alberico de Mornay, più volte segnalato da coloro che si sono occupati a vario titolo della storia di Mola è erronea poichè costui nello stesso periodo era in Sicilia castellano del castello di Bove ( probabilmente da qui nasce la confusione)prima e successivamente di Caltabellotta ). Peraltro basterebbe esaminare il documento ciatato dal Minieri Riccio e riportato dal De Santis ( Reg. Ang. 1278-79 H 33 fol 167t) per rendersi conto della svista. L’assuntore delle opere, lo stesso che aveva realizzato le mura di Mola suggerì di utilizzare per alimentare la cisterna l’acqua d un pozzo esistente nei pressi che avrebbe comodamente fornito di acqua la nuova struttura, ma il sovrano dette disposizione di costruire una cisterna alimentata con acqua piovana, lasciando il pozzo a disposizione degli abitanti. ( tale pozzo, chiamato in epoca cinquecentesca fontana della Torre, fu in funzione sino al 1798, quando con la demolizione del manufatto fu deciso il suo atterramento). Segue
una volta completato venne affidatao alla custodia di un contergius ovverosia un custode che almeno sino al 1312 custodirono il manufatto che aveva solo funzioni rsidenziali. In qualche caso, come documentato dai Registri contabili della cancelleria Angioina, si trattava di reduci di guerra. (si conoscono i nomi di almeno 5 custodi; l’argomento sarà oggetto di un prossimo articolo). Il Palazzo ed il castello sono stati costruito all’interno delle mura e ne poteva essere diversamente; una testimonianza di viaggiatori della metà del xv secolo certifica che ” Mola è circondata da forti mura ed ha un piccolo fortilizio nel suo circuito”. La separazione del castello dal circuito difensivo delle mura avvenne infatti all’inizio del XVI secolo, a seguito dell’occupazione di Mola da parte dell’armata veneta che dal Luglio del 1495
tenne in possesso la terra di Mola, mentre il castello era nelle mani degli Aragonesi. A seguito di fatti di armi tra le due fazioni il Sovrano su richiesta dei Veneti autorizzò la separazione, tramite un fossato ed un antemurale ,della fortezza dalla città. La comunità di Mola fu quindi costretta ad erigere una nuovo baluardo utillizzando le pietre vive che erano state accantonate per la ricostruzione della Chiesa Matrice. Segue
Ritornato nelle mani del Feudatario, che nel 1503 era stato reimmesso dagli Spagnuoli con il titolo di Castellano nel possesso del Castello, ch la struttura subì una serie di adeguamenti alle nuove esigenze della guerra, dopo i primi lavori di fortificazione eseguiti al tempo dell’ultimo sovrano Aragonese che aveva provveduto con mantellette a renderne più sicuri gli spalti. Gli studi più recenti hanno comunque escluso che l’autore delle fortificazioni più recenti siano opera di Evangelista MENGA da copertino, il quale si limitò a tracciare il disegno della fortezza per ordine del Sovrano e forse realizzò il bastione verso mare che oggi risulta demolito. Tale bastione fu certamente realizzato dopo la seconda ed effimera dominazione veneta (1528); anche in questo caso la citta si offrì ai Veneziani mentre il Castello, in cui si erano asserragliati gli Spaguoli ed i seguaci dei Toraldo, provocò danni gravissimi. Il comandante della flottiglia veneta, Agostino da Mula dovette concludere una tregua con il presidio Spagnuolo. (agosto 1528). Segue
Io devo fare i miei complimenti, perche’ un approfondimento storico di mola ci vorrebbe, anzi aldilà dei punti e delle virgola, magari ci fosse unarticolo o uno spazzietto che davvero di facesse conoscere la storia di mola sarebbe bellissimo ed affascinante conosce dall’inizio ad oggi!!!